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La mattina del mio prezioso allenamento solitario, feci un'ora di corsa, visto che non riuscivo più ad riacquisire il mio vecchio ritmo

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La mattina del mio prezioso allenamento solitario, feci un'ora di corsa, visto che non riuscivo più ad riacquisire il mio vecchio ritmo. Di solito centravo le tre ore senza affaticamento, ma da quando avevo stoppato nei lunghi mesi riguardo all'incidente, sembrava di essere ritornata ai primi passi in cui un bambino impara per la prima volta a camminare.

Allungai la gamba in avanti, stendendola e fare un rigoroso stretching; alzai le braccia in cielo, facendo la stessa cosa con esse, tirando un sospiro di sollievo. Mi accasciai a peso morto sulla panchina e sfilai dalla mia felpa zuppa di sudore, la bottiglietta d'acqua, bevendo lunghi sorsi nel dissetarmi.

Spostai la frangia lunga impepata di sudore dalla fronte e chiusi un secondo gli occhi, cercando di stare ferma e percepire il leggero venticello autunnale.

Pensai che in quei giorni passati assieme ai ragazzi erano stati davvero e un proprio delirio. Kageyama e Hinata per una spiegazione a me illogica, la sera in cui tutti tornarono nelle loro rispettive abitazioni, erano arrivati addirittura alle mani per gli errori commessi da entrambi durante la schiacciata veloce e nel bel mezzo della loro lite furiosa, si ritrovò ad assistere proprio Hitoka, la nuova manager.

La ragazza ovviamente spaventata dai loro atteggiamenti animaleschi, aveva chiamato Tanaka -che per fortuna doveva ancora tornare a casa- per farli smettere, visto che se si sarebbe messa in mezzo, le avrebbe prese di santa ragione.

Massaggiai il ponte del naso, appoggiando la nuca sul bordo della panchina e aprire un solo occhio. Gli allenamenti mi stavano uccidendo, prendendosi una buona parte della mia presenza nella Karasuno. Non ne avevo ancora parlato ai diretti interessanti riguardo alle Olimpiadi, ma lo avrei fatto una volta che il contesto e l'atmosfera lo avrebbero permesso.

Sembrava strano, ma ero una persona che guardava molto questi particolari che un'essere umano normale avrebbe detto francamente la verità a faccia a faccia senza preoccuparsi delle conseguenze.

Ma io non ero così e non credo che sarei mai stata così. Per quanto il mio atteggiamento e comportamento lo permettesse, ci tenevo a quei bizzarri ragazzi e la loro opinione valeva molto per me.

Mentre riflettevo ad occhi aperti con le nuvole spostarsi invisibilmente nel cielo azzurro, udì un vociare di bambini, il che attirò la mia attenzione. Drizzai la schiena, scorgendo in lontananza la palestra di pallavolo per i ragazzini dai sei anni fino ai tredici, aumentando la mia curiosità.

Di solito, nelle palestre della prefettura, scovavo sempre un allievo del vecchio. Mio nonno allenava i ragazzini, visto che era stato un grande allenatore ai tempi forti della Karasuno. Conoscevo ogni bambino che vi partecipasse, i quali li trovavo uno più carino dell'altro. E soprattutto erano forti, nonostante non conoscessero ancora la differenza tra una diagonale e una parallela, ma erano giustificati. Alla loro età non ero granché come schiacciatrice.

Ace: The number one. [Haikyuu!!]Where stories live. Discover now