Capitolo quindici.

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« Un K? Che vuol dire?! » Dissi sconvolta. Cosa diavolo voleva dire con “ K ”.

Mi guardò assottigliando gli occhi, mentre era piegato in due per il dolore.

« Non fare la finta tonta! » Si girò di scatto verso la finestra del bagno, pronto a scappare. Con qualche difficoltà riuscì ad uscire da quella casa, lasciandomi sola e piena di domande.

Avrei sicuramente dovuto fare delle ricerche su questa storia, e probabilmente non avrei trovato molto.

Ma le questioni più importanti erano altre; Jeff aveva ragione. Io ora ero sola, senza genitori. Che fine mi avrebbero fatto fare? Avevo pochi parenti, e per di più lontani da qua. Non che mi dispiacesse andarmene da questo posto, ma solamente il pensiero mi procurava sensazioni spiacevoli.

No, non dovevo andarmene. Non ancora, almeno. Non sapevo il perché, ma la prima cosa che feci fu preparare una borsa con dei vestiti e degli asciugamani. Poi, andai in camera dei miei per cercare dei soldi; ma quando entrai rimasi immobile davanti al letto. Osservavo con disgusto e malinconia i corpi dei genitori pieni di sangue, le loro facce stavano perdendo il loro colorito roseo, e i loro occhi erano ancora aperti. Mi avvicinai a loro e, con una mano, chiusi le loro palpebre. Sorrisi al pensiero che forse adesso erano in un mondo migliore di questo, felici che mi guardavano da lassù. In quell'istante odiai con tutta me stessa questo mondo; Un mondo in cui c'è falsità, crudeltà e ingiustizia. Un mondo che volevo distruggere.

Controllai nei cassetti, nell'armadio, nelle borse; Tutto per trovare qualche soldo, e in effetti ne trovai. Anche tanti, a dirla tutta.

Con il mio “ piccolo ” gruzzoletto uscii da quella maledetta camera; presi la borsa che avevo preparato in precedenza, aggiungendo anche qualche scorta di cibo, e mi avviai verso l'uscita della casa. Mi girai un attimo per guardare un'ultima volta la mia casa, quella dove c'erano tanti ricordi, anche se di pochi mesi.

Una lacrima scivolò giù sul mio viso, ma sorrisi. Sorrisi per i miei genitori, per tutto quello che avevo vissuto con loro, per me. Dovevo essere forte.

Uscii.

L'aria fuori era pungente e gelata, nonostante fosse estate. Mi strinsi a me cercando di riscaldarmi un po'; Presi a camminare più in fretta che potevo, mentre canticchiavo una delle mie canzoni preferite per distrarmi. Non sapevo dove sarei andata, non avevo una meta, sapevo solo che dovevo cercarlo. Lui, il mio peggior incubo. Lui, Jeff.

Andai in un hotel lì vicino; Non c'era quasi mai nessuno, ed era aperto ventiquattro ore su ventiquattro.

La strada fu breve, ci misi più o meno una decina di minuti e, quando arrivai, un uomo sulla sessantina mi accolse con un dolce sorriso.

« Posso fare qualcosa per lei, signorina? » Mi chiese gentilmente, con quella voce un po' tremolante per via della vecchiaia.

« Si, vorrei una stanza per due giorni. Magari con un computer e una linea internet, se non è un problema. » Erano le quattro di mattina più o meno, di certo non avrei dormito, però non avrei sprecato quelle ore invano.

« Ma certo, nessun problema. » Si girò verso un pannello con delle chiavi sopra; Ne prese una delle tante e me la porse.

« La sua camera sarà la duecentotre. Secondo piano, corridoio a sinistra. » Sorrisi al vecchietto, prendendo le chiavi.

« La ringrazio. Il costo? »

« Oh, sono solo cento dollari. » Glieli porsi in fretta e, dopo avergli dato la buonanotte, salii le scale verso la mia camera.

Arrivata davanti alle duecentotre aprii la porta. Lanciaii letteralmente la borsa sul letto e mi affrettai ad andare al computer. La camera era molto semplice: Pareti bianche, con un letto a baldacchino e un comò al suo fianco.

Il computer era posto su una piccola scrivania di legno pregiato.

Iniziai le mie ricerche; Digitai su Google “ Cosa sono i K. ” e ne uscirono solo due risultati.

Il titolo del primo risultato era “ K. Lettera dell'alfabeto. ” quindi la scartai; Invece la seconda era più interessante. “ K. Cosa sono, i loro poteri. C.p. ”

Aprii quel link; La pagina che mi si presentò era molto lunga da leggere, ma l'avrei letta tutta.

I k, ovvero Kein, sono persone comuni all'esterno, ma con un grande potere all'interno. Ne esisto solamente una decina sulla terra; questo è dovuto alla carneficina avvenuta nel 700. Essendo una sottospecie di stregoni, o streghe, venivano considerati pericolosi. Il primo ad essere chiamato K fu John Gared, uno dei primi ad aver usato lamagiain pubblico. Venne ucciso nel 853 da un mendicante che lo riteneva un mostro.

I poteri dei K possono variare a seconda della persona:
Keryas: Magia d'attacco.
Ketys: Magia di difesa.
Kegs: Magia degli elementi.
KeyMagia del controllo.

Non si sa molto su di loro;
Il solo modo per sconfiggerli è pugnalargli al cuore.

Il seguito di questo articolo è stato rimosso. ”

Quindi io sarei una sottospecie di strega?

Cercai altre notizie, ma era tutto inutile.

Provai con le immagini, ma la pagina si chiuse.

Angolino.
Heylla. Per farmi perdonare del capitolo precedente così corto ho scritto un po' di più e ho aggiornato prima.
Spero ci piaccia.

A presto

Secret love [IN REVISIONE]Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang