3-LA notte

41.8K 310 163
                                    

Ok era ubriaca fradicia ma non lo era abbastanza per non capire che non la stava portando a casa.

Una volta a casa di Tiler lui la portò in braccio su per le scale mentre lei straparlava, fino in camera sua. Non ce l'avrebbe mai fatta da sola, solo per scendere dalla macchina ed entrare in casa ci avevano impiegato 20 minuti.

Erano soli in casa, i suoi erano via per lavoro, sarebbero tornati un paio di settimane dopo.

Lui si tolse la giacca, poi la cravatta e si sbottonò la camicia. La prese per i fianchi e la fece sedere sulla scrivania, facendo cadere un po' di cose ma questo poco importa. A lei dei brividi corsero lungo tutta la schiena. Non stava capendo più nulla sia per l'alcool che per la stanchezza, ma di una cosa  ne era certa: era in camera chiusa a chiave con Tiler Benson, QUEL Tiler Benson.

Si infilò in mezzo alle sue gambe e cominciò a baciarla intensamente, tenendola per i fianchi e stringendola a sé, finché non le tolse il vestito per lasciarla in intimo: un reggiseno di pizzo e un tanga che lasciavano intravedere tutto. Continuarono a baciarsi finché lei ad un certo punto non sentì le sue mani dentro le sue mutandine.

Non sapeva se lasciarlo fare, anche perché non si erano nemmeno mai parlati a parte lui per insultarla un po'.

Lui le mise la mano dentro le mutande e appoggiò le sue dita sulle labbra e cominciò a massaggiargliela, fino a farla godere. Vedeva il suo petto alzarsi e abbassarsi sempre più velocemente, finché non emise un gemito. Lei si sentiva in imbarazzo ma lui continuò fino a farle uscire un'altro gemito e così via. Si avvicinò con la bocca alla sua intimità e gliela lecco un po', le tremavano le gambe, era in stallo. Ad un certo punto la "buttò" nel letto, lei ansimava, lui si tolse del tutto la camicia, si slacciò i pantaloni e rimase in mutande (ck).

Si distese sopra di lei e continuarono a baciarsi. Pian piano questo bacio diventò altro, lei si mise a cavallo di lui e cominciò a strusciare sopra di lui, aveva ancora con le mutande finché lei non gliele tolse per poi lanciarle dall'altra parte della stanza. Iniziarono a scopare.

Dopo due ore lui si infilò il pigiama, e lei una felpa che le aveva prestato lui che le stava enorme. Andarono a dormire.

La mattina dopo era domenica, si risvegliarono abbracciati. Si guardarono negli occhi. Lei sentiva il suo respiro sulle sue labbra. Si rese conto che doveva tornare a casa.

Non appena provò ad uscire dalla camera lui la afferrò per il braccio facendola ruotare e farla ritrovare con le spalle al muro e le labbra attaccate alle sue. Intuì che stavano proseguendo quello che avevano lasciato in sospeso la sera prima. Questa volta però era più bello, perché entrambi erano sobri e lei ci capiva qualcosa. La prese per le cosce, la mise sulla scrivania, e le aprì le gambe. Lui si infilò in mezzo per baciarla. Poi la mise a novanta sulla scrivania e glielo appoggiò sulla sua intimità, lei sentiva la punta sfiorarla senza penetrare. Lei lo voleva.

Y:beh che stai aspettando
T:mi piacciono le ragazze che mi supplicano
Y: ti prego scopami così forte da farmi il mancare il respiro!

Glielo spinse con forza e la scopò come aveva chiesto, così forte da spostare la scrivania. Lei cominciò ad orgasmare sempre di più. Restarono chiusi in quella stanza tutta la mattina.

Scopamici NemiciWhere stories live. Discover now