Capitolo 7

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Erano gli ultimi giorni di dicembre e quei momenti sarebbero stati gli ultimi giorni passati sulla Nave Stellare Enterprise, prima che l'equipaggio conoscesse o scegliesse il proprio destino, dopo cinque anni meravigliosi.

La piccola T'Dal si era svegliata dal riposino pomeridiano dopo aver contratto la febbre, curata tempestivamente dal dottor McCoy. Secondo il dottore, la bambina l'aveva contratta durante il rifornimento dell'Enteprise ad una base stellare, il capitano aveva concesso a tutti qualche ora di riposo prima di rimettersi in viaggio. Spock aveva concesso a T'Dal di giocare con dei bambini di altri pianeti e le aveva raccomandato di non allontanarsi dal punto in cui si trovava, dato che si sarebbe allontanato un istante prima di tornare sull'Enteprise.

Dal canto suo McCoy decise di fare lo zio e di controllare lui stesso la bambina, che non rendendosi conto di essere controllata da una persona "di famiglia" decise di giocare con i bambini ad un terrestre acchiapparella, divertendosi.

Un bambino andoriano voleva giocare solo con T'Dal perché a detta della bambina era la prima bambina vulcaniana che avesse mai incontrato, ma quando il bambino andoriano si scontrò contro le gambe del dottore l'uomo in un primo momento gli sorrise. Lo "sguardo clinico" di McCoy però aveva permesso di far notare al dottore che il bambino andoriano aveva il naso molto arrossato e gli occhi lucidi: stava per marciare verso la madre di quel piccolo mostriciattolo andoriano con il moccio al naso per intimargli di stare lontano da T'Dal, quando Spock fu di ritorno.

Fu il vulcaniano a chiamare T'Dal a sé e non appena accadde la bambina tornò ad avere una parvenza di compostezza vulcaniana, tornarono tutti e tre alla nave, dato che McCoy non aveva nulla da fare. Qualche ora dopo l'accaduto purtroppo la sua nipotina preferita aveva la febbre alta. Data un'urgenza dell'ultimo minuto dovuta ad un conflitto a fuoco, T'Dal era stata portata dall'infermeria alla camera di Spock, dove era stata lasciata dormire dato che ormai non aveva più febbre. Il vulcaniano sarebbe rimasto lì con lei fino a che non si sarebbe svegliata, ma il capitano l'aveva chiamato sul ponte con urgenza.

Quando si era svegliata, T'Dal si era trovata sola a sorpresa.

«Papà? Padre?» chiamò un paio di volte.

Si mise a sedere sul letto, e disse con voce ancora assonnata «Luce, fattore 25». Mentre si stropicciava gli occhi, le luci si accesero diventando appena soffuse; mostrando la stanza e i contorni dei vari mobili. T'Dal in quel momento ebbe la completa certezza di essere completamente sola, in quella grande camera e si rattristò.

«Buongiorno Bianconiglio.» disse T'Dal, chiamando il nome con cui era stato battezzato il peluche a forma di coniglio che si trovava in un angolo della stanza.

«Cosa indossi? Com'è che lo chiama papà? Ah si. Bianconiglio è un coniglio bianco con il panciotto. Però è più... facile chiamarlo... gilet secondo lo zio Leonard», sebbene quella parola le piacesse notevolmente di più doveva ricordarsi che il nome corretto era panciotto. Era diventata quasi un'abitudine il domandarsi e il rispondersi. Voleva far vedere al padre che si voleva comportare da brava vulcaniana e doveva provare fare pensieri logici dato che si annoiava. In realtà si annoiava lo stesso anche con la logica e avrebbe preferito tornare sulla nave stellare a giocare, ma non poteva farlo.

«Cosa devo fare ora?» chiese guardando il suo fidato compagno d'avventura per poi annuire verso il peluche come se fosse stato lui a suggerirle il da farsi «Giusto, devo chiamare papà».

Tentò di prendere una sedia e arrampicarsi per raggiungere il comunicatore a parete, ma non era riuscita ad arrivarci, così fissò la porta.

Si disse che per fare uno spuntino dovesse uscire dalla stanza e guardò il comunicatore sul muro.

As the world falls down (Italian Version)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora