Parte 2

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Un tonfo lontano, un urlo di stizza e poi il silenzio. Alec conosceva a memoria i rumori che potevano essere uditi dalla sua stanza a quell'ora del pomeriggio. La luce accarezzava le tende bianche con prepotenza e si insinuava tra i mobili, tra i piani della piccola libreria, tra le ante dell'armadio, tra le pieghe delle lenzuola che lui e David avevano attorcigliato e spinto dove non potevano ostacolare i loro movimenti.

Alec aveva posato la testa sul petto dell'altro, che adesso sapeva del suo stesso bagnoschiuma e dell'odore del sesso che avevano consumato. Il modo in cui lo avevano fatto gli fece imporporare le guance. Non solo Alec si era lasciato prendere nella doccia, ma quel giorno non aveva saputo rinunciare alla tentazione di portare David in camera sua, di andare oltre quella che fino ad allora poteva essere considerata una semplice sveltina negli spogliatoi.

Stupido, si disse. Era davvero un idiota. La mano di David gli accarezzò la schiena. Non aveva bisogno di sollevare lo sguardo per sapere che i suoi occhi neri erano spalancati, ancora tinti di desiderio. Sentiva il petto di David alzarsi e abbassarsi alla ricerca disperata di un ritmo regolare.

«Rimpianti? Sarebbe un po' tardi...» David ruppe il silenzio con la sua solita aria arrogante.

Alec lo odiò. Odiava che per David fosse soltanto un gioco e che lo era stato dal primo momento in cui lo aveva puntato nel corridoio. Odiava che, invece, per lui potesse

trasformarsi in qualcosa di spaventoso. Di pericoloso. Si sdraiò sulla schiena, ma non si aspettava che David si sarebbe sollevato su un fianco e poi su un gomito per fissarlo negli occhi, come invece fece. Come se gli interessasse qualcosa di lui.

«Non sono proprio uno stronzo. Cosa ti preoccupa?» domandò David.

Alec si morse le labbra. Lo squillo del telefono irruppe tra loro e si aggiunse ai rumori che provenivano dal campo da tennis più vicino.

«Deve essere mio padre, ancora. Il tuo non chiama mai? Quando siamo insieme, voglio dire, il tuo telefono non squilla quasi mai.»

«La mia famiglia ha un negozio di abbigliamento, non può stare attaccata al telefono tutto il giorno come...» Non continuò. Forse avrebbe voluto dire: "Come tuo padre, che è un manager, che può permettersi di fare quello che vuole".

«I miei mi stanno addosso, una parte di me ti invidia.»

David corrugò la fronte. «Cosa invidi esattamente? Il fatto che devo stare attento a ogni centesimo? Che quando usciamo con gli altri devo contare ogni singolo drink?» domandò con un tono più aspro del solito. In quell'accademia, tra figli di papà che potevano contare su laute paghette, David, figlio di immigrati italiani che vivevano grazie a un negozio di abbigliamento, si sentiva un pesce fuor d'acqua. Era il più povero di tutti, ma con più talento degli altri, pensava Alec.

«Invidio solo il fatto che tuo padre e tua madre ti lasciano vivere, hanno puntato tutto su di te eppure non ti tormentano. Mio padre, invece... non hai idea.»

David si raddolcì e l'espressione tenera che adesso scaldava i suoi occhi gli fece sciogliere qualcosa nello stomaco. Poi il ragazzo si sdraiò sopra di lui, cogliendolo di sorpresa. «So che è difficile qui, che dobbiamo lavorare duro per il torneo, che la metà di chi frequenta quest'accademia segherebbe le gambe dei compagni per eliminare i rivali» disse e gli accarezzò la fronte.

Alec trattenne il fiato. Non lo confessava neanche a se stesso, ma nel profondo del suo cuore ciò che desiderava era che David lo ricambiasse, perché non importava quante volte si ripetesse che era e doveva essere solo sesso, per lui era qualcosa di più. Con l'ostinata ingenuità dei suoi diciotto anni voleva che fosse qualcosa di più. Aspettò trepidante.

«Proprio per questo» riprese David, «quando possiamo dobbiamo distrarci e noi due lo facciamo benissimo.»

Vaffanculo, si disse Alec, ma neanche quello poté pensarlo con veemenza.

Qualcosa si ruppe a livello del petto, ma quando David avvicinò le labbra piene alla sua bocca, quando ne sentì il calore, la lingua e le mani insinuarsi lungo i suoi fianchi, dimenticò tutto. Dimenticò che, come gli ripeteva sempre suo padre, non doveva distrarsi. Dimenticò che una delusione di cuore non ci voleva.

Allungò le mani sul corpo solido dell'altro, ne accarezzò la pelle olivastra che ricordava la sua origine siciliana, e si lasciò andare alle sensazioni che David gli regalava, alle sue spinte, ai suoi baci brucianti.

È solo sesso, si illuse ancora una volta, prima che il suo orgasmo esplodesse nel pieno di un pomeriggio assolato.

Love-Forty IN LIBRERIA (gay themed)Where stories live. Discover now