Capitolo I

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<< Tesoro dove sei? >>
<< Sto arrivando papà, 5 minuti e sono lì >> dico, continuando a fissare la strada davanti ai miei occhi << mi puoi ricordare per quale motivo vuoi che venga al circuito? >> domando sperando che questa volta mi dia una risposta; ci troviamo a Silverstone da un paio di giorni e mio padre ha insistito nel farmi venire al circuito, senza però darmi una motivazione.
<< Te lo spiego quando sarai qui >>. Ecco, la solita risposta te lo spiego quando saremo al circuito, te lo spiego poi, te lo spiego quando arrivi... sempre la solita risposta che non chiarisce affatto tutte le mie domande.
<< Okay >> sbuffo.
<< Ci vediamo dopo tesoro >> mi saluta << ah e non esagerare con la velocità... >> continua << cioè... volevo dire... >>
<< Ho capito papà >>
<< Chloé, scusa... sai che non volevo dire- >> cerca di scusarsi.
<< Papà, ho capito che non hai fatto apposta >>. In risposta sento mio padre sospirare. È dispiaciuto, lo sento. Il fatto è che alcune volte si dimentica dell'incidente e delle ripercussioni che ha avuto sul mio stato mentale. Per esempio, il suo commento sulla velocità: me lo diceva sempre, anche prima dell'incidente, infatti tendevo ad avere un piedino un po' pesante e a violare i limiti di velocità; però, dopo l'incidente, ero cambiata, arrivavo a massimo 120 chilometri orari e non ero più salita su una macchina di Gran Turismo (prima dell'incidente andavo a fare vari test, "mi aiutano a sfogarmi" dicevo).
Saluto mio padre, chiudo la chiamata e torno a concentrarmi sulla strada.

<< Eccoti finalmente >> dice mio padre appena mi vede arrivare sulla pit lane. Si avvicina con uno dei suoi magnifici sorrisi e mi abbraccia.
<< Ora mi vuoi spiegare cosa diamine ci facciamo qui? >> domando dopo esserci sciolti dall'abbraccio.
<< Bene >> inizia fissandomi << ho aspettato fino ad adesso così da impedirti di non venire >> continua poi dirigendosi verso un garage e io lo seguo a mia volta. Un'idea mi passa per la testa ma la scaccio via.
"Sa quando starei male se fosse così" penso.
<< Okay, cos'hai in mente papà? >> domando entrando dopo di lui nel garage. La prima cosa che noto è un'auto coperta da un telo.
<< Tu guiderai quest'auto >> afferma togliendo il telo dalla macchina << mi correggo, tu ritornerai a guidare la tua auto >>. La macchina sotto il telo, infatti, si rivelò essere una Lamborghini, la mia Lamborghini.
<< No, assolutamente no >> dico facendo per uscire dal garage ma mio padre mi blocca il polso nell'esatto momento in cui mi volto, come se si fosse aspettato questa mia mossa.
<< Chloé ascoltami >> dice con il tono più tranquillo che avessi mai sentito << lo so che per te è difficile, ma devi iniziare ad affrontare ed accettare la cosa >> continua facendomi sollevare lo sguardo << non sei più salita su un'auto come questa da mesi, non hai nemmeno più usato la tua moto da dopo... >> si blocca, come per aver paura di farmi star male accennando a ciò che era successo pochi mesi fa <<...da dopo l'incidente >> conclude. E aveva ragione ad aver paura di farmi star male accennando a quell'argomento; appena detta quella parola, gli occhi iniziano ad inumidirsi e la vista ad appannarsi. Erano passati ormai mesi, ma il dolore, al solo sentire quella semplice parola, rimaneva lo stesso.
<< Chloé è ora di affrontare questa cosa >> riprende con un tono deciso << non ti chiedo di girare per ore intere sul circuito, ma almeno di farci qualche giro; anche solo uno o due vanno bene >>
Ormai rassegnata, decido di ascoltarlo e prendo il casco che mi aveva portato. Lo fisso qualche istante e poi, con molta esitazione, me lo infilo. La sensazione della mia testa nel casco fu molto strana, soprattutto dopo che erano passati mesi dall'ultima volta che ne avevo indossato uno, ma quello non fu il peggio. Il peggio fu quando mi sedetti sul sedile dell'auto e appoggiai le mani al volante, in quel momento tutta l'ansia mi salì insieme a tutti i ricordi di quel giorno. Iniziai a singhiozzare e mio padre se ne rese conto.
<< Vuoi che guidi io per i primi giri? >> mi domanda dolcemente dal finestrino.
<< No >> affermo decisa dopo essermi ripresa << come hai detto tu, è ora di affrontare questa cosa e lo devo fare da sola >>
<< Okay >> mi dice << allora come ho detto puoi fare anche solo un giro, ma se hai intenzione di continuare hai a disposizione un'oretta perché poi iniziano le prove libere dei ragazzi di Formula 1 >> mi spiega e io in tutta risposta annuisco.
Do' gas al motore ed esco con decisione dal garage. All'inizio mi sento come anni prima, una giovane ragazzina alle prime armi che prova la sua prima auto con molti cavalli; ma poi decido di lasciarmi andare e tutto torna quasi come prima, eccetto per la costante paura mischiata all'ansia che ogni tanto mi blocca nei rettilinei.

<< Allora? Come ti senti? >> inizia a chiedermi mio padre appena scendo dall'auto.
<< Strana... >> dico togliendomi il casco. Era vero, mi sentivo strana, o meglio, non riuscivo a spiegare le emozioni che provavo in quel momento: da una parte sentivo l'adrenalina scorrermi nel corpo e una felicità che provavo solo quando guidavo la mia auto; ma allo stesso tempo, avevo un nodo alla gola che si era formato appena salita in macchina e che era aumentato quando, nei rettilinei in particolare, i ricordi riaffioravano nella mia mente.
<< Toto, la porto via io questa? >> domanda un uomo che ci aveva raggiunti sulla pit lane. Infatti, avevo dovuto "parcheggiare" la mia aiuto lì, visto che nel garage era stata messa la monoposto di uno dei piloti della Mercedes.
Mio padre mi guarda come per chiedere il permesso ed io annuisco.
<< Sì, portala fuori>> dice poi all'uomo <<e se riesci, parcheggiala di fianco alla mia auto >>
L'uomo annuisce ed entra nella Lamborghini.
<< Vuoi assistere alle prove libere? >> mi chiede mio padre, dopo che la macchina fu lontana dalla nostra vista << se non mi sbaglio, non hai mai visto la Formula 1 >> aggiunge ridendo. Ed è vero, io Chloé Wolf, figlia del team principal della Mercedes, non ho mai visto la Formula 1 in tutta la mia vita. Non mi aveva mai interessata: per me era più "il noiosissimo lavoro di mio padre" e a dirla tutta nemmeno del Gran Turismo mi era mai importato un granché, semplicemente mi piaceva guidare le auto di GT nei test e basta.
<< Passo >> dico ridendo a mia volta.
<< Okay oggi non rimani, ma o sabato per le qualifiche o domenica per la gara ci devi essere. Non tollero che mia figlia a 19 anni non abbia mai visto la Formula 1, soprattutto se è figlia di un team principal >>. In tutta risposta suffo, sapendo che come risposta non avrebbe mai accettato un no.
<< Okay, va bene. Vedrò cosa fare >> dico roteando gli occhi << comunque ora io vado in albergo, che ho bisogno di dormire e devo inziare a studiare per l'esame che ho la prossima settimana >>
Saluto velocemente mio padre e mi dirigo fuori dal circuito.

Breathless | Charles LeclercWhere stories live. Discover now