beatriz

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Urla.

La prima cosa che sente appena scende dalla monoposto sono le urla.

Il casco che ancora indossa la protegge dalla gente. Le permette di piangere.

Stringe la bandiera brasiliana tra le mani, si inginocchia a terra verso la sua monoposto che porta il numero 94.

E pensa.

Pensa a tutti quegli anni.

A tutti i sacrifici.

A tutti i pianti.

Alle volte in cui è caduta, affossata da ciò che la gente pensava di lei.

Pensa al suo papà.

Si domanda cosa le direbbe.

Non sa quanto sta a terra, ma ad un certo punto si rialza, si toglie il casco, e fissa il cielo.

Lo fissa così ardentemente da non sentire gli abbracci del suo team, dei suoi avversari, perfino di sua zia.

Le tribune straripano, gli steward non riescono più a trattenere la folla, vede la gente che entra in pista.

In un attimo il cielo scompare rimpiazzato dalle ombre delle persone che la circondano.

C'è chi l'abbraccia, chi la bacia, chi cerca di avvicinarsi.

Dopo qualche minuto la sicurezza riesce a liberarla, e la sua PR la spinge verso le telecamere.

Ha un'intervista da fare.

<<Allora Beatriz, come ci si sente ad essere la prima donna a vincere il titolo di Formula1?>>

<<Mi sento piena di vita. Sono felice perché con questo titolo aprirò la strada a molte altre ragazze col mio stesso sogno.>>

<<A chi dedichi questo mondiale?>>

<<A me stessa, che sono caduta troppe volte ma che nonostante questo sono sempre riuscita a rialzarmi. Al mio team che ha sempre creduto in me, che mi ha ascoltata. A chi mi ha dato una monoposto quando ero piccola, al mio primo sponsor e a tutti quelli che sono venuti. Lo dedico alla mia famiglia, ai miei zii che mi hanno cresciuta trattandomi come una figlia ma non provando mai a rimpiazzarsi ai miei genitori. Lo dedico ai miei tifosi, che ci hanno creduto fino alla fine, anche quando non ci credevo io. Lo dedico alla mia mamma che non è riuscita a vivere, da oggi vivo io un pò per lei. Lo dedico al mio papà. L'uomo che per forza di cose non ho mai potuto conoscere, ma che ho vissuto tramite i ricordi di chi lo ha amato. Lo dedico a lui che ho imparato a capire nell'istante stesso in cui sono salita su una monoposto. Glielo dedico perché sono cresciuta sentendo storie su di lui, vedendo i suoi gran premi, ascoltando le sue parole. Perché ogni giorno lo sento al mio fianco. Perché so che se ho vinto questo mondiale è anche merito suo.>>

Le ultime parole sono accompagnate da una voce tremolante, lo sguardo della giovane ragazza che osserva l'intervistatore in lacrime.

Gerhard era compagno e amico di suo padre.

Sul podio sente l'inno brasiliano nelle orecchie, gli occhi chiusi, le braccia dietro la schiena.

Che poi subito dopo viene sommersa di champagne, i suoi rivali che gliene spruzzano una quantità immensa addosso.

Ride.

Ride come una matta.

Piange e ride.

Si sente viva.

Cazzo se è viva.

In lontananza sente lo speaker inglese urlare al microfono:

<<Beatriz Senna is The New World Champion!>>

Uno sguardo verso il cielo.

Un grazie sussurrato verso chi non c'è più.

<<Obrigado papai>>

OBRIGADOWhere stories live. Discover now