Mi voglio fidare «IX»

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Mason pov.

«Se non hai portato da bere non entri» storce il naso, Daphne, guardandomi scruta.

«Ancora meglio...ho da fumare» senza aspettare una risposta, la spintono leggermente con la spalla per passare, lei ha differenza mia è molto scenica, le piace drammatizzare tutto, così porta la mano destra sulla spalla, massaggiandosela, come se le avessi procurato un dolore atroce.

«Fai poco la bambina» mi guardo attorno senza dare più peso alla ragazza vicino a me, pensando a cosa ci faccio qui così presto, nessuno è ancora arrivato, tranne Sarah che mi guarda accigliata dal divano, rotolandosi una ciocca di capelli biondi attorno al dito.

«Cosa vuoi?» sussurro irritato alla ragazza, senza farmi sentire dalla castana, il modo in cui mi guarda mi disgusta, sembra volermi spogliare con gli occhi, poi passa un dito tra la sua scollatura profonda e un lembo della maglietta che indossa, spostandoselo di poco.

«Daphne mi ha dato il permesso di dormire in camera sua» comprendo subito ciò che intende ma preferisco farla dannare, mi piacciono le ragazze dirette, ma nell'ultimo periodo sto perdendo interesse per qualsiasi donna, ho addirittura pensato di essere diventato asessuale, ma lo stimolo c'è, eccome se ce, solo che la mia mente è più selettiva del normale.

«Che fortuna, a me toccherà dormire sul divano» la snobbo, andando verso la cucina, dove, come fossi a casa mia, apro il frigorifero e prendo una birra dall'ultimo ripiano, conosco questo posto a memoria, ci ho vissuto qui, quando mia madre non riusciva a gestirci economicamente, io e mia sorella siamo stati ospiti della famiglia Sanogo per qualche mese, la madre di Daphne è una grande amica di mia mamma, e prima che suo marito morisse, ogni domenica mattina era una buona occasione per fare un brunch tra famiglie.

Il rapporto si è perso col tempo, Josephine, sua madre, colmò il dolore per la sua perdita con il lavoro, si riempì a tal punto da non provare più alcun sentimento, la mia amica non ne parla ma so che la fa soffrire, non ha fratelli o sorelle, quindi spesso rimane a casa da sola, se riesco vengo a trovarla ma non sono sempre stato un buon amico per lei.

«Vado io» urlo, sentendo il campanello suonare, apro la porta senza induci, non mi preoccupo nemmeno di chiedere chi sia, ha invitato così tanta gente di cui non mi ricordo nemmeno un nome che preferisco risparmiarmi parole inutili.

Una mandria di ragazzini entra in casa, strattonandosi per sorpassare l'altro, «Qualcosa di tranquillo, giusto?» Ironizzo, guardando storto la mia amica, che sorride innocente di rimando.

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«Dove mi porti?» entro in auto, seguita da Taylor, con un gran sorriso, non uscivamo a cena da tanto tempo, mi stavo dimenticando la sensazione piacevole nel sentire il campanello suonare, sapendo che il mio principe azzurro si trova fuori dalla porta in giacca e cravatta, con un fiore in mano.

«Volevo lasciarti carta bianca ma sapevo che saremmo finiti da Barney's a divorarci due panini» mi fece ridere, mi conosce bene, in effetti sarebbe stato il primo posto a cui avrei pensato, «quindi ho preso l'iniziativa, fidati di me» incastra la mia mano nella sua, portando gli occhi dai miei, che sono bloccati su di lui, alla strada.

«Mi voglio fidare» fingo una faccia minacciosa, guardandolo di sottecchi, per la cena di oggi mi sono preparata due ore prima, stavo andando nel pallone, appena ho aperto l'armadio mi sono resa conto di avere solamente tute e magliette oversize, oltre a vestiti estremamente corti per andare a ballare, che per un'appuntamento non sono l'ideale, stavo impazzendo fino a quando i miei occhi si sono posati su un vecchio vestito di mia mamma, risalente a due decenni fa, però era perfetto per una serata romantica, la gonna era leggera, di tulle, lasciava la schiena completamente scoperta e la scollatura non era eccessiva, di un rosa cipria molto bello, con paillettes sparse ovunque.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 10, 2021 ⏰

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