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Sono passati quasi due mesi da quando ti ho portata in studio per farti ascoltare "Tutta la notte" per la prima volta, ti ho vista quasi cedere per un momento, asciugarti una lacrima silenziosa sperando che non ti vedessi per poi ricomporti e tornare a tamburellare con le dita sul grande tavolo di marmo dello studio di registrazione. 1, 2, 3, 4 per l'ultima volta in chiusura e poi ti sei girata verso di me in cerca di parole che non sono arrivate. Non volevo rovinare quel momento così speciale per me con troppe parole, che conoscendomi avrei iniziato a parlare a macchinetta come al solito per cercare di parafrasarti ogni parola e fartela arrivare il più possibile. Così pensavo che la cosa migliore fosse far parlare il silenzio, far parlare i miei occhi, pieni di desiderio, carichi di aspettative, colmi di preoccupazione. Non hai parlato nemmeno tu, ti ho vista assorta, probabilmente avevi messo in moto quel cervellino che gira sempre troppo veloce per cercare di decifrare me ancora prima della canzone. Lo sai che con i discorsi faccio sempre mille giri di parole e non arrivo mai al punto, puoi decidere di ignorare qualsiasi frase io dica, mentre questa canzone ti ripete in continuazione l'unica cosa che avrei voluto dirti, che voglio stare con te per una vita intera. Forse ti sei trovata in difficoltà per questo, per la schiettezza con cui ti ho detto che ti rivoglio, stavolta per sempre, senza scuse, senza giochetti, senza paura, ti voglio. Quando ti ho vista darti la spinta per girare lo sgabello verso di me con un mezzo sorriso amaro stampato in faccia e gli occhi arrossati dal pianto ho sentito che il mondo poteva crollarmi addosso da un momento all'altro, tutto dipendeva da una tua parola. Hai chiuso gli occhi per un attimo, il tempo di riordinare i pensieri e di sputarmi addosso che secondo te non c'era più niente da fare per noi, che se non aveva funzionato per due volte non valeva la pena tentare una terza. Avrei voluto solo piangere, sbatterti fuori da quello studio, chiudermici dentro e non uscire mai più, urlare con tutto il fiato che avevo in corpo, ma mentre gli occhi mi si riempivano di lacrime ho pensato che non te lo meriti, che se mi avessi visto stare male ti saresti sentita in colpa perchè sei la persona più buona che conosca. E mi sono alzato, mi sono asciugato le lacrime, ti ho chiesto se la canzone ti fosse piaciuta e ho fatto finta di niente. Mi ero ripromesso che avrei rispettato la tua decisione qualunque essa fosse stata e così ho fatto, con maturità, come avevi fatto tu, o perlomeno ho voluto che tu lo credessi. Perchè quando te ne sei andata, guardandomi dispiaciuta mentre io a pezzi riordinavo tutte le scartoffie presenti sul tavolo, volevo solo che mi stringessi per l'ultima volta e se davvero fossi stato maturo te l'avrei chiesto, di abbracciarmi, ti avrei detto che mi dispiace da morire per essere stato la causa della nostra fine. Non è così che doveva andare, non è così che me l'ero immaginato, mi hai sorpreso ancora piccola Giulietta, mi hai sorpreso come sempre. Ero convinto che saresti tornata da me e mi avresti riaccolto a braccia aperte come una bimba quando vede tornare il suo papà dal lavoro, e invece mi hai dato una batosta. E ora vorrei avere un amico da chiamare, qualcuno da cui farmi consolare, un fratello che mi porti una cassa di birra e mi dica che non devo stare così, che il tempo aggiusta tutto. Ma la mia migliore amica sei tu, tu sei la mia famiglia, l'unica con cui ho il coraggio di essere distrutto e vulnerabile. È ancora colpa mia, che continuo ad avere la presunzione di pensare di conoscerti, di capirti, quando in realtà sono sempre stato troppo attento a tutto tranne che a te. Che pensavo fosse abbastanza ripeterti quanto sei bella, perché era la prima cosa che mi veniva in mette quando ti guardavo la mattina, che odiavo il fatto che non ci credessi. Ma poi hai iniziato a crederci e improvvisamente avevi bisogno di altre parole, di un altro tipo di interesse da parte mia. Avevi bisogno che ti chiedessi com'era andata al lavoro, se ti sentissi realizzata, se avevi bisogno di partire e staccare la spina per un po', che non ti bastava quel weekend al mese che passavamo insieme, che avevi bisogno che fossi presente sempre. Che magari se ci fossi stato non ti sarebbe nemmeno pesato sentirmi lamentarmi ogni tanto, mi avresti sopportato più volentieri. E l'unica cosa che mi rimane da fare adesso è chiudermi nella mia tana a leccarmi le ferite, a sperare che si cicatrizzino presto per continuare a vivere, ad esserci anche per te, che lo so che ti è costato tanta forza dirmi di no, fare questa scelta per il tuo bene. E sono anche un po' fiero di te per questo, perché finalmente ti sei messa al primo posto lasciandomi con quello che mi spetta.
2/11/2024
tuo, SG

DIARIWhere stories live. Discover now