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Siamo seduti attorno a un falò nel nostro portico, e ci guardiamo strano tutti e tre.

O meglio, io guardo in cagnesco entrambi. Alex e Marco sembrano neutrali, e la parlantina del biondo riesce a non portare l'atmosfera su tinte imbarazzanti.

Facendo il punto della situazione... Alex mi ha segato e Marco me l'ha succhiato; non sono un tipo particolarmente intelligente, ma ritengo che qua è in atto una specie di complotto. Starò diventando paranoico, ma così come è pesante vagare per il mondo da soli, rischia di diventare pesante anche un'ipotetica tensione o competizione tra noi tre.

Ormai conosco quasi a memoria le loro facce. Le loro espressioni d'intesa. Da quel giorno nel bosco con Marco, è passato un mese intero durante il quale ho fatto il muso lungo. Ho resistito alle loro tentazioni, dopo essermi fatto mettere le mani addosso da entrambi, ovviamente. È evidente che io non so cosa sto facendo, con che fuoco sto giocando. So solo che questi due parlano di me, mi guardano sempre più spesso con l'occhio di triglia. E dio solo sa quanto mi piacerebbe ripetere la cosa che ho fatto con Alex nel mio letto, quella notte... ma per pignoleria me ne sto al mio posto. Devono capire che non sarò il giocattolo della loro relazione.

"...Quella volta che abbiamo arrostito due cavallette in svizzera!"

Riemergo dai miei arrovellamenti solo per la frase strana e gioviale di Alex. Quando lo guardo e, per l'ennesima volta, non dico niente. uno dei due mi chiede se va tutto bene.

"Sì, sono solo stanco. Vado a dormire." Mi alzo e giro i tacchi. Stasera sono particolarmente nervoso e quei due non sono stupidi.

Appena mi allontano di qualche passo, li sento bisbigliare e ridacchiare, facendomi ribollire il sangue nelle vene.
Parlano di me! Me le dicessero in faccia le cose, cazzo.





Anche stanotte il cielo di Tivoli mi regala un rettangolo stellato, che fisso attraverso i vetri della finestra. In camera mia c'è silenzio, di solito, tranne quando sento i gemiti delle scopate di quei due che, ultimamente, si sono fatti simili a urla di scimmie del Borneo.

Lo fanno apposta, perché hanno capito perfettamente qual è la mia condizione: solitudine, e fame di carne.

Ma resisto, mi impongo di non chiedere niente e rotolarmi nelle mie coperte da solo. Mi impongo anche di non pensare al passato; agli stenti e ai volti dei morti infetti e dei non-morti infetti. Ecco perché il mio pensiero si concentra sempre e comunque su Alex e Marco. Sono vivi. Sono il mio rifugio, anche se questa situazione...

Qualcuno ha bussato alla porta della mia camera, che è talmente lontana dal letto da non farmi distinguere il volto di chi è appena entrato.

Prima che io possa formulare un "chiunque tu sia, esci" (maledetta miopia), mi accorgo che il passo felpato di Alex è succeduto da quello più pesante di Marco.

Mi rizzo a sedere con la schiena pressata contro la testata del letto, allarmato. "Che volete?"

"Parlare." Alex si fa avanti per primo, sedendosi sul materasso con quel suo fare strafottente. E Marco lo imita! Mi stanno facendo già saltare i nervi.

"Di cosa?" gracchio, con la bocca secca.

"Di noi. Ci sono un paio di cose da dirci," dichiara Marco "per stare più tranquilli."

Il mio odio si ammoscia un po', lasciando il posto a un'attenta curiosità. In effetti, non è una cattiva idea mettere in chiaro questa situazione. "Okay, ditemi."

Alex rilassa le spalle. "Ti stai vergognando, Mat. Da un mese a questa parte. Ti stai vergognando per niente."

Mi muovo appena, nervoso. "Come sarebbe, 'niente'?"

Marco butta gli occhi al cielo e sbuffa come un toro impaziente. "Io e Alex siamo d'accordo. Ti vogliamo, ti provochiamo appositamente per farti cedere e concedere. Comprendi?"

Faccio una smorfia mezza divertita. "Questa conversazione sta diventando surreale."

"Sei elettrico, Mat. Devi rilassarti. Miri da schifo e non sei mai concentrato quando facciamo le sortite in città. Non può andare avanti così." Alex dà il colpo di grazia ai miei sospetti.

Vogliono cacciarmi? Sarebbe la mia fine! Non sopravvivrei un altro giorno lì fuori, da solo!

"Che devo fare?" sussurro, disperato.

Eccoli. Si muovono, strisciano piano, si avvicinano alle mie gambe e si dispongono ai lati come velociraptor pazienti.

"Non devi fare niente." Alex soffia questa frase in modo sensuale, e io mi aggancio ai suoi occhi. Una connessione si accende immediatamente, ché non sono mai stato immune alla sua bella faccia.

Con la coda dell'occhio, noto Marco che alza e abbassa il mento verso di me. Fa cenno ad Alex di farmi qualcosa.

Con gli occhi ancora aperti dallo sgomento, mi ritrovo le labbra del biondo pressate contro le mie, poi aperte. Mi infila la lingua oltre i denti in modo elegante, un vero maestro di seduzione. Mi viene voglia di morderlo; questa bocca sa di cena alla luce del fuoco, di grappa, di sesso. Istintivamente, gli accarezzo la nuca bionda e cerco di spingerlo di più in me.

Poi intravedo una cosa un po' grottesca: Marco ha cominciato a menarselo guardandoci.

Ecco perché ha scatenato il potere Alex dalla pokepalla: vuole vedermi impazzire e, magari, anche supplicarlo di farmi dell'altro.

Tuttavia, come se il moro mi avesse letto nel pensiero, smette di toccarsi e incita Alex a spogliarsi completamente.

"Fatemi partecipare."

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