Capitolo nono

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- Sei sicuro di farlo? - chiese Steve.

- Non posso fidarmi della mia mente - sorrise l’amico - perciò finchè non trovano un modo per togliermi questa roba dalla testa rifarmi congelare è la cosa migliore. Per tutti quanti.

Zemo era stato consegnato alle autorità da T’Challa che aveva seguito Stark in Siberia.

Dopo quell’evento il re aveva offerto rifugio in Wakanda a Rogers e i suoi compagni.

Jane strinse a sé Bucky prima di vederlo ghiacciare nella capsula del laboratorio di Pantera Nera.

- Grazie per l’aiuto - disse Steve.

- Il tuo amico e mio padre sono stati entrambi vittime - rispose il re, maturato nell’animo - se posso aiutare uno di loro a trovare pace..

- Se scopriranno che è qui verranno a prenderlo.

- Che ci provino.

T’Challa si congedò dopo una pacca sulla spalla al Capitano che guardava serio l’orizzonte.

- Non farlo - commentò la ragazza - non sentirti responsabile, siamo tutti equamente coinvolti.

- Hai perso tuo padre e il tuo fidanzato, Jane.

- Ho fatto una scelta.

- Perchè me? - sospirò Steve.

- Non si è trattato di scegliere una persona a cui stare affianco, ma seguire il sentiero giusto.

Un sorriso si insinuò tra le sue labbra, le fossette finalmente sfoggiate dopo tanta amarezza.

- Sai che dovresti parlargli.

- Lo farò, Steve.

- No - contestò - ti porterò da lui adesso.

- Immediatamente?

- Sì, nessuna discussione Winchester.

Nonostante l’ora fosse più che inoltrata, il Capitano fu irremovibile. In breve Jane arrivò a New York.

Le luci illuminavano la città nascondendo le stelle, le strade brulicavano di macchine e turisti.

New York non dormiva mai.

La ragazza si mimetizzò tra gli agenti dello S.H.I.E.L.D. in servizio alla base Avengers e si intrufolò nella camera di Pietro.

Infondo, era stata un agente anche lei.

Chiuse delicatamente la porta.

Prima che potesse lasciare la maniglia una leggera folata di vento le spostò i capelli e le mani della saetta si insinuarono tra i suoi fianchi, avvolgendola in un abbraccio che non si sarebbe mai aspettata di ricevere.

- Grazie di aver liberato mia sorella - sussurrò.

- Non potevo lasciarla in quel carcare - disse a bassa voce - rinchiusa come una criminale.

I loro sguardi si intrecciarono.

- Lo so - sorrise sfiorandole le labbra con il pollice, seguendone il contorno - sei incorreggibile.

Rimasero fermi così per qualche istante ad ascoltare i loro cuori che battevano all’unisono.

- Non sapevo di tua madre..

- Niente di interessante - disse facendo spallucce - le hanno fatto esperimenti di ogni genere e incaricato il Soldato d’Inverno di finire il lavoro.

- Avrei dovuto capire quello che ti stava succedendo, se fossi stato meno stronzo forse ti saresti confidata con me riguardo i tuoi ricordi.

- Non sono qui per parlare di questo..

Jane non avrebbe voluto rovinare la magia di quel calore, ma aveva davvero bisogno di chiarire.

- In merito alla Siberia..

- Non sono arrabbiato con te - la interruppe - in questi tre giorni ho avuto modo di pensare tanto, potrei anche aver perdonato Barnes.

Il fiato le rimase in gola, stupita ed incredula.

- Ogni mattino mi sono svegliato con la certezza di trovare accanto a me la ragazza più determinata, intelligente ed attraente del pianeta. La ragazza con cui amavo ridere e farmi mettere al tappeto.

- Non siamo mai stata una coppia da ‘per sempre’.

- Sei qua per dirmi addio - affermò abbattuto.

- Non vorrei, te lo assicuro.

- Non lo fare - contestò secco - resta con me.

- Il governo si è fatto una sua opinione e devo assolutamente trovare Thor, capire chi io sia.

- Non lasciarmi o non potrò mai perdonarti.

- Per essere ricercata e costretta alla fuga? - domandò lei contrariata e confusa.

- No, per avermi fatto innamorare di te - dichiarò - non sopravviverò a questo.

E lei lo baciò.

Pietro agganciò la vita della ragazza in una presa ferrea, stringendola al suo petto, e incastrò una mano tra i mossi capelli scuri.

Si persero l’uno nelle labbra dell’altra.

Il respiro corto e i polmoni in fiamme bisognosi di riprendere l’ossigeno sottratto da quel bacio.

Jane lo spinse sul letto, intrappolandolo tra il suo corpo e materasso ancora caldo.

Scavò così tanto con le unghie da lasciare profondi solchi rossi nella schiena di Pietro.

E di nuovo i vestiti a terra.

Fecero davvero fatica a mantenere il silenzio.

Non avevano mai fatto l’amore come quella volta, come se fossero sicuri che non si sarebbero mai più rivisti. Fu quello il loro addio.

- Ti amo - sussurrò Jane prima che il ragazzo si addormentasse, entrambi ridotti all’estremo delle forze, ancora intenti a riprendere fiato.

L’indomani Pietro si sarebbe svegliato in un letto vuoto, il profumo della sua donna ancora nell’aria.

You didn't see that coming? | Pietro MaximoffWhere stories live. Discover now