Primo Capitolo

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Annie

Era una giornata scura, il cielo era coperto dai grandi nuvoloni neri in avvicinamento, dietro cui il sole si stava nascondendo da ormai qualche giorno.
Per essere l'ultimo giorno d'estate, non era proprio il massimo.
Guardando il finestrino poteí intuire che il temporale era vicino, al massimo un'ora e sarebbe giunto nella mia stessa destinazione.
Mi sistemaì più comoda sul sedile, cercando di coprire con la giacca le cosce, lasciate scoperte dalla gonna e dalle calze che le coprivano a partire da sopra il ginocchio. Per tutto il viaggio avevo percepito gli sguardi e le occhiate da parte dell'altro sesso, e devo ammettere che ciò mi mise decisamente a disagio.

Chiusi il libro che stringevo tra le mani e lo posai sul sedile accanto al mio mentre permettevo al mio sguardo di perdersi nel paesaggio:
dolci colline si innalzavano e cadevano dolcemente, attraversate da fiumi serpenti e piccoli corsi d'acqua; verso la campagna, e all'orizzonte era visibile il fumo delle ciminiere delle fattorie e case che punteggiavano la campagna.

Da sempre trovo rilassante osservare il paesaggio che devo ancora percorrere, rimarrei ore in treno a guardare fuori dal finestrino: è uno dei pochi momenti nei quali svuoto la mente. Purtroppo, quel giorno la mia testa era occupata dai ricordi risalenti ai giorni precedenti.

Mi trovavo nell'ufficio di Miss Scarlett, l'avvocato che al tempo si occupava degli affari dei miei genitori. Seduta su una poltrona dinanzi la sua scrivania in legno scuro, la attendevo con un libro che ero intenta a leggere.

-Buongiorno, signorina Davis- pronunciò quello che era il mio cognome con una punta di disprezzo, ed ero pienamente a conoscenza del motivo.

-Buongiorno- mi limitai a rispondere, quasi in un sussurro.
-La ringrazio per la sua puntualità. Questi– disse aprendo un cassetto –sono i documenti inviati dal suo tutore- concluse porgendomi un blocco di fogli ed una lettera.
-Tutore del quale non vuole ancora dirmi il nome?- dissi, come già avevo fatto in passato, ottenendo la medesima risposta.
-Non sono autorizzata a farlo. Non dipende da me, signorina Davis, non sono io a fare le regole. Il suo tutore ha deciso di rimanere anonimo, e di provvedere al suo mantenimento a distanza.- spiegò, per l'ennesima volta.

Tornai alla realtà, ricordando dove mi trovassi, appena in tempo per sentire il macchinista urlare: "fermata per York!".
Scattai in piedi, e trascinandomi dietro il mio baule, dalle dimensione per nulla ridotte, corsi giù dal treno. Mi fermai, per non essere travolta dalla folla di persone che mi trovai davanti, c'era chi camminava a passo spedito o addirittura correva.

Mi strinsi nel lungo cappotto e sistemai al meglio il cappello sulla testa, in modo che potesse coprimi bene le orecchie.
Mi rimproverai mentalmente per non aver indossato anche una sciarpa: sapevo che ne avrei avuto bisogno.

Il clima e le temperature inglesi erano piuttosto rigidi rispetto a quelli a cui ero stata abituata per gran parte della mia vita, in Italia. Ma, nonostante mi trovassi in quella che era la mia terra natia e da cui avevo avuto origini, mi sentivo estranea a tutto ciò che avevo di fronte.
Camminai non più di dieci metri prima di scorgere l'uomo che teneva tra le mani un cartello con su scritto il mio cognome, e lo raggiunsi in fretta.

-Lei è la signorina Annie Davis?- mi chiese, con un tono così serio che quasi mi spaventò.

Ma che domanda è?  Mi chiesi.
Se ti ho raggiunto, sarò la persona il cui nome è scritto sul cartello che tieni in mano, no?

Abbassò gli occhi sul mio vestiario, e quando li rialzò sul mio volto vi lessi una nota di disappunto. Era un uomo sulla sessantina, dai capelli e baffi banchi, in sovrappeso, e con addosso uno smoking col fiocchetto.

Non mi sorpresi a leggere nei suoi occhi la conferma del suo pensiero che dentro di me stavo supponendo.
Le coscie scoperte? Scostumata!
Avrebbe voluto dirmi. E ciò non mi interessava.

-Si, e lei l'autista che mi è stato mandato-.
Volli subito ricordargli il proprio ruolo.

Si limitò ad annuire e fare cenno di seguirlo; così feci e mi ritrovai a bordo di una Rolls Royce nera.
-Desidera fare qualche sosta prima di raggiungere l'accademia?- mi chiese
-Sì, qui!- esclamai d'un tratto, con gli occhi puntati sull'insegna di una libreria.

Scesi dall'auto e attraversai la strada di corsa, facendomi spazio tra le persone a gomitate.
Devo sbrigarmi, sta iniziando a piovere. Dissi a me stessa.

Quando misi piede nella libreria, rimasi ammaliata dalla quantità di libri vi fosse presente. Libri di ogni genere, dimensione e argomento.

Ero nel luogo perfetto per me.

DesiderioTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon