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Alla fine il linguaggio è leggermente più volgare

C

ico's pov

Dopo aver bagnato per bene la pezza, l'ho portata in camera, dove Stre stava aspettando guardando il soffitto.
Ora sta dormendo beato dritto e composto sul letto, per non far cadere il pezzo di stoffa.

Io, seduto su una sedia li vicino, lo guardo quasi possessivamente. I miei occhi non si staccano dai suoi capelli tinti, mi sono incantato.
Ne sono consapevole eppure non riesco a distugliere lo sguardo.

Sento il vento proveniente da fuori, accarezzare dolcemente la mia fronte, rendendola fresca.
Ci metto una mano sopra e mi rilasso a tal punto, da sospirare pesantemente e pensare al niente.
La mia mente è vuota, come in un universo conpletamente bianco.

Il vento si sposta alle mie guance e le rende rosse. Dopodichè, si avvia verso il collo.
Sposta le piccole ciocche rosse e le porta davanti al mio viso.

Mi sento leggero.

Le gote diventano leggermente rosate, nel mio vuoto bianco sta apparendo qualcosa di colorato.

Viola.

Mi appoggio sullo schienale sentendomi più comodo.

La mia mano è ancora sulla fronte, e la mia bocca è leggermente socchiusa.

Nel mio vuoto bianco sta apparendo qualcosa di colorato.

Rosso.

Chiudo gli occhi lentamente, inebriandomi del profumo del pane fresco da mettere in vendita: davanti a questa abitazione c'è una panetteria.

Nel mio vuoto bianco sta apparendo qualcosa di colorato.

Nero.

Le palpebre si spalancano all'improvviso e il mio sguardo ricade su di lui.

Sono improvvisamente agitato.

Il mio cuore batte all'impazzata.

Stre nel frattenpo si è mosso, ha appoggiato la testa sul materasso e ha preso il cuscino il mano.

Lo stringe.

La pezza umida ricade sul lenzuolo formando una macchia più scura.
Eppure non riesco a muovermi.

Le mie guance da rosee diventano sempre più rosse.

Ora ho capito, ho capito tutto.

Lo stesso vento colpisce ancora più forte, facendo cadere a terra la pezza leggera, ormai non più imbevuta.

Cico: «Sarebbe meglio prenderne un'altra pulita...» Sussurro.

Nonostante il mio pensiero, rimango seduto, intrappolato tra le catene di questa sedia.

Il mio sguardo non si è mai mosso dai suoi capelli, osservo solo e unicamente quelli. Non ho idea di come sia il suo viso, neanche in che posa si è messo esattamente.

Sono concentrato al massimo sulle sue ciocche.

Ora ho capito.

Io abitavo nel nulla, nel vuoto bianco.

Cico: «Mamma, mamma, mamma! Me lo compri questo?»

Mamma: «Uhm? La macchinina? Sai bene che possiamo prenderti quasi tutto, ma sai non voglio viziarti!»

Cico: «No mamma io voglio quello!»

La donna sposta lo sguardo nell'altra corsia del supermercato.
Sembra sia stata colta di sorpresa.

❀ 𝕊𝕄𝔼𝕋𝕋𝕀𝕃𝔸 𝔻𝕀 𝔸𝕄𝔸ℝ𝕄𝕀 ❀ StrecicoWhere stories live. Discover now