Capitolo 26

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"Io non ho mai detto di essere normale... E per questo sono giustificata."


Quando arrivo in università la mattina della settimana dopo, mi capita una cosa che non mi fa preannunciare nulla di buono.

E stasera ho anche la recita.

Sto per parcheggiare nel solito parcheggio destinato agli studenti, ma una volante dei carabinieri mi obbliga a fermarmi.

Si vede che dopo aver notato le mille manovre che ho dovuto fare per parcheggiare, senza esserci riuscita, mi vogliono far rifare la patente.

Che, preciso, non so nemmeno come sia riuscita a prenderla. La teoria l'ho passata subito, è stata la pratica a penalizzarmi. La prima volta non l'ho passata, la seconda sì, ma penso di essere stata miracolata.

Scendo dalla macchina e aggrotto la fronte in cerca di spiegazioni. Non il comportamento più saggio di fronte a un carabiniere.

«Signorina deve soffiare dentro al tubo».

Alla sua affermazione spalanco gli occhi e lo guardo come se mi avesse detto che devo uccidere mia madre.

«Perché? Ora?», balbetto, non sapendo cosa pensare.

«Forza!»

Praticamente mi obbliga e io lo faccio cercando di non farmi troppi problemi, dal momento che sono sobria. D'altronde, mi sono alzata dal letto un'ora fa.

«Signorina, dentro al tubo», mi ripete l'agente, un po' spazientito.

«Sto soffiando dentro al tubo, agente».

«Non nel modo giusto. Mi fa pensare che lei sia molto ubriaca».

A quel punto sono totalmente spaesata e mi chiedo se sia deficiente e gli abbiano dato il distintivo per pena.

«Lo sa vero che sono le dieci del mattino? L'unica cosa che ho ingerito stamattina è stato il latte con il nesquik».

«Signorina, lei sta facendo troppo la spiritosa».

«Agente, ho un esame. La prego... è già difficile così», invento per farmi mollare e scappare da questa situazione assurda.

«Deve. Soffiare», sospira, cominciando ad innervosirsi seriamente.

Anche io sto perdendo la pazienza così sbuffo dentro al tubo, ormai al limite della sopportazione.

Ad un tratto Patrick si para davanti a noi un po' sorpreso e mi rivolge uno sguardo che intima spiegazioni.

Ah, se solo lo sapessi...

«Tutto bene?», chiede. L'agente lo guarda male. «È la mia ragazza», si affretta a spiegare ed io al suono di quelle parole rabbrividisco.

«Non riesce a soffiare dentro al tubo. È ubriaca».

Patrick nasconde un sorrisetto. «Oppure è un po' rincoglionita, agente...»

"Stronzo!", gli mimo con le labbra.

Per fortuna dopo qualche minuto riusciamo a liberarci di quel carabiniere indecente e ci dirigiamo insieme in università.

«22 anni e non sai soffiare correttamente dentro ad un tubo».

Gli rivolgo un sorriso sardonico. «Se è per questo non so nemmeno parcheggiare ancora. E oggi l'ho messa vicino alla tua».

Me ne vado senza dargli troppe spiegazioni e lui sembra rimanerci male, ma è solo perché non è a conoscenza di quello che lo aspetterà la sera.

Sarà lui la volta buona?Where stories live. Discover now