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L'emissario di Tymora

Baldur's Gate.

Astrid, durante la propria carriera militare, aveva potuto ammirare diverse metropoli delle zone occidentali: da Athkatla - capitale dell'Amn - fino a Westgate, situata sulla Costa del Drago, ma nessuna aveva fatto breccia nel suo cuore come Baldur.

Nella sua testolina, nascosta sotto la chioma bionda, si figurarono per la prima volta pensieri intrisi di una tranquillità estranea alla sua indole. Come se volesse mettervi radici e formare una famiglia tutta sua.

«Questo posto è una favola.» La voce cristallina di Tyandrel le giunse alle spalle come il trillo di un passero, causandole un mezzo sorriso sulle labbra rosate.

La mezzelfa stiracchiò le braccia alzandole al cielo e si avvicinò alla balaustra della balconata osservando il panorama dritto davanti a sé: il sole era ormai alla fine del suo ciclo giornaliero e mancava poco all'inabissamento dietro l'orizzonte, ma ciò aveva creato un suggestivo gioco di luci gialle e arancioni sulle mura esterne delle abitazioni, rendendole ancora più magiche.  

«Una città. Esattamente come le altre che abbiamo visitato.» Mentì Astrid con gli occhi scuri che si posavano sui tetti delle case del circondario. Tyandrel sapeva bene che stava mentendo, aveva una dote innata per saperlo.

«Mh, mh.» Mugugnò infatti con un sorriso. «Sai, Astrid, questa mattina ho conosciuto alcuni Pugni Fiammeggianti e sono stati così gentili da invitarmi a bere qualcosa in taverna con loro questa sera. Ti unisci a noi?» Chiese arricciandosi un boccolo di capelli rossi che le ricadeva su un lato del viso affilato.

La bionda sogghignò, tenendo le mani penzoloni oltre la balaustra. 

«Tu riesci a sempre a farti invitare da qualche parte. Sei veramente un caso unico.»

«Solo perché io, a differenza tua, intrattengo rapporti sociali con altre creature viventi.»

A quella frase, il sorriso sul volto di Astrid si affievolì trasformandosi in un'espressione rabbuiata. Anche il tono di voce subì una medesima sorte, riducendosi a un sussurro rassegnato.

«Lo sai che non sono di compagnia.»

«Non puoi saperlo se non ci provi nemmeno.» Insistette Tyandrel, preoccupata. «Fried non vorrebbe essere compatito per sempre.»

Astrid alzò amareggiata l'angolo della bocca al pensiero dell'uomo e sospirò guardando le strade gremite di gente e di avventurieri, i quali sgomitavano per accaparrarsi qualsiasi missione per riuscire a sopravvivere. Se non si fosse arruolata, chissà, avrebbe potuto condurre una vita simile. Magari a fianco dell'uomo che amava.

«Lascia perdere, Tya. Non credo che-»

In quel momento sentirono dei passi decisi lungo il lastricato di marmo chiaro che costituiva il pavimento della terrazza. A giudicare dal rumore dovevano essere in due, presumibilmente un uomo corpulento o con indosso un'armatura pesante e l'altro... forse un civile?

Astrid e Tyandrel si girarono all'unisono, ritrovandosi di fronte a un umano di poco più che trent'anni: la divisa, che portava addosso con estremo orgoglio, era tessuta con una stoffa lucida e tinta in blu e rosso, i colori della città. Sul petto, infine, spiccava il ricamo dorato dello stemma cittadino, raffigurante una nave in mezzo al mare e sormontata dalle due torri frontali del Palazzo Ducale. Si schiarì la voce prima di dir loro:

«I duchi sono pronti a ricevervi.»

Al ché le due donne si prodigarono in un lieve inchino formale, implicito segno di assenso. Il paggio, scortato da una guardia di mezza età, girò semplicemente sul proprio posto e si incamminò verso l'interno del palazzo con le due donne al seguito.

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