Capitolo 58: Amy

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19:47

Mio padre mi ha riportata al locale quattro ore fa e mi ha tenuta in una stanza separata da quella di Brie. Per quattro ore sono stata sul letto seduta, stesa a pancia in su, a pancia in giù, rannicchiata in posizione fetale e ora che sono quasi le otto di sera e sento lo stomaco protestare per la fame, mi tuffo con la faccia nel cuscino, ma sono costretta a ritirare la testa a causa dell'odore stantio di umido.

Ho provato ad aprire la porta, ma l'ha chiusa a chiave.

Ho provato a parlare e urlare sperando che mi sentisse, ma a quanto pare non è mai passato fuori da questa porta di merda.

Guardo la finestra e penso che sarebbe un'ottima via di fuga se non fossimo al quarto piano e ci fossero cornicioni a cui aggrapparsi. Come al solito lui è un passo avanti a tutti e sa che non me ne andrei senza spiegazioni e senza Brianna.

Mamma è morta e lui mi vuole comunque qui. Non so perché, ma giurerei che non sia affatto per la sua malattia terminale... sempre che ne abbia una.

Non vuole la sua famiglia riunita. Ne sono sicura perché se rivolesse indietro sua figlia non la terrebbe chiusa in una stanza del locale dove la costringeva a prostituirsi, ma cercherebbe di recuperare il tempo che non ha passato con lei, cercherebbe di spiegarsi, di farsi perdonare. Di non sembrare un mostro.

Chiudo gli occhi e forzo il mio naso a ispirare l'odore di muffa del cuscino nella speranza di essere svegliata da questo incubo e di ritrovarmi in una stanza diversa. Quella di un dormitorio, con un tavolo circondato da qualche sedia e un divano letto da poter girare verso la televisione nel caso volessi guardarla, con un minifrigo e una piccola lavatrice incassata nella sporgenza del muro da cui è ricavato il bagno. È la camera di Neil. Un sorriso triste sfiora il tessuto del cuscino. Tra tutti i posti a cui avrei potuto pensare, quello in cui mi ero veramente sentita al sicuro era quella piccola stanza del dormitorio maschile.

Il cuscino comincia a bagnarsi e quando singhiozzo attutisce i miei rumori. Voglio così intensamente stare in quella stanza che gli occhi mi fanno male per quanto li strizzo. Ho una paura immensa ad alzare la testa e guardarmi intorno per poi rimanere delusa di essere in quel buco sporco dell'Hell.

E voglio lui. Voglio le sue mani che accarezzano i miei capelli e il calore del suo corpo che scalda il gelo che ho dentro. Lo voglio qui. Voglio che mi porti via da tutta questa vita che mi perseguita. Ma allo stesso tempo voglio che dia retta alle ultime parole che ho scritto nella lettera, non voglio che mi venga a cercare. Non lo voglio qui perché non voglio che veda tutto questo, che veda cosa questo posto mi ha fatto e cosa potrebbe ancora farmi. L'Hell è come un buco nero: ci cadi dentro e non sai a cosa vai incontro né come uscirci, se mai ne uscirai vivo.

Ho lasciato il messaggio per James affinchè potesse tornare a prendere Brianna. Non la voglio qui perché è troppo buona per questo posto. Io buona non lo sono mai stata.

Qualcuno bussa, ma non sento nessuna chiave girare, così sono costretta ad alzare la testa dal cuscino. Qualcuno ha fatto scivolare un biglietto sotto la porta.

Mi alzo e lo apro.

'Bentornata. Apri l'armadietto'

Non è la scrittura di Thomas, né quella di Brie. C'è solo una persona di cui non conosco la grafia: Walter.

Vado verso l'armadio e apro un'anta sapendo già cosa ci troverò dentro.

Alcover.

Proteggimi da teWhere stories live. Discover now