10.

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Era da un po' che non stava con Octavia. Gli ultimi avvenimenti l'avevano tenuta occupata e quindi non riuscivano a beccarsi mai.
Ma finalmente riuscirono a trovarsi davanti ad un fuoco a parlare come la prima volta che si erano viste.
Erano passati alcuni giorni da quando era successo tutto quel casino con Charlotte e Octavia aveva notato che qualcosa nello sguardo dell'amica era cambiato. Inoltre né Bellamy né Eleanor si guardavano più in faccia, figurarsi a parlarsi.
D'altronde Eleanor sentiva tutto il peso delle colpe addosso, non riusciva a dimenticare quello sguardo accusatorio che le aveva lanciato Bellamy. Mentre Bellamy non faceva altro che divertirsi finché poteva con delle ragazze. Oppure si teneva occupato con le faccende da "leader".
Octavia continuava a non capire, si comportavano come bambini. In parte era contenta, non voleva che Eleanor si affidasse troppo al fratello e che questi poi la deludesse. Ma in parte sentiva come se avesse sbagliato, Eleanor era giù di corda in quei giorni, soprattutto per quello successo a Charlotte, mentre Bellamy era attivo più che mai in un certo ambito...beh avete capito. Sembrava che tentassero entrambi di ignorarsi. "Vabbeh risolveranno, non tocca a me pensarci, devo solo tirare un po' su di morale Eleanor adesso" pensò Octavia. Continuarono a chiacchierare fino a che Octavia decise di andare a dormire. Pensava che anche Eleanor l'avrebbe seguita, invece si sbagliò perché la ragazza le spiegò che sarebbe andata a farsi una passeggiata. Non le piaceva molto l'idea di lasciarla andare da sola, ma non voleva essere di troppo, poi lei sapeva difendersi e se la cavava benissimo in qualsiasi caso. Con un ultimo sbadiglio si congedò dall'amica e si avviò verso il suo giaciglio, prospettando una bella dormita.

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Eleanor si sentiva sempre più irrequieta. Non ne capiva il motivo. Erano parecchi giorni che vigeva la calma, e di solito la calma c'era prima della tempesta. Inoltre Jasper era finalmente guarito, quindi nessuno tentava più di ammazzarlo.
Ad un certo punto arrivò a destinazione. Si sedette su un masso enorme, pieno di muschio e guardò il cielo. Senza che se ne rendesse conto però tutto intorno iniziò ad illuminarsi. Centinaia, migliaia di farfalle dai colori sgargianti illuminavano il buio che aleggiava nell'aria. Eleanor era estasiata, ogni volta la terra riusciva a colpirla nel profondo, sia nel bene sia nel male. Non la si poteva mai dare per scontata, ogni volta si scopriva qualcosa di nuovo.
Ma come sempre non pote starsene per conto proprio a lungo, difatti sentì una presenza dietro di sé e con uno scatto fulmineo tirò fuori il coltellino dagli stivaletti e si girò puntandolo verso l'intruso.
Subito rilassò i muscoli: era Bellamy.
Sospirando si girò e lo ignorò. Lui sorpreso e anche un po' offeso le si mise accanto e guardandola le chiese:
"Hey tutto ok? Disturbo davvero tanto il tuo momento di...pace?"
"Non ti rispondo, tanto la risposta la conosci già" disse lei. Bellamy sbuffò per poi seguire il suo sguardo e rivolgerlo verso il cielo. Lei lo sbirciò di nascosto. Sembrava assorto nei suoi pensieri e anche un po' preoccupato.
"Che cosa sei venuto a fare?" Gli chiese lei. Senza smettere di fissare il cielo lui si tastò le tasche dei pantaloni e dopo poco trovo ciò che cercava:
"Volevo ridarti questo, credo sia tuo"
Lei fissò incredula l'oggetto che aveva in mano: era il suo braccialetto! Subito lo prese e se lo portò al petto chiudendo gli occhi e abbassando un po' il capo. Rendendosi conto di sembrare una psicopatica possessiva arrossì leggermente e sperò che Bellamy non l'avesse vista. Poi spiegò:
"Questo braccialetto significa davvero davvero tanto per me. Grazie" Bellamy voleva saperne di più ma lei era già assorta nei suoi pensieri.

