Parte 1 senza titolo

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Sono le tre del mattino di un qualunque sabato sera, in un bar qualsiasi con un cocktail qualsiasi tra le mani.
La musica è assordante e rimbomba nella sua cassa toracica.

Sua madre gli diceva sempre che dopo le tre del mattino non succedeva mai niente di buono. E aveva ragione, aveva sempre avuto ragione.
Dopo le tre del mattino non succedeva niente di buono.

Sua madre era una donna buona, saggia, lavoratrice. Era un'infermiera. E morì all'età di trentatré anni, in un incidente d'auto mentre tornava da un turno sfiancante in ospedale. Morì alle 3.33 del mattino.
Ricordava ancora il suo corpo accartocciato tra le lamiere dell'auto – o meglio di ciò che ne restava –, il suo viso irriconoscibile, dilaniato dall'airbag che ci aveva davvero provato a salvarle la vita.

Dopo le tre di notte non succede mai niente di buono.
Torna a casa, Eren.
Non bighellonare in giro dopo quell'ora, è pericoloso, non succede mai nulla di buono.

Gli sembra quasi di poter sentire la sua voce apprensiva mentre beve l'ennesimo sorso di quel cocktail alla menta, il ghiaccio tritato sale nella cannuccia nera e spessa, gli raffredda la lingua, l'alcool continua a intorpidirgli i sensi.

Sono le tre del mattino, ed Eren è ancora seduto su quello sgabello scomodo del bar, i gomiti poggiati al bancone, i sensi annebbiati dall'alcool e col cuore ancora in subbuglio.
È pronto a prendere pessime decisioni. Quale sarebbe stata quella di quella sera?
Portarsi a casa l'ennesimo sconosciuto che solo per quella notte gli scalderà il letto e gli farà dimenticare quanto tutto faccia dannatamente schifo, mentre lo scopa nel suo letto troppo grande, o chiamare ancora Lui?

Lui, che dopo un anno continuava a occupargli il cuore e la mente, distrattamente si infilava con naturalezza tra i suoi pensieri, si destreggiava abilmente tra i suoi impegni e nelle sue giornate, ripresentandosi ogni volta quand' era in procinto di addormentarsi alla sera. La sua figura, il suo volto imbronciato seppur dolce era un ricordo che non lo abbandonava mai totalmente.

Non sapeva nemmeno perché continuasse a farlo. Perché continuasse a cercarlo, anche se tra loro era finita da un pezzo. Aveva anche avuto altre persone dopo di Lui.

Ma quando l'alcool gli intorpidisce i freni inibitori, diventa troppo difficile ignorare la mancanza che gli tormenta il cuore e il fisico, diventa troppo difficile ignorare la dura verità: no, non lo aveva dimenticato.
Diventava troppo difficile restare indifferente alla sua voce profonda e calma, quasi rassicurante.

Afferra il bicchiere Eren, e se lo porta ancora alle labbra: il Mojito è freddo e gli da un momentaneo sollievo dal calore che gli pervade tutto il corpo a causa delle temperature alte e della sbronza immancabile del sabato sera.

Sente le dita dello sconosciuto seduto di fianco a lui sul suo collo che gli accarezzano la base e l'attaccatura dei capelli castani e ribelli, che poi gli afferra per farlo voltare verso di lui: il suo tocco è rude ed eccitante ma le sue mani non sono come quelle di Lui.
La sua bocca sa di rum e cola ed è avida, lasciva, ma non è come quella di Lui.

Ma si lascia travolgere da quel bacio che sa solo di alcool e divertimento, si lascia mordere le labbra aperte dai denti di quel ragazzo che sembra saperci fare.
Sarebbe stato anche il suo tipo – gli suggeriscono in un lampo di lucidità le sue sinapsi – ma il cuore, quello era di tutt'altra opinione, rovinava sempre tutto.

Sono le tre del mattino di un banale sabato sera, le luci colorate ad intermittenza gli confondono i pensieri, la musica alta di quel gay bar lo assorda e gli fa fischiare le orecchie. È quasi angosciante quella situazione dove tutto sfugge al proprio controllo, eppure Eren si fa del male da solo sempre più spesso.

3am [ERERI / RIREN]Onde histórias criam vida. Descubra agora