nove

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[qualche giorno dopo...]

-hai preso tutto? - chiese Margherita appena entrai nella sua auto - si, penso di si- risposi sistemandomi lo zaino sui piedi - va bene, mal che vada prenderemo le cose li- alzò le spalle la mora per poi mettersi in viaggio verso l'autostrada.

-quindi, sai dove si trova? - domandò - si, sono riuscita a sapere dove precisamente - risposi - quindi... Genova? - domandò - esattamente, pensiamo ad arrivarci, l'indirizzo e il resto dopo- risposi, lei annuì e accese la musica per riempire il vuoto che di tanto in tanto sarebbe sceso tra di noi.

Non era uno di quelli pensati, ma era tranquillo, anche se nella mia testa mille pensieri continuavano a frullarmi in testa. Avevo paura che tutti i pensieri che avevo in testa si realizzassero, non so come avrei potuto reagire, non so cosa sarebbe potuto succedere.

-tutto bene? - domandò - si, tutto bene... - sussurrai - è che ho paura che i miei pensieri non siano solo supposizioni ma bensì realtà - ammisi, lei prese un grande respiro - Marti non devi nemmeno pensarci, lo conosci bene... - disse - ma non so nulla del suo passato - risposi - a volte non è sempre necessario - alzò le spalle - in questa situazione? Non penso - risposi in disaccordo - pensala come vuoi Marti, fino a quando non avremo prove sono solo pensieri- disse infine -staremo a vedere...- risposi chiudendo infine una conversazione che non mi stava portando a nulla. Come faceva a fidarsi ciecamente? E se fossi io che mi fido poco delle persone? Eppure stiamo assieme, dovrei essere sicurs di lui.
Ci sono troppe cose assieme che non mi convincono.

[...]
-dovrebbe essere qua...- dissi indicando una casa sulla destra. Margherita parcheggiò sul bordo della strada, spense l'auto e slacciò la cintura - dici che è il caso di andare già ora? - domandò - non lo so... Stiamo per riaprire una ferita vecchia-dissi - e che non avrà mai smesso di sanguinare- continuò lei - ma abbiamo bisogno di sapere...proviamoci, oppure... Non so, troveremo qualcun altro favorevole a parlare con noi- alzò le spalle.

Margherita aprì la portiera e scese seguita da me, guardai la casa, era quella più bella su tutta la strada, non mi sorprendeva tutto ciò. Da quanto avevo letto nei giorni precedenti la famiglia era benestante.
-andiamo? - mi incitò la mia amica indicando la porta. Annuì e ci avvicinammo.

Bussai e attesi che mi aprissero, sentì una insolita sensazione di ansia. Avevo paura di ciò che la donna ci avrebbe potuto dire. La porta si aprì di poco
-si? - domandò la donna anziana, con i capelli grigi ma che nonostante la sua età si manteva bene - salve... Noi...- provai a dire ma le parole mi morirono in gola - noi vorremmo parlarle, per quanto riguarda sua figlia... - intervenne Margherita - non ho niente da dire, andate via- disse sbattendo la porta. Ci guardammo, Margherita prese un grosso respiro - dovevamo immaginarlo- disse - andiamo- aggiunse poi.

-no, aspetta- dissi, ribussai alla porta - signora, so bene che lei non si fida di noi. Ma siamo in questa situazione più di quanto immagina, abbiamo bisogno di sapere per dare finalmente giustizia e darle qualcuno con cui prendersela... - dissi - cinque minuti signora, nulla di più - la supplicai, nella speranza che la signora mi avesse sentito. Margherita mi guardava, anche se non aveva speranza in quel momento almeno attendeva qualcosa.

Nessuno ci venne ad aprire. Scossi la testa e feci per andarmene, quando sentì dietro di me la porta aprirsi, la donna si rivelò - non ho molto tempo a disposizione, avanti - disse indicandoci la casa.








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Picasso|| DismeWhere stories live. Discover now