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Sadie

Metto le mani dietro la schiena mentre guardo la vicepreside, è rossa come un peperone e ci guarda attentamente uno ad uno.
Dopo la "scenata" che abbiamo fatto noi sei, ci hanno cacciato dalla nel suo studio senza alcuna esitazione.
"Dopo le lezioni andrete in punizione, vi voglio tutti in biblioteca, puntuali."
Vedo il ragazzo e la ragazza dai capelli ricci irrigidirsi, per poi esclamare contemporaneamente "ma io non posso!"
La signora alza la testa verso i due "ma che coincidenza...e perché mai non potreste?" Sorride lei.
"Lavoro" dice la ragazza, incrociando le braccia e sospirando.
"Non fare l'altezzosa con me, signorina" si alza dalla sua scrivania e si mette davanti a lei "prenderai dei soldi in meno, la vita è ingiusta" la squadra da capo a piedi, l'espressione della riccia si fa cupa "e se sei qui c'è un motivo, bisogna imparare a comportarsi" poi si gira verso il ragazzo "tu invece? Che altra scusa hai?" Chiede assottigliando gli occhi.
"Nulla, signora" dice nervosamente.
"Perfetto allora" lei ritorna con il sorriso e si risiede alla scrivania "ora andate, ci vediamo oggi."

Usciamo tutti dal suo ufficio, io vado al mio armadietto e prendo il materiale per andare nell'aula di arte.
È la prima volta che vado dalla vicepreside, quest'anno.
L'anno scorso ho appeso ovunque poster di protesta per mettere i distributori d'assorbenti nei bagni delle ragazze, ovviamente tutto in forma anonima. Molte ragazze mi hanno dato ragione, ma dopo due mesi il professore di ginnastica mi ha beccata mentre appendevo un poster sulla bacheca della palestra, quindi mi sono beccata due giorni di sospensione.
Non hanno nemmeno messo i distributori.

Quando entro in classe, il professore non è ancora arrivato, quindi prendo tranquillamente il mio disegno dall'armadio e lo appoggio al cavalletto presente al mio posto.
Dopo qualche minuto, noto la ragazza di prima entrare in classe, prende il suo disegno e si mette accanto a me. La osservo per qualche secondo, è molto carina, alcuni ricci le ricadono sulla fronte, mentre gli altri sono raccolti in una pinza bianca, simile a quella che usa mia mamma quando deve fare le pulizie in casa.
Vorrei parlarle, ma non ho il coraggio, non so perché, non mi capita quasi mai, con le persone.

Dopo le lezioni mi affretto ad arrivare in biblioteca, e quando entro nel salone, noto di non essere la prima.
Una ragazza dai capelli biondi è seduta su uno dei divanetti e guarda insistentemente il pavimento, mentre il ragazzo affianco a lei continua a parlare. Lei non sembra infastidita, secondo me sta solamente cercando il momento adatto per rispondergli.
Invece, nel divano davanti a loro, si trova il ragazzo con cui mi ero complimentata la scorsa settimana, tiene tra le dita un plettro color verde acqua.
Decido di sedermi su una poltrona, mentre vedo le persone mancati entrare, seguite dalla vicepreside.
"Bene" ci sorride la signora, buttando i giornali che teneva in mano sul tavolino al centro della stanza "voglio che sottolineiate le frasi che vi colpiscono di più, avete un giornale a testa" sospira e fa una lunga pausa, poi riprende a parlare "e che le frasi siamo inerenti l'una con l'altra, buon lavoro" sorride, per poi andarsene.

Il ragazzo che stava importunando la ragazza bionda, si alza dal bracciolo su cui era seduto e prende un giornale, poi il suo astuccio.
"Hai veramente intenzione di farli?" Chiede Finn confuso.
"Lo faccio, così poi voi mi seguite come pecorelle" sorride altezzoso.
La ragazza dai capelli ricci si alza e prende il suo giornale e il suo zaino "allora mettiti il vestitino rosa e guidaci verso un mondo migliore" dice sarcastica, andando a sedersi ad un tavolo.
Guardo gli altri e poi mi alzo, prendendo giornale e zaino e andando a sedermi davanti a lei.
"Mi dispiace per prima" alzo lo sguardo verso di lei e lei fa lo stesso con me "intendo, la vicepreside, mi da i nervi."
Lei annuisce sorridendo appena "sì lo so, non è per niente empatica" sospira per poi guardare il giornale "hai trovato qualche frase? Se vuoi possiamo farlo insieme" propone aprendo l'astuccio e prendendo un evidenziatore giallo.
Perdo un battito, sta cercando di approcciare con me.
"Uh...sì certo, faccio un po' fatica, a casa lavoro meglio" sorrido aprendo il giornale.
Lei annuisce e noto il suo sorriso allargarsi.
Iniziamo ad aiutarci a vicenda, e man mano che parliamo mi rendo conto di assomigliarle sempre di più.
Ha una bella risata...
Dopo aver finito il compito assegnato, decidiamo di continuare a parlare.
"Comunque prima sei stata forte, durante la conferenza, non avrei mai avuto il coraggio di fare una cosa del genere" dice lei.
"Oh ma non è nulla" ridacchia "non mi piace stare zitta."
"E a me piace ascoltare le persone che non sanno stare zitte" sorride alzandosi e prendendo il cellulare "ci vediamo per i corridoi, allora?" Sorride.
Arrossisco e mi alzo anche io "senti, ti andrebbe di- uscire? Solo se vuoi-"
Lei sorride e annuisce "va bene, sabato io finisco di lavorare alle sei, se mi vieni a prendere andiamo a farci un giro assieme" annuisco energeticamente "bene, allora ti aspetto da Melvi's" sorride e se ne va.
Continuo ad avere il batticuore.

𝙒𝙝𝙖𝙩 𝙊𝙣𝙘𝙚 𝙒𝙖𝙨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora