Dalla finestra di Jimin si poteva godere uno dei panorami più belli di Busan. Il mare era splendido in quel periodo dell'anno e lui si era sempre ritenuto fortunato ad abitare in quella città.
Ma in quel preciso istante, anche se il suo sguardo si perdeva verso il blu del mare, lui non vedeva nulla. Stava ancora ripensando a quello che era accaduto poco prima in salotto, cioè alla scenata quotidiana che finiva sempre allo stesso modo: suo padre con espressione triste e colpevole, la matrigna rossa in volto e furibonda e lui sul punto di scoppiare a piangere.

Sentì il passo di suo padre che saliva le scale e si voltò per vederlo entrare nella sua stanza....
: -"dovresti restare con lei papà".
-"Jimin perdonami....."
-" è meglio che torni da lei papà, o ti accuserà di sparlare alle sue spalle."
Senza rispondere, suo padre si lasciò cadere sulla poltrona.. -" e dire che eravamo felici solo un anno fa! Da vent'anni non avevo moglie....da quando sei nato e la tua meravigliosa mamma morì...." abbassò lo sguardo sospirando...
-" con questo matrimonio ho rovinato tutto! È proprio vero che nessuno è pazzo più di un vecchio pazzo. .." sospirò nuovamente per lo sconforto.

Jimin si inginocchiò di fronte al padre e gli prese le mani -" ma tu non sei vecchio! Hai 45 anni! L'età migliore per un uomo!" -" mi dispiace Jimin, eravamo così felici noi due! Perché l'ho fatto? " -" papà, se l'hai sposata è perché senz'altro qualcosa vi ha legato, te l'ho detto già tante volte. Potreste andare più d'accordo se io non ci fossi. Il figlio di Alice se ne è già andato, no? Ora tocca a me!."

Già, il figlio di Alice, Jinyoung un ragazzo di 21 anni, un ballerino molto bravo, che grazie ad un recente colpo di fortuna, era riuscito ad avere la parte principale maschile nel famoso spettacolo del balletto del "Lago dei cigni". Ovviamente Alice non perdeva occasione di sbattere in faccia a Jimin il successo del figlio...
-"non sono geloso del successo di Jinyoung" disse sinceramente Jimin, all'inizio madre e figlio si erano posti in maniera molto gentile verso Jimin e suo padre, ma poi dopo il matrimonio tutto era cambiato...

𝗙𝗹𝗮𝘀𝗵𝗯𝗮𝗰𝗸-:
Jinyoung era rimasto poco tempo in casa con loro e Jimin ricordava benissimo il giorno in cui il fratellastro era venuto a trovarlo, sfoderando tutto il suo fascino ingannatore.
Aveva appena saputo di avere buone probabilità di essere scelto per il balletto e si era rivolto a Jimin dicendo -" Park Jimin è un nome da stella dello spettacolo. Ti seccherebbe, Jimin, se usassi il tuo nome?"
La cosa non era piaciuta a Jimin, era come spogliarsi della propria identità. Accorgendosi della sua perplessità, Jinyoung aveva aggiunto con tono falsamente gentile -" naturalmente posso scegliere il nome che preferisco, ma il tuo mi piacerebbe proprio e vorrei che fossi d'accordo anche tu".
Con questo Jinyoung intendeva dire che avrebbe comunque usato quel nome, piacesse o no a Jimin. Così per evitare spiacevoli discussioni, Jimin aveva accettato, e da quel momento Lee Jinyoung era diventato Park Jimin, protagonista maschile del nuovo spettacolo teatrale "il lago dei cigni", del quale la prima serata si sarebbe tenuta al National Theatre di Seul.
𝗳𝗶𝗻𝗲 𝗳𝗹𝗮𝘀𝗵𝗯𝗮𝗰𝗸

-" Jimin mi dispiace, che scenata orribile...."
-" papà ti prego non ti avvilire, Alice è fatta così, è il suo temperamento, credo...." Jimin aveva ancora nelle orecchie la voce acuta e sgradevole della matrigna, che diceva al padre
-" guarda mio figlio! Sta per diventare una stella del balletto. Il tuo invece, se non fosse stato uno zero assoluto a scuola, avrebbe potuto pagare almeno il vitto e l'alloggio! È solo un parassita!"
-" basta! Finiscila! " aveva urlato suo padre. -" mio figlio ha dovuto interrompere gli studi perché io ero gravemente malato e i dottori mi avevano dato pochi mesi di vita. Jimin era bravissimo a scuola, ma non ha esitato ad abbandonare gli studi per prendersi cura di me, per questo si è dovuto accontentare di un impiego qualsiasi, perché continui a tormentarlo?"
-" potrebbe trovarsi un altro lavoro, se solo si sforzasse, quello che guadagna non basta..."
E così si era conclusa una delle tante scenate tra Alice e suo padre.

-" papà devo trovarmi un'altra casa, Alice ha ragione. I soldi che guadagno sono troppo pochi. Non posso aiutarvi con lo stipendio che guadagno, ma se prendessi una stanza non lontano dall'ufficio potrei cavarmela benissimo"
-" parli seriamente Jimin? Vuoi davvero lasciarmi?" chiese sua padre con voce tremante, era triste ma rassegnato.
-" è meglio che io me ne vada papà. Senza di me tu ed Alice andrete d'accordo più facilmente. Non si può andare avanti così, devo andarmene".
A malincuore il padre annuì
-" verrò a trovarti spesso, e anche tu tornerai ogni tanto, vero?"
-" certo, come Jinyoung"
-" Jinyoung" ripeté il padre amaramente -" lui apparentemente ha tutto e tu niente."
-" io non lo invidio, papà, non posso ignorare la realtà. Lui riesce in tutto ed io sono un fallito". Il padre lo fissò un attimo, poi si alzò e posando le mani sulle spalle disse -" hai ancora molta strada da fare, prima di parlare di fallimento! A questo mondo si è vincitori quando si trova in se stessi la forza di dare felicità agli altri. E tu figlio mio sei un diamante che risplende e porta felicità a chiunque lo ammiri! Ti voglio bene Jimin!"
-" anche io papà, e voglio saperti sereno, per questo prima me ne vado e meglio sarà per tutti!" Park Do Yoon scosse il capo contrariato, e poi uscì dalla stanza di Jimin chinando tristemente le spalle.

Doveva decidersi in fretta, pensò Jimin. Nei giorni che seguirono approfittò della pausa per il pranzo per cercare una casa il più possibile vicino all'ufficio dove lavorava. Ma alla fine della settimana il suo iniziale ottimismo aveva già subito un duro colpo, le camere che aveva visto erano tutte troppe care per lui.

Ed una sera mentre era da solo in casa con suo padre, tornò Jinyoung a far visita alla madre, che però in quel momento era fuori per degli impegni con la sorella, e Do Yoon, che non amava trascorrere del tempo con il figlio della moglie, dopo averlo accolto in casa, borbottando una scusa, lasciò i due fratellastri in soggiorno per andare a chiudersi in camera sua.
Jinyoung si guardava intorno con aria di sufficienza e disse -" la mamma era abituata a ben altro! Se proprio voleva risposarsi, poteva trovare un uomo come mio padre che era architetto e ricco!" Jimin si sentì avvampare ma cercò di mantenere la calma. Tirò fuori dal cassetto della credenza una lettera con l'indicazione VIA AEREA e disse -" è arrivata due giorni fa. Tua madre voleva rispedirtela, ma ha saputo che saresti venuto stasera, perciò...."
La lettera era indirizzata a Park Jimin, ma Jimin sapeva che non era per lui, e di chi scriveva a Jinyoung.
Con grande orgoglio Alice aveva spesso raccontato con quanto coraggio, durante una vacanza in Grecia, Jinyoung avesse salvato un bambino che stava per annegare. Lo zio del ragazzino, che era un ricco imprenditore di Seul trasferitosi in America per affari, anche lui in vacanza in Grecia, dopo il salvataggio del nipote, aveva scritto spesso a Jinyoung dimostrandogli viva riconoscienza.
Mentre porgeva la lettera al fretellastro, Jimin notò la calligrafia chiara e decisa del mittente.
-" ah, grazie" sospirò Jinyoung e si accinse ad aprire la busta.
-" vado a prederti da bere. Preferisci tè o caffè?"
-" preferirei qualcosa di più forte" rispose Jinyoung -" non hai un pò di whisky?" -" sai benissimo che non ne abbiamo, costa troppo per noi" rispose Jimin abbassando lo sguardo.
-" che schifo essere così poveri! D'accordo, vada per il caffè" poi estrasse la lettera dalla busta e si mise a leggerla.
Jimin andò in cucina a preparare il caffè. L'idea di passare altro tempo con il fratellastro lo infastidiva a morte. Si guardò nel minuscolo specchio appeso sopra il lavello e notò la sua faccia tesa. Con uno sforzo di volontà rilassò i muscoli. Era molto più bello di Jinyoung, la sua pelle era ambrata e liscia, gli zigomi alti, il nasino proporzionato, la bocca morbida, con labbra carnose e i capelli biondi gli ricadevano in soffici onde sugli occhi a mandorla di un caldo color grigio.
Le colleghe del suo ufficio lo mangiavano con gli occhi, non sospettando minimamente che lui in realtà fosse sempre stato attratto dal suo stesso sesso, e anche se un paio di colleghi lo guardava con interesse diverso, lui non era tipo da perdersi in storielle da ufficio.
Jimin credeva nell'amore e a 25 anni ancora non aveva mai avuto nessuna esperienza, sicuro che prima o poi sarebbe arrivato un uomo capace di ammirare lo splendore del diamante di cui aveva parlato suo padre.

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