Parte uno

357 23 17
                                    

La campagna intorno al villaggio era caratterizzata da zone con grandi alberi di quercia, aceri, betulle e da grandi spazi aperti, dove l'erba cresceva a trifoglio e sembrava un tappeto sinuoso e assolato, che contrastava con le zone di ombra, macchie scure tra le chiome.

I rami delle querce sembravano braccia che si agitavano nell'aria o forse protese ad afferrare le nuvole, che passavano veloci, quelle bianche, cumuli di panna montata dentro l'azzurro, spinte da venti che facevano volare via palloncini colorati da mani troppo piccole e gonfiavano le vele di imbarcazioni al largo, piccole all'orizzonte.

Stephen era nato in quel villaggio e non si era mai allontanato troppo, ne per lavoro ne per altri motivi, da bambino forse con la fantasia si, quando evadeva un po' il controllo dei suoi e andava a giocare nel bosco, fino a quando verso sera scendeva la nebbia e allora correva per tornare a casa. La nebbia era la protagonista involontaria di storie del terrore e di racconti tramandati da genitori a figli.

Stephen la ricordava da sempre, quella nebbia che confondeva le distanze, che nascondeva le case e le strade, arrivando tra le stradine del villaggio, dilatando gli spazi, lasciando le persiane blu in evidenza, tra gli alberi creava un paesaggio spettrale, dove i rami apparivano improvvisi davanti agli occhi e sembrava a volte di essere in scene di un libro gotico. Anche a poca distanza dal mare, riuscivano a formarsi banchi che imprigionavano gli sguardi, di chi la mattina, si incamminava verso il lavoro.

Il mare era l'altro protagonista del villaggio, da sempre era presente nelle tele di pittori che lo avevano dipinto nel corso dei decenni, nei racconti dolci di nonni che incantavano gli occhi dei bambini, nelle serate d'estate, quando coppie di innamorati passeggiavano tenendosi la mano, ascoltando il rumore delle onde.

Stephen non era innamorato, forse non lo era mai stato, ma amava lo stesso passeggiare lungo la spiaggia, anche se preferiva l'inverno, quando il rumore delle onde era forte e il vento a volte gli faceva volare via il cappello, suo inseparabile compagno. Gli piaceva fermarsi sulla riva a fissare l'orizzonte, inseguendo le onde, vedendole ingrossarsi per poi scontrarsi con i suoi piedi.

Adorava anche immergersi nella nebbia, non la evitava, anzi, la cercava, gli piaceva ascoltare il rumore dei suoi passi su foglie sbriciolate, mentre il suo sguardo si perdeva a poca distanza, inghiottito da quella coltre bianca. Non era spaventato, il suo animo fantasioso, era suggestionato dalla bellezza che lo circondava e il suo cuore diventava quello di un bambino, pronto a divorare le emozioni che provava. Era poetico, sapeva cogliere la magia nelle piccole cose, osservare le piccole rocce incastonate ai lati della lunga scala, che portava al castello, era un suo originale passatempo, sembravano rocce preziose ma erano solo intagliate dal tempo, erose dalla pioggia, ma per Stephen rappresentavano un qualcosa di strano, per lui erano state messe li, da qualche cultore della magia, che un tempo lontano magari abitava il castello.

Il castello era davvero antico e dominava il villaggio dalle sue mura e dalle sue torrette, non era più visitabile da alcuni anni, da quando era stato considerato pericoloso addentrarsi nelle grandi sale e salire per le scale che portavano ai piani superiori. Continuava comunque ad essere simbolo storico del villaggio e anch'esso nelle giornate di nebbia, si confondeva nel paesaggio.

Quel giorno di settembre, Stephen tornava dal suo lavoro e come spesso faceva, per accorciare la strada, deviava per la zona boscosa, attraversata la quale, sarebbe arrivato nei pressi della sua casa in poco tempo. La nebbia avvolgeva il villaggio e le zone circostanti, ma Stephen era abituato e conosceva bene quella zona, ma un rumore di piccoli rami, non lontano da lui, attirò la sua attenzione, si fermo', cercando di capire da quale punto provenisse il rumore e cosa più importante se poteva trattarsi di un animale, trattenne quasi il respiro e girò lo sguardo tra gli alberi e le fronde avvolte di bianco.

ISMAELA volumeunoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora