Chi sono?

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Entro in casetta stanca, sono stata ammessa, ancora non ci credo e con le lacrime agli occhi chiamo mamma per raccontarle tutto; sono così emozionata che all'inizio non riesco nemmeno a realizzare, non ballava più nella sala da bello che mi aveva costruito papà nel piano terra della casa, ora ballavo su un palco vero, ora ero tornata a fare ciò che amo.
Cerco Rosa che è ancora dispiaciuta per Riccardo, un po' sul versante umano mi sento in colpa, avevano legato tanto e la mia paura è quella di averla ferita.
"Rò" le dico accentuando la voce per farmi sentire, lei mi si avvicina e senza dire niente mi stringe fortissimo.
"sono felice che tu sia entrata, non fraintendere la mia paura di perdere Riccardo con la stima che ho nei tuoi confronti" mi sussurra all'orecchio, poi sciolgo l'abbraccio e le sorrido.

****

Caro diario,
Sono passati un paio di giorni da quando sono entrata, scusami se non mi faccio viva ma sto lavorando molto per la puntata di sabato, devo dimostrare a Lorella che si sbaglia e che sono una vera ballerina.
In questi giorni ho fatto solo avanti ed indietro dalla casetta allo studio, correre di qui e di là, ma mi sto divertendo molto; la danza è ciò che ho sempre sognato ed ora che posso ballare non voglio abbandonare nemmeno un secondo la fame che ho di avere sempre di più.
Sto divagando, so perché ti ho cercato, parliamo di quello? Nuovamente?
Ho compilato solo una scheda da due settimane, non capisco che mi succede, vorrei solo potermi guardare allo specchio e dire "wow". In compenso mamma mi ha spedito le pastiglie ed almeno con quelle attenuo le mie paure.
Sono qui anche per parlarti d'altro, da quando sono svenuta Luca non mi ha più rivolto la parola e la cosa un po' mi ferisce, vorrei capire il motivo, mi ero ripromessa di non far entrare nessuno nella mia vita, non di nuovo.

Alzo lo sguardo e fisso il muro, poi alle mie spalle sento qualcuno sospirare, di scatto in modo istintivo chiudo il diario e con un gesto maldestro lo copro con il lenzuolo. Mi volto e mi siedo poggiando le gambe sul cordolo del letto.
"ehi" dice leo avvicinandosi.
"ciao Leo, dimmi" affermo sfregandomi il naso.
"sai che ti ho osservata un po', ho capito che quando ti sfreghi il naso è perché c'è qualcosa che non va, che succede" afferma sedendosi vicino a me ed appoggiandosi al muro con la schiena.
"ma non è vero, comunque tutto bene, sono solo incredula ti tutto questo" affermo ridendo, è la prima persona che si accorge di questo mio particolare, non pensavo qualcuno potesse rendersene conto.
"bhe furbetta, non me la racconti giusta tuu" dice puntandomi il dito addosso. Passo la sera a chicchrrare del più e del meno con Leo, finché la produzione non ci richiama ricordandoci che è mezzanotte; "bhe allora buonanotte furbetta" dice alzandosi e dirigendosi verso la porta. "buonanotte checco" esclamo mimandogli un bacio con le labbra.
Mi alzo, metto i calzini da lavare nel cestino all'ingresso del bagno per poi raggiungere la cucina; sul tavolo seduto vicino alle giacche c'è Luca, sembra pensieroso. Mentre lo guardo si agita arrotolandosi velocemente una ciocca di capelli, gli passo davanti evitandolo finché lui non mi saluta.
"ahh, ora mi parli?" affermo con un tono infastidito.
"non ho mai smesso di farlo" dice continuando a parlare e mantenendo la testa fissa sul tavolo.
"oh invece si, ma pensala come vuoi" mi volto per passare nel corridoio alla mia sinistra, per andare a salutare Giulia intenta nel conoscersi con gio. Li raggiungo e li saluto, così sa informare giuly che sarei andata a letto, nel tragitto di ritorno per camera mia, lo noto ancora lì, fermo immobile con le mani distese sul tavolo e la testa china su un braccio. Mi avvicino e dolcemente lo sveglio, gli faccio cenno di alzarsi e sottovoce gli sussurro:"Aka, alzati, vai a letto" lui mi stringe la mano e poi freddo pronuncia:"lasciami stare, vai e lasciami in pace."
Alche sposto la mano indolenzita dalla presa ed a passo svelto raggiungo la camera, una volta chiusa la porta le lacrime grondano il mio viso fino a inumidirlo completamente; sfrego costantemente le mani una tra l'altra mentre la mia testa si riempie di pensieri. Inizio a girovagare per la stanza, sentendo una sensazione di sofferenza improvvisa, non ne riesco ad individuare la causa; inizio a tremare e cerco di mantenere l'ansia sotto controllo, raggiungo il comodino e grazie alla bottiglietta prendo una pastiglia per l'ansia. Mi calmo un po' e poco dopo decido di sdraiarmi, ancora le lacrime ricavano il mio viso, sono fredde e colano fino al cuscino macchiaiolo.

****

Pov's Luca
Sto fissando il vuoto, sento la mia testa pesante, non riesco a riconoscermi. Continuo a contare con le unghie il tempo che passa, fisso le lancette attaccato alla colonna posta difronte a me, lontano vedo Martina dormire sul divanetto, decido di portarla in camera. Torno al tavolo e questa volta la mia mente è sommersa dai pensieri, non riesco a trovare un punto d'incontro tra le mie preoccupazioni.
Ho certezze sparse ovunque in più Arisa mi ha assegnato una sfida per la puntata di sabato e, come se non bastasse, la Pettinelli mi ha tolto ogni possibilità sul pezzo, non posso metterci barre, ne cambiare la metrica o modificarne la melodia.
Chino la testa sul tavolo intento nel scrivere le barre sugli altri 3 pezzi che mi sono stati assegnati. Uno di questi è "unsteady", non so da che "parte girare" la penna.
Alzo lo sguardo e difronte a me vedo Camilla, sul viso mi spunta un sorriso.
Che succede bellino? Mi ripete la coscienza in modo continuo, scuoto la testa e poi provo a parlarle, non le proferisco parole da giorni.
"ehi, come stai?" esclamo, ma lei non si volta nemmeno a guardarmi, dopo qualche risposta a tono la vedo allontarsi, riappoggio la testa sul braccio e li mi addormento.
"Aka, alzati, vai a letto" mi sussurra Camilla, riconosco la voce a kilometri di distanza; è un misto tra la cosa più irritante del mondo e la cosa più dolce. Le afferro la mano stringendola e rispondendole a tono, poi mollo la presa rendendomi conto di averle fatto male, lei tremolante con passo svelto si dirige in camera. Sfrego gli occhi con le mani e poi a distanza di pochi secondi la seguo, accostando l'orecchio alla porta della sua camera.
La sento piangere così scivolando sulla porta mi siedo sul pavimento, metto le mani tra i capelli e sospiro in modo lento per non farmi sentire.
Dopo un'oretta non la sento più muoversi, apro la porta e noto che in camera è sola, non vi erano ne Rosa me Giulia; mi avvicino e delicatamente le do un bacio in fronte, "sono davvero un coglione, ripetitelo" continua la voce dentro di me. Le do una carezza e piano mi avvicino al comodino per spegnere la lampada, chinandomi noto le pastiglie, le prendo e leggendo mi rendo conto che sono medicine per l'ansia. Titubante ed indubbio per le motivazioni relative a quelle pastiglie esco dalla camera.

lui.. Where stories live. Discover now