Era in camera sua e stava rovistando nelle cose di suo padre. Dopo la sua morte sua mamma non era più entrata nel suo studio, non voleva più saperne. Eleanor voleva parlarne con lei, ma era come un muro invalicabile, anche solo sentire il suo nome scaturiva nella madre una reazione impulsiva: prendeva un respiro veloce, lo tratteneva, poi con voce secca diceva tutto d'un fiato "non ce più bisogno di parlare di lui", e appena dopo si alzava concludendo lì la questione.
I suoi pensieri vennero interrotti quando trovò una scatolina di legno intagliato, era bellissima e una cosa molto rara nell'arca perché era un materiale terrestre che non si trovava spesso lassù. Tentò di aprire il cofanetto ma era chiuso, sembrava come attaccato con la colla. Allora Eleanor capì che era un trucco. Era una di quelle scatole che dovevi premere in determinati punti per far sì che si aprisse. In questo modo scoraggiava chiunque non fosse a conoscenza di quella cosa, credendo che fosse una scatolina impossibile da aprire. Dopo un po' scovò il meccanismo e la aprì. Dentro trovò un breve foglietto con la calligrafia di suo padre. C'era scritto:
"Sono alquanto certo che l'unica persona che possa leggere questo foglietto sia tu mia cara Eleanor. Adoravi i trucchi e le magie e ogni volta riuscivi a trovare il tranello e a risolverlo. E so anche che sei curiosa, quindi avrai cercato nel mio studio qualcosa che mi appartenesse. Il fatto è che se tu dovessi aver trovato tutto questo, allora vorrà dire che io non ci sono più. Devi sapere Ell che l'arca piano piano sta morendo. Ti dico questo perché siccome io sono ingegnere ne sono venuto a conoscenza e così anche il padre di una ragazzina della tua età: Jake Griffin. Abbiamo intenzione di dire la verità al popolo dell'arca. Siamo sicuri che si possa trovare una soluzione. Non ti sto dicendo questo perché tu lo faccia al posto mio, perché se non ci sono più significa che io ho fallito, inoltre so di per certo che appena avrai finito di leggere questa lettera ti fionderai con impulsività per far sì che chiunque possa sapere. Non voglio metterti in questo pericolo. Ti voglio solo chiedere una cosa. Prenditi cura di tua mamma. Fai del bene a chi ne ha bisogno e anche a chi non ne ha bisogno. Ma soprattutto, fai ciò che ti fa battere il cuore, segui ciò in cui credi. Non sottovalutarti mai. Ti voglio un sacco di bene, so che farai la cosa giusta. "
Le sembrava di sentire quasi la sua voce. Dentro al cofanetto c'era un braccialetto, con alcune rune incise sulle perline e dei nodi che conosceva bene. I nodi formavano un codice che aveva usato per aprire un file che aveva tenuto nascosto suo padre nel computer. Le rune invece erano di origine celtica, le aveva tradotte, e ne aveva creato un senso in modo da seguire alcune istruzioni fatte da suo padre. In questo modo era riuscita a mandare il file, che era un video, su tutti gli schermi dell'arca in modo che tutti potessero sapere la verità. Confidava nel padre e sapeva che poteva aver ragione a fidarsi dell'umanità delle persone. Solo che non aveva avuto abbastanza tempo e dopo pochi secondi che il video era in "onda" il computer di suo padre si era spento, tutti gli schermi dell'arca anche. Erano riusciti a bloccare il video. Però non erano mai riusciti a capire chi fosse stato.

Spazio, Sangue nero ed i 100Where stories live. Discover now