Capitolo 1 (parte 2)

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La ragazza osservava l'infinito da una delle imponenti finestre del castello. Era seduta sul trono d'avorio ed ossidiana dagli arabeschi d'oro e argento, le gambe accavallate, la schiena ben dritta e le mani posate sui freddi braccioli. Le cosce erano scoperte a causa dello spacco del vestito e della posizione delle gambe. Quel vestito bianco evidenziava tutte le sue forme sebbene fosse di corporatura snella, e il mantello le dava un piacevole tepore. Si sentiva colma di tristezza, i tre mesi trascorsi nel suo nuovo castello in veste di dea erano passati così lentamente da sembrare secoli e, certamente, l'assenza dei suoi amici e di uno in particolare non faceva che aggravare la sua solitudine. Con una mano si massaggiò la fronte, ultimamente era perfino torturata dal mal di testa dovuto allo sblocco dei suoi poteri. Si era rivelata una dea potente come tutti si aspettavano visto le sue origini. Un flashback. Sua madre che le cantava una ninna-nanna nella antica lingua di Atlantide, una bambina dai capelli a caschetto che teneva per mano la mamma, i capelli d'argento di entrambe. Sua madre osservò con i suoi occhi blu elettrico lei da bambina così Astra alzò il mento per scrutare il viso di sua madre ed entrambe sorrisero. Il flashback finì. "Oh dei, quanto mi manca" pensò Astra, una piccola lacrima di luce scese dalla sua guancia e con una mano si asciugò, tirando su col naso. Si alzò e si incamminò sinuosamente verso la finestra. Osservava il mare. Ebbene aveva fatto risorgere Atlantide, un isola enorme nascosta agli umani dalla foschia e dalla coltre di nebbia che circondava l'isola a largo della costa. Avalon, Atlantide, Isola Misteriosa o Isola del tesoro....quanti nomi aveva la sua patria, il suo regno. Scorse dalla finestra la radura in mezzo al bosco e vide il mausoleo illuminato dal sole al centro di essa. Gli si strinse il cuore: le due persone più importanti della sua vita passata erano sepolte lì, sua madre Lumil e...non riusciva a pronunciare il suo nome. Non voleva ricordarlo, faceva così male. Ma si costrinse a farlo, doveva essere ricordato e voleva salutare entrambi. Non era ancora andata in quel cimitero poiché non ne aveva il coraggio ma adesso sentiva il bisogno di parlare con loro. Così si incamminò verso la radura attraversando il fitto bosco. Per indicare la strada avevano costruito un sentiero di pietre magiche che si illuminavano la notte come fuochi fatui. Arrivò alla radura, raggiunse il mausoleo, accarezzo l'enorme salice lì a fianco e salì le scale. Al centro c'erano due parallelepipedi di marmo che erano le tombe dei suoi amati. A sinistra la madre e a destra lui. Salutò Lumil, parlando con lei come se fosse viva e presente in quel momento, raccontandole tutte le vicende accadute in quei mesi.
-Mi manchi tanto mamma, vorrei che tu ora fossi qui. Vorrei che tu mi confortassi e non mi facessi sentire così sola. È tutta colpa mia, solo colpa mia. Ti ho ucciso io, ti sei sacrificata per la salvare la Terra.
Pianse a lungo, asciugandosi le lacrime raggiunse la bara adiacente e si sdraiò su di essa, con il lungo strascico che toccava terra e la mano che sfiorava il pavimento, mentre l'altra era appoggiata sul suo petto. Chiuse gli occhi, vide nei suoi ricordi lei che ballava felice in quella radura con un ragazzo dai capelli d'ebano e gli occhi ambrati.
- Mi manchi anche tu...Nicolaos.

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SPAZIO AUTRICE
Lo so che molto probabilmente mi uccidere e sicuramente avete ragione, ma mi è ritornata "l'ispirazione" e quindi perché non continuare. Aggiornerò, se potrò, ogni fine settimana poiché spesso sono piena di impegni. Può darsi che modificherò qualche cosa dei personaggi tratti dalla saga come sto facendo... non troppo ovviamente, lo faccio solo per la fanfiction.(Ho già inizato. Vidit sopra....ops)
Please don't kill me.

With Love
L'autrice.

La nuova deaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora