Capitolo 2

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Passavano i giorni in un succedersi continuo, quasi nauseante. Ogni giorno mi svegliavo al raccapricciante suono della sveglia di mia madre, puntata alle sei in punto; raccoglievo tutte le mie forze e poi il mio pensiero si spostava alla domanda cruciale: lo avrei rivisto? L'uomo che popolava i miei pensieri da quel maledetto primo giorno di scuola dopo le vacanze natalizie. Era stato all'incirca due settimane prima ma non ero più riuscita a togliermelo dalla testa. Il suo modo di camminare, il suo sguardo, il suo cappotto nero. Quel giorno mi sentivo stanca anche se mi ero appena svegliata. Pigramente mi preparai per andare a scuola: feci colazione fissando il vuoto, con gli occhi ancora appannati per il sonno, scelsi dei vestiti casuali dall'armadio ma quando uscii di casa non c'era neanche l'ombra dell'autobus. Guardo l'orologio con un brutto presentimento.
Le 8 meno un quarto!!
Il panico cominciò ad affiorare e senza sapere cosa fare cominciai a correre per raggiungere in tempo il liceo. Alla prima ora avevo l'interrogazione di chimica e non potevo arrivare in ritardo, ma tutto il mondo sembrava essere contro di me quella mattina: in lontananza udii quel borbottare tipico di un temporale in arrivo. Improvvisamente, mentre correvo sentii una fitta alla testa e cominciai a vedere sempre più sfocato.
Oh non di nuovo, non qui, non ora!
Un velo nero cominciò a scendere lentamente nella mia mente offuscandomi la vista. Per un istante mi sentii come in un film: riuscivo quasi a vedermi in terza persona correre per la strada, i capelli che si arruffavano al vento, la condensa che producevo ansimando a causa del freddo e dell'umidità. I rumori diventarono ovattati, vidi la scuola in lontananza e poi più nulla.
~~~
Ripresi conoscenza lentamente. Sapevo di essermi svegliata ma ero ancora immobile. Poco a poco cominciai a riprendere il controllo del mio corpo, sentii il freddo del marciapiede sotto di me penetrarmi fino alle ossa. Percepii le gocce bagnarmi il viso e le mani scoperte. C'era un silenzio tombale a parte il fruscio della pioggia che si scontrava sull'asfalto. La testa mi pulsava senza pietà e stavo per sprofondare nuovamente nell'oblio quando una voce ruppe il silenzio.
"Tutto bene?"
Aprii gli occhi di scatto rendendomi conto di non essere da sola. Fu allora che li vidi davvero per la prima volta, i suoi occhi. Quei dannati occhi che si erano stanziati nella mia mente nelle ultime due settimane, quel paio di occhi che avevo sperato di incrociare tra migliaia di occhi ogni mattina davanti alla scuola. Ora li avevo davanti e ci stavo affogando dentro.
"Dovete aver battuto la testa, lasciate che vi aiuti" disse l'uomo, riportandomi a galla dall'abisso in cui stavo sprofondando. La sua voce era calda, profonda, ma estremamente raffinata ed elegante. Mi tese una mano, in un guanto di velluto nero. Il mio cuore cominciò ad accelerare e, titubante, la strinsi e mi lasciai aiutare ad alzarmi. Una volta riacquistato un minimo di lucidità mi presi un attimo di tempo per guardarlo bene. Indossava lo stesso cappotto nero della prima volta in cui lo avevo visto, lo stesso cappello elegante e aveva lo stesso modo di fare singolare, come se venisse da un altra epoca. Reggeva un ombrello nero e il suo sguardo sembrava scavarmi dentro, come se riuscisse a vedermi nell'anima.
"Perdonatemi, non mi sono presentato, sono Thomas William Sharpe."
L'unica cosa che riuscii a rispondere fu
"Chloe... Chloe Summers."
Sentivo il cuore battere contro il mio petto come se volesse scoppiare, presa da un senso di imbarazzo e soggezione. Lui sorrise, un sorriso raggiante pur rimanendo nel raffinato.
"Onorato. Siete fradicia, avrete bisogno di riscaldarvi."
Ero in totale confusione, avevo la testa in fiamme e la sua presenza mi metteva agitazione.
"Io.. stavo andando a scuola"
Perché lo ho detto? Che cosa stupida
"Scusate se insisto ma non mi sembra il caso che entriate in queste condizioni, dovete riprendervi"
Abbassai lo sguardo e mi accorsi di essere completamente fradicia, inoltre la mia testa sembrava avere intenzione di esplodere.
"Va bene"
Thomas mi rivolse un sorriso magnetico, poi mi fece posto sotto l'ombrello. In imbarazzo mi avvicinai a lui e ci incamminammo verso il caffè in cui era solito entrare ogni mattina.

Heyy questo è il secondo capitolo della storia. Sono contenta che il primo vi sia piaciuto, continuate a darmi consigli e opinioni <3

Frozen Eyes || Thomas SharpeOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz