𝐶𝑎𝑝𝑖𝑡𝑜𝑙𝑜 𝑇𝑟𝑒 🔞

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Lo ammetto: sapendo che siamo soli mi sento leggermente inquietata, ma cerco di non darci peso siccome sono giovane e ho il diritto di divertirmi. Inoltre, non mi sembra un cattivo ragazzo e, nel caso lo fosse, conosco alcune tecniche di difesa che potrebbero farmi guadagnare il tempo necessario per scappare.

Ci sdraiamo, quindi, l'uno di fianco all'altra.

Siamo abbastanza nascosti dietro una lunga fila di pedalò, quindi inizio a rilassarmi mantenendo, però, alta la guardia.

Dopo minuti interminabili di silenzio, Diego parla.

«Allora, Penelope» comincia. «Quanti anni hai?»

Deglutisco prima di rispondere, per evitare la stridula voce tipica di quando non proferisco parola da un po'.

«Ventitré compiuti da poco» dico, guardando le onde infrangersi su alcuni scogli in mezzo al mare.

«Io ne ho ventisette compiuti da tanto» ribatte.

Ridacchio alla sua insolita risposta.

«Quindi dovresti farne ventotto?» domando, torturandomi le pellicine delle dita.

«No, sono semplicemente nato a inizio anno» rivela, infine, divertito.

Seguono altri minuti di silenzio che non si rivelano affatto imbarazzanti. Mi piace il silenzio.

L'unico rumore che si sente oltre al mare, sono i nostri respiri che sembrano quasi andare all'unisono. Ho paura che questa pace eccessiva mi possa far addormentare, dopo la giornata appena trascorsa sotto il sole cocente.

«Mh, Diego» mormoro, cercando di avviare una conversazione.

Non voglio davvero addormentarmi e, nel peggiore dei casi, iniziare pure a russare. Sprofonderei dalla vergogna.

«Dimmi» risponde.

Sento il suo respiro sui miei capelli.

E adesso che gli dico? Non sono brava a fare conversazione.

«Qual è il tuo colore preferito?» chiedo, schiaffeggiandomi mentalmente.

Che domanda idiota.

Spero solo che non si spaventi per il mio lato imbranato che, per quanto riguarda la socialità, di solito si trasforma in interventi stupidi - come quello con la cameriera al bar - o con figure da cretina.

Infatti, ecco la domanda infantile come prova.

Ridacchia prima di darmi una risposta seria, stupendomi. Ovviamente, per quanto seria possa essere una risposta ad una domanda del genere.

«Il verde» dice, divertito. «E il tuo qual è, miss "faccio domande strane"?»

Arrossisco ringraziando il buio che ha ormai preso il sopravvento sulla luce del sole.

«L'azzurro e il blu. Tutte le loro sfumature» rispondo, ripensando ai suoi occhi.

Il loro colore è di una sfumatura meravigliosa, è raro vederne così.

Fisso le stelle, giusto per fare qualcosa.

Ce ne sono tante, stasera.

Senza preavviso alcuno, sento un movimento veloce e subito dopo Diego è sopra di me.

I suoi piedi sono impiantati sulla sabbia per evitare che il suo peso ricada sul mio corpo e le sue mani sono di fianco alla mia testa, intrappolandomi così in una tela invitante.

Ci guardiamo qualche istante prima che le nostre labbra si incontrino finalmente, su mia iniziativa questa volta. Assaporo la loro morbidezza chiudendo gli occhi e porto una mano alla sua guancia, facendomi pizzicare dalla barba, poi la sposto sul collo, dove sento la presenza di un nape, il piercing alla nuca.

Notte di fine estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora