XI.

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《No, Briseide. Ascoltami.》Patroclo ancora una volta si pentì di aver confessato a Briseide le parole di Automedonte su Achille.《Sarà l'ultima volta. Non lavorerò ancora alle olimpiadi primaverili.》Briseide sussultò, con ancora il sorriso come se non avesse sentito le parole di Patroclo. 《Io te lo avevo detto, é infatuato di te!》Esclamò, forse un po' troppo forte.《Sh, tienitelo per te.》Sibilò Patroclo, sospirando poi.《E non è così.》《Ma come fai a non vederlo?》Chiese incredula, questa volta il suo bel tono tranquillo non l'accompagnò.《Vedere cosa? Ma come mai tutti sembrano capirlo e invece io?》《Sta tentando di impressionarti. Sembri un cieco.》 Disse con un sorriso derisorio, e Patroclo grugnì di dissenso. Voleva dirle altro, forse ridere per l'insolenza e l'idiozia, ma Briseide parve accigliata guardando l'orario dal suo polso.《Vorrei davvero analizzare grammaticalmente con te il "vuole impressionarti", ma devo correre a lezione.》Lo prese in giro,《Non stare tutto il tempo in biblioteca, però. Ci vediamo!》Il suo sorriso docile però ricomparve e sistemò tutto nella sua borsa a tracolla di pelle stavolta, alzandosi e scomparendo via tra alcune bancate ancora piene di libri.
Lui e Achille non avevano ancora finito, quella sera si sarebbero dovuti vedere, e ancora una volta Patroclo non sapeva come comportarsi. Tutti questi sentimenti, tutti i dubbi e le parole, il comportamento inusuale lo mandava fuori di testa. Automedonte e Briseide, —che in casi del genere aveva sempre ragione—, gli dicevano che Achille si era infatuato di lui come nulla, come se Patroclo lo avesse stregato con uno sguardo, anche se lui sentiva tanto il contrario. Come se si tenessero al guinzaglio a vicenda senza nemmeno rendersene conto.

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Gli esami gli stavano dando alla testa, avvicinandosi più veloce di quanto Patroclo avesse voluto. Non era infatti inusuale trovarlo in biblioteca ancora a fine autunno a studiare febbrilmente con Briseide di fianco per gli esami di musica, medicina o letteratura, seguito dal maestro Chirone,  il maestro Fenice e l'insegnante Oreste. Proprio quest'ultima adesso lo accompagnava nel trovare libri e leggere versi.《Patroclo non dovresti disperare tanto.》Sussurrò Briseide vicino a lui, come per non disturbare, e lui ancora una volta le ripetè come ricucire una ferita di seconda portata.《La tua amica ha ragione, Meneziade. Sei il pupillo di Chirone, non devi crucciarti.》Oreste era sempre stata così dolce e calma, candida anche la sua voce mentre insegnava qualcosa. Si prendeva cura dei suoi studenti come fossero bambini, forse solo perché in realtà era anche una levatrice.《Sai tutto ciò che Chirone ha insegnato a te e te soltanto.》 Continuò,《so che è stato più esaustivo con te di quanto non abbia fatto con gli altri.》Oreste sorrideva con cotanta sincerità da essere convincente a ogni parola.《Sa quanto sei devoto e capace. Comprendi? Questi esami non ti devono distrarre da altre materie altrettanto importanti. Ricorda di non saltare di nuovo le lezioni con il Coro, o la ginnastica.》Disse, e sebbene volesse sembrare accusatoria, non lo pareva affatto, mai.《Ora devo andare, non dimenticarti questi versi, va bene?》 Disse la donna, ancora una volta dolcemente e gli accarezzò una spalla prima di andare. Appena la vide scomparire giù per le scale, Patroclo sospirò esasperato. Si erano spostati al secondo piano della biblioteca, le tavolate del piano inferiore sembravano essersi moltiplicate, perché Achille non si era fatto vedere come aveva promesso. E Patroclo non sapeva se esserne sollevato o sentirsi forse preso in giro, ma meno lo vedeva, meno sogni e parole gli arrivavano alla testa. In quel periodo nessun sogno infatti lo aveva perseguitato, come era successo ai primi dell'anno.《Memorizzare tutte queste cose non è indispensabile. Il maestro Chirone ti disse di studiare solo le "parti importanti."》Disse Briseide,《So tutte le cose importanti.》Sbuffò.《É così? Parlami un po' dei batteri.》Patroclo come promesso, disse tutto l'argomento senza battere ciglio.《Gli organi. E come sostituirli in caso di malfunzionamento.》Chiese la ragazza, guardando tra un libro e l'altro la plausibile risposta che Patroclo diede ancora una volta senza sforzo.《Non devi tormentarti allora, Patroclo. Starai bene. Sai tutto quello che è stato rivelato e ancora di più.》Lui annuì ma non sembrava convinto di quello che Briseide cercava di dirgli; così come Oreste e probabilmente anche il saggio Chirone.《Devo sapere tutto, essere preparato. È quello che ho sempre sognato di fare; non posso fallire, non posso-》Deludere.
Ma non voleva dirlo, neanche se strappato con la forza. Deludere il suo maestro, se stesso, suo padre, tutti.
Buttò giù il sentimento e nascose il rimorso dietro a un libro, non permettendo a Briseide di vederlo nei suoi occhi.《Ma tu sai davvero tutto, Patroclo..sei qui da settimane, e oggi dapprima che sorgesse il sole, lo so. Ti conosco. Non puoi continuare a trascurare il tuo sonno e il tuo appetito.》Briseide sembrava sinceramente dispiaciuta e in pena per lui, e quasi volle consolarla.《Si sono fatte le tre del pomeriggio. Non hai fatto colazione¹ vero?》《Non ho avuto tempo, ora lasciami in pace ti prego, devo studiare.》Disse ma senza durezza, guardandola addolcirsi al suo sguardo. Lei sospirò, chiudendo qualche libro per riporlo e non far fare tutto a Patroclo poiché sapeva che si sarebbe messo a pulire anche se fosse stata notte fonda. Si alzò, avvicinandosi a uno scaffale e con cura cercando il posto giusto dell'opera che teneva in mano, ma prima che potesse riporlo un tonfo provenì dalle scale.《Briseide hai fatto cadere dei libri?》Patroclo alzò la voce allarmato, ma quando la vide con ancora tutti i libri tra le mani, si voltò per capire da dove provenisse il suono.

"𝕮𝖆𝖑𝖑 𝖒𝖊, 𝕻𝖆𝖙𝖗𝖔𝖈𝖑𝖚𝖘."Where stories live. Discover now