Safe Zone - Parte 4

5 2 0
                                    


Anche se non le vedo, i miei sensori ne colgono il movimento. Sono in sette.

Il rilevatore mi indica anche che si muovono in due gruppi. Ci stanno accerchiando, ma non sembrano intenzionati a fare un passo avanti. Se ci stanno studiando, forse è perché ancora non hanno pensato a come attaccarci.

Biggs avanza con le mani in alto. «Calma, siamo noi!»

Gli archi, prima ben puntati verso di noi, si abbassano di poco. Quel tanto che basta per lasciar intendere che non ci è permesso un passo falso. 

«Che ci fate qui?» dopo un lungo momento di silenzio, è la voca di una donna quella che rimbomba nella metropolitana. «Vi era stato detto di non tornare più.»

Wedge mi da un colpo al fianco col gomito.  «Tranquillo, queste abbaiano ma non mordono!» il tono della sua voce, dapprima basso, si alza di colpo. «Non siamo venuti qui per creare problemi, ma per risolverli!»

Il suono di un arco teso descrive a chiare lettere l'ostilità. «Avete detto la stessa cosa anche la volta scorsa e sappiamo bene com'è andata a finire» ma le dita tergiversano.

«Così ci ferisci!» ribatte Biggs con una mano sul cuore. «E noi che abbiamo pensato di portare qui un amico per aiutarvi.»

«Sarebbe il tipo che sta con voi? Non sembra un tipo raccomandabile, se sta con voi due poi...» segue un risolino.

Wedge aggrotta la fronte e arriccia il naso. «Per chi ci hai presi? Siamo brave persone, noi!»

«Bravi a combinare guai, vorrai dire. Come quel mutante che ci avete sguinzagliato addosso!»

«Come cazzo devo fartelo capire che è stato un incidente?»

«Un incidente sarà non piazzarvi una freccia dritta in mezzo agli occhi, ma puoi fidarti che non succederà una seconda volta. Ultimo avvertimento: andate via!»

Dalla tensione delle corde vocali, il mio sistema di riconoscimento comportamentale deduce che devono esserci state tensioni tra i suddetti Utenti, ma fino a che punto Biggs and Wedge hanno causato problemi alle comunità loro prossime mi è difficile calcolarlo. Tuttavia, il mio codice comportamentale, per quanto incline all'obbedienza, mi tiene in guardia. 

Biggs stira gli angoli della bocca. «Il tizio qui è un riparatore di macchine. Sì, lo so che è assurdo, ma viene dalla comunità degli Sfasciacarrozze: lo abbiamo pagato.» Dovrei correggerlo circa la menzogna appena detta, ma mi blocco quando tira fuori da una sacca di cuoio un pezzo di metallo. 

Il mio scanner ottico lo compara a quello di un robot edile: è un unità di avviamento, recuperato quasi certamente da una macchina edile. 

«Poniamo per un istante che io vi creda» l'arco acquista tensione, «e, per inciso, io non vi credo; se è davvero in grado di fare quello che dite, lo scopriremo!»

Adagio, sbucano dalle ombre. Sono ben protetti, con tute che devono aver recuperato dai resti di corpi militari. 

Mi avvicino a Wedge. «Cosa avete fatto per farli arrabbiare?» bisbiglio.

Wedge sorride. «In cambio di cibo e acqua, Biggs gli aveva promesso di hackerare il sistema di una macchina edile. Solo che il deficiente ha fatto qualcosa, non so: la macchina è tipo impazzita e ha spaccato tutto.»

La sua voce è fin troppo alta per qualcuno che si vergogna dei danni causati. «Ho ragione di supporre che non sia tutto» aggiungo.

L'uomo fa spallucce. «Non lo sapevamo che c'era un mutante proprio sotto la Safe Zone» e sbuffa. «Chi se lo immaginava? È bucato dal nulla ed è scappato via, ma non prima di mangiarsi una o due di queste stronze.»

La probabilità che Wedge e Bigss siano un pericolo per gli altri, prima che per se stessi, si incrementa sulla base dei dati raccolti. Eppure, mi preme di più il dover adempire alla missione per cui sono stato riprogrammato, e per tanto, fin quando che non potrò ripararmi con la macchina a Enertron, non potrò valutare come muovermi nei confronti di questi due. Meglio quindi stare al gioco.

Biggs mi da una spallata. Presumo voglia che sia io a parlare. 

«Con buona probabilità, la macchina edile che hanno manomesso è ancora funzionante» dico, guardando i presenti uno a uno. «Hanno un sistema di backup con cui è possibile riavviarle e resettarle. Se mi fosse possibile arrivare alla macchina, potrei riuscire a riattivarle e settare il suo sistema alla riparazione del vostro rifugio.

La donna sposta il peso del corpo sul piede destro. «Abbiamo un buco enorme nella struttura del Nido e dobbiamo creare un perimetro difensivo più esteso e robusto» ora la freccia è puntata su di me. «Siamo spesso soggetti a razzie, sia dagli Sfasciacarrozze e sia dai Figli di Lenovo, perciò, se dici il vero, la Madre potrebbe chiudere un occhio sui casini combinati da quei due e dalla tua famiglia di sciacalli.» L'arco è ancora più teso. «Ma se ci prendi per il culo...»

«Potrete fare di me ciò che volete, ma vi assicuro che non mento.»

Dopo un momento in cui raccoglie i pensieri, la donna fa cenno alle altre di calare le armi, ma senza abbassare la tensione muscolare. «Quando e se la macchina avrà tappato la falla, vi porterò dalla Madre e lei deciderà che fare di voi. Fino ad allora, dovete seguirci senza fare scherzi.» Quando è a pochi passi, apre il casco con la pressione di un tasto sul collo. Uno sbuffo d'aria ne consegue. Gli occhi azzurri della donna ci squadrano da capo a piedi. «Intesi?»

Il cervello positronico elabora una risposta con una frazione di secondo. «Dovrò prima vedere la macchina in questione. Posso riavviarla solo se è in buono stato.»

Un accenno di sorriso appare sul volto della donna. «Allora spero per te che lo sia.» Poi, di scatto, fulmina Wedge e Biggs con un'occhiataccia: «Quanto a voi due, non pensate di poter girare nel Nido liberamente.»

Biggs scrolla le spalle. «Non possiamo farci un giro? Prometto che terrò le mani a posto!»

«Voi die: stategli addosso e assicurati che non facciano stronzate» ribatte la donna, rivolgendosi ad altre due Utenti. 

Poi si gira di colpo e fa cenno di avviarsi.

Se tutto ciò era previsto nei piani di Biggs e Wedge, le probabilità di essermi cacciato in un grosso guaio non sono solo alte, ma anche molto sgradevoli. Per quanto io sia programmato per servire, non è ideale che io venga raggirato e usato con tanta facilità, ma, purtroppo, il mio sistema di riconoscimento facciale è stato disabilitato tempo addietro e non sono più in grado di percepire le menzogne. Alla signora Theresa non è mai piaciuta questa mia funzione. 

Passo dopo passo, scivoliamo in silenzio in una serie di condotti, tubature, e scoli. L'acqua che scorre è nera, putrida, e le poche piante che germogliano sono grottesche e purulente. Non appena ci addentriamo nelle profondità, il gruppo di donne armato indossano caschi protettivi, mentre io, Wedge e Biggs riceviamo maschere anti-gas. Modelli vecchi, ma sufficienti.

Non che a me serva. 

È solo molti metri più in basso che il mio sistema video tutt'intorno inizia a riconoscere l'entrata della Safe Zone. Prima i segnali medici e militari, poi, infine, un enorme portellone alla fine di un lungo tunnel. Davanti ad esso e intorno, c'è un piccolo villaggio di fortuna. Presenta due ingressi obbligatori. Solo uno dei due, però, è irrobustito e bloccato da una palizzata rudimentale fatta di cemento, calcinacci e filo spinato. Ma sufficiente a tenere a bada possibili attacchi. Mutanti e non. 

Sul fianco sinistro, uno squarcio enorme come una ferita in un muscolo. Da lì si vede il resto del labirinto della Città che si estende a vista d'occhio. 


PS: 

Rispetto ai capitoli precedenti, questo è stato modificato largamente. L'intera scena, prima, avveniva direttamente presso la Safe Zone, ma ho pensato che magari era meglio far sì che, invece, vi arrivassero con il gruppo armato. Anziché sostare fuori la porta e chiedere di entrare.

Come sempre, se trovate errori o refusi, siete liberi di farmelo notare.

You've reached the end of published parts.

⏰ Last updated: May 07, 2021 ⏰

Add this story to your Library to get notified about new parts!

The switch is now on OFF!Where stories live. Discover now