❣︎ XXXVII ❣︎

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Sembrava passata un'eternità quanto un paio di secondi da quando era rimasto al buio. Ma, in ogni caso, ritrovò davanti a sé una luce, sempre più accecante.
Richiuse gli occhi per qualche istante, mugolando per l'improvviso dolore alla testa. Portò una mano fra i capelli, ma si ritrovò a contatto con un morbido tessuto. Cos'era successo?

"Donghyuck?"

Piano piano il ragazzo riaprì gli occhi, ritrovandosi davanti un soffitto bianco. Alzò il capo per vedersi dentro a delle coperte, del medesimo colore. Il braccio destro, invece, era tenuto fermo da un gesso ed una fascia attaccata alla sua schiena.

"Ehi, non muoverti. Ti aiuto io." Disse una voce femminile assai famigliare prima di essere preso per le spalle e messo a sedere. Così riuscì a vedere intorno a sé cinque ragazzi ed una bellissima signorina in divisa scolastica. La sua stessa divisa scolastica.

"Ragazzi? Che è successo..." Chiese Donghyuck debolmente, con la voce roca. I presenti si guardarono fra loro, per poi lasciare la parola a Renjun.
"Non ricordi? Sei stato picchiato in corridoio..."

Il suo viso, come quelli degli altri, trasmetteva ansia e preoccupazione. Era la normalità per lui vedere i suoi amici, specialmente il cinese, preoccupati per la scuola. Ma mai, e per mai intendeva mai, aveva visto tanta angoscia nel suo amico. E non sapeva nemmeno il motivo.

"Perché quelle facce? Non è la prima volta che mi picchiano."

"Hyung... Sei in ospedale..."

Donghyuck strabuzzò gli occhi, notando solo in quel momento che quella stanza non fosse l'infermeria.

"Questa volta c'è andato molto pesante... Il tuo corpo è ricoperto di lividi, in alcuni punti ti ha graffiato e..."

"Cosa, Mark? C'è altro?!" Esclamò il ragazzo verso il più grande, poi osservando uno ad uno i suoi amici aspettando che qualcuno di essi parli.

"Hyuck, hai un gomito slogato e... Una ferita sulla tempia." Finì Jeno con lo sguardo basso, seguito da un pianto di Jisung, seduto accanto a lui. "Hyung, eravamo così preoccupati. Jiyoon-noona non ti vedeva uscire da scuola e quello Hyung aveva le nocche rosse e scorticate e-... E ti abbiamo trovato in mezzo al corridoio s-svenuto... C'era s-sangue dappertutto e-e...". Il tredicenne non riuscì a finire il discorso a causa dei troppi singhiozzi, e si coprì il viso con le mani.

"Jisungie..." Sussurrò debolmente Donghyuck, mentre gli occhi si facevano lucidi alla visione del ragazzino in lacrime. Non lo dimostrava spesso, ma per lui come per gli altri Jisung era un punto debole; spesso era vittima delle sue battute e delle sue burle, ma quello era il suo modo di esprimere affetto.
Perciò, vedendolo piangere sul suo malconcio capezzale, in una stanza d'ospedale spoglia e puzzolente, volle solamente dargli tutto l'amore che aveva dentro di sé. E così pianse.

My First and Last - [L.DH]Where stories live. Discover now