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CLIZIA   

Ho aperto gli occhi da un paio di minuti, ma sono rimasta a crogiolarmi nell'ozio fino ad ora.
È un'altra fredda giornata di inverno, si può capire dai piccoli fiocchi di neve che scendono lenti dal cielo e che io posso vedere attraverso il vetro della grande finestra della mia camera da letto.
    Valuto la possibilità di rimanere tutta la giornata a letto, ma volgendo lo sguardo verso la pila di libri sulla seconda mensola della libreria, mi metto di buon umore e mi fa abbandonare questa prima possibilità, che viene sostituita da quella di alzarsi dal letto e anche subito.
Appena i miei piedi toccano il pavimento, qualcosa di morbido, vaporoso e caldo accarezza le mie caviglie. Un sonoro miagolio riempie il silenzio della camera, fin troppo grande.
"Buongiorno anche a te, Cannella", Cannella è una gattina molto dolce, ma dallo sguardo vispo e furbo. Il suo nome l'ha scelto io, perché è come se qualcuno avesse rovesciato accidentalmente della cannella sul suo candido manto. La sento ancora miagolare. Decido di ignorarla per un attimo, giusto il tempo di svegliarmi completamente e cercare di non morire di freddo.
    Mi affretto a raggiungere l'armadio e afferrare al volo un caldo e ampio maglione per coprire la maglietta grigio sbiadito che ho già indosso, per difendermi dalla piccola mancanza di calore data dal fatto che il riscaldamento, spento durante la notte, si riattiverà tra circa un'ora.
    Chiudo l'anta dell'armadio nero ad angolo, e con passo pigro e trascinato mi avvio verso la libreria, situata alla parte opposta rispetto all'armadio, in cerca di un nuovo libro da leggere. Sfioro con l'indice le coste dei libri della seconda mensola. Tiro fuori l'ultimo. Lo osservo bene. Non mi ricordo quando l'ho comprato, e questo mi fa pensare che deve essere da tempo lì che aspetta di essere letto. Dopo un attimo mi ricordo che l'avevo comprato in un piccolo negozio dell'usato qualche mese fa. Si trova nella mia collezione di libri comprati e non letti per la sua bellissima copertina rosso fuoco con dettagli, simili a fiamme, gialli che ha attirato la mia attenzione. Penso sia giunto il momento di leggerlo. Mi allontano dalla libreria e afferro dal comodino il segnalibro, che non è stato abbracciato dalle pagine di un libro da almeno una settimana, e lo lancio con il libro sul letto, sistemandolo prima alla meglio peggio.

    Non ho bisogno di dire che ogni mio spostamento era stato accompagnato da un sonoro "meaw".
Mi dirigo verso la cucina per far colazione. Oggi mi sento pigra e non ho voglio di mettermi ai fornelli per preparare una qualche colazione sostanziosa ed energica, mi limito a infilare una tazza con dell'acqua nel microonde.
Cannella richiama di nuovo la mia attenzione.
"Arriva la colazione anche per te", la informo, mentre apro lo sportello sotto il piano cottura, dove mia mamma, l'unica amante dei gatti nella nostra famiglia, ha sistemato tutte le cose per lei: dalle ciotoline per acqua e cibo di riserva, alla scorta infinita, comprata qualche settimana fa, di cibo per gatti. Ce n'è così tanto, che in caso di carestia tutta la città potrebbe essere sfamata.
"Quale vuoi – prendo due bustine di cibo, una rosa, al salmone, e una arancione, al pollo – salmone o pollo?", chiedo alla gatta, scuotendole le bustine sotto il naso.
"Miaw", mi risponde. "Salmone. Ottimo", prendo la ciotolina rosa, decorata con il suo nome scritto con la mia calligrafia, e le verso la sua razione di cibo mattutina.
    Suona il timer e mi comunica che l'acqua è stata scaldata. Apro la bustina del tè alla vaniglia e la lascio affogare nell'acqua bollente. Aspettando l'infusione, vado a recuperare dei biscotti al cioccolato dalla credenza.

    Pronto il tè, vado nella stanza lasciata poco prima e posiziono la tazza sul comodino accanto al letto, mi acciglio quando mi accorgo che il bordo della tazza è leggermente sbeccato e che il naso a carota a rilievo del pupazzo di neve è stato tranciato di netto da chissà quale atroce assassino. Faccio spallucce e sul comodino anche il pacchetto di biscotti.
    Come ogni mattina, da quasi tre mesi, prima di dedicarmi alla lettura, mi sposto vicino la finestra. La soffice neve bianca ricopre il davanzale, facendo contrasto con le parti scure lasciate spoglie. Anche questa mattina, alzo gli occhi e li punto verso la finestra difronte la mia.
    Posso vedere ben poco da questa distanza. So solo che è un giovane ragazzo dai capelli biondi e ricci. Sono abbastanza lunghi da accarezzargli la nuca. Sembra che quella stanza sia come uno studio in cui lavora, dato che la maggior parte della volte è sempre seduto nella stessa posizione, curvo su quella che, presumo, sia una scrivania o un piano da lavoro. A volte i capelli si ribellano allo stare incastrati dietro le orecchie e gli invadano il campo visivo, facendogli alzare la testa di scatto. Ccon un gesto veloce delle mani li pettina all'indietro, ri-incastrando qualche ciocca ancora ribelle dietro le orecchie.
    È da un po' che lo osservo. Forse da quando, stando in casa tutto il giorno ho dovuto trovare qualcosa a cui appassionarmi. Nella mia testa lui è "Biondino". Tante volte, guardandolo, ho pensato a quale nome poteva addirsi di più a lui. Ho immaginato un nome elegante, come i suoi modi di fare e di muoversi dentro quella sua piccola stanza. Ho immaginato un nome comune; uno di quelli che non ricordi mai perché, paradossalmente, è troppo diffuso per associarlo ad una persona in particolare, ma nella mia testa un nome comune non gli sta per niente bene. Per ora non ne è ho trovato qualcuno che mi soddisfi, quindi per il momento rimane "biondino".

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⏰ Last updated: Jul 13, 2021 ⏰

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Affacciati alla finestra | Althea PataniaWhere stories live. Discover now