Il Domani

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Il giorