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Quando lo abbracciasti era un po' sorpreso dalla tua azione imorovissiva,ma poi si sciolse stringendoti tra le sue braccia.

<Strano,mi hai abbracciato.> Disse ridendo. Tu ti staccasti.

<Non posso abbracciare le persone? Guarda che posso anche non abbracciarti più,se vuoi.> Dicesti tornando rigida.

<No,no.> Rispose.

<Adesso che siamo quasi stati arrestati,cosa facciamo?> Domandasti annoiata.

<Vuoi venire a casa mia?> Chiese felice.

<Si,così ti vanterai di tutto il lusso che hai.> Affermasti.

<Non dire cavolate,io non mi vanto mai.> Disse autoironico.

<Ma vai,che sei nato con un cucchiaio d'oro in bocca.> Dicesti.

<Forse.> Rispose ridendo.

<Quindi vuoi venire?> Domandò. Tu annuisti.

<Oke,andiamo.> Disse felice come un bambino. A volte ti sorprendeva. Era egocentrico,ma in meno di due secondi poteva cambiare in un bambino con le sue caramelle.

Arrivaste davanti a casa di Jay. Quando ti fermasti davanti a quell'edificio rimasi a bocca aperta. Era una villa enorme,con due piscine,un grandissimo giardino,e quattro macchine parcheggiate.

<Woah.> Dicesti con la testa in alto ammirando la casa.

<Bella,vero?> Chiese sorridendo.

<È fantastica.> Affermasti.

<Non l'hai ancora vista da dentro.> Disse aprendo la porta con le chiavi. Appena entraste,una signora,sulla quarantina,vi accolse. Sembrava essere la donna delle pulizie.

<Buon pomeriggio, signorino Park,com'è stata la sua giornata?> Chiese gentilmente.

<Hee,ti avevo già detto che non devi usare le formalità con me.> La rassicurò. Lei annuì.

<Se avete bisogno di qualcosa,io sono in cucina.> Disse andandosene in cucina.

<Vuoi venire in camera mia o stiamo qui in salotto?> Chiese.

<Mi hai urlato 'povera' in 150 lingue.> Dicesti ammirando la casa.

<Comunque, per me è uguale. Preferisco stare in salotto invece che fare quelle scale.> Affermasti.

<E chi ha detto che devi usare le scale? C'è l'ascensore.> Disse sorridendo.

<Basta,dopo questa me ne vado. Casa mia non è neanche la metà del salotto.> Dicesti.

<Evita. Giochiamo alla play?> Chiese.

<Va bene.> Accettasti insicura. Sapevi come si giocava,ma non la usavi spesso. Jay si alzò e prese la Playstation con i suoi joystick.

<È la PS5?> Domandasti come se avessi visto Jung Hoseok.

<Vedi un po' tu,c'è scritto 'PS5'.> Disse.

<Metto GhostWire Tokyo.> Disse impostando il gioco.

<E come si gioca?> Chiesi. Lui ti spiegò. Tu,dopo varie spiegazioni,capisti. Iniziaste a giocare e all'improvviso ti uscì una ragazza senza testa.

<Che sbocco! Cos'è sto schifo!?> Urlasti buttando il joystick saltando sul divano. Jay mise in pausa il gioco.

<Il mio joystick!> Disse prendendolo e accarezzandolo come se fosse qualcosa di prezioso.

<Santo libro,non giocherò mai più a sti giochi.> Dicesti riprendendoti dallo spavento che avevi perso.

<Io invece continuerò a giocarci.> Disse.

<Ma come fai a non perdere due battiti per sti cosi?> Domandasti stupita.

<Perché sono Jay.> Affermò.

<Però l'altra volta che abbiamo visto il film a casa mia stavi tremando di paura. Come mai adesso non hai paura?> Chiesi.

<Le persone cambiano,Y/n.> Disse avvicinandosi al tuo viso.

<Hai ragione.> Affermasti.

<Y/n.> Ti chiamò.

<Che c'è?> Chiesi.

<Se non ti dispiacerebbe,posso chiederti perché sei così? Intendo perché prendi gli antidepressivi eccetera.> Domandò. Tu feci un profondo respiro.

<Se non vuoi fa niente.> Disse.

<No,no. Forse è meglio se te lo dico. Comunque,è tutta colpa di mio padre. Da piccola mi trattava malissimo, picchiava me,mia madre e mia sorella,tradiva sempre mia madre,e cose varie. Una volta ha pure tentato di uccidermi,e da quella volta ne sono rimasta traumatizzata,perciò mi ritrovo ad essere così. Una scorbutica,apatica,seria e dopotutto anche una stupida ragazza.> Dicesti cercando di trattenere le lacrime.

<Oh. Scusami se te l'ho chiesto. Apprezzo il fatto che tua abbia voluto parlarne con me.> Disse. Dopo alcuni attimi,ti abbracciò. Ma quello era un abbraccio diverso dagli altri. Era caldo e pieno di amore. Tu lo ricambiasti.

<Io vado in bagno. Aspettami qua.> Disse. Tu annuisti. Mentre lui andò in bagno tu notasti che c'erano alcune fotografie sulle mensole di vetro. Ti alzasti curiosa.

C'erano molte foto di Jay da piccolo.

Che carino che era. Lo è ancora adesso,anzi no,lo è diventato ancora di più.

E poi c'erano varie fotografie di Jay,una donna che pareva sua madre,e un uomo. Però il volto di quell'uomo sembrava familiare. Guardasti bene.

Era lui.

Non potevi crederci. Non poteva essere come pensavi. Riposasti la foto al suo posto con le mani tremanti e gli occhi lucidi. Presi la tua giacca e uscisti di casa il prima possibile,prima che arrivasse Jay.

Non può essere lui. Non può essere suo padre. Impossibile.
Scusami Jay,ma se è così,sarà meglio che la finiamo qui.

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Ho rovinato tutto,MUAHAHAHAHAHAHHAHAAAAAAA GODO.

[𝐓𝐖𝐈𝐍𝐒] ー p.jsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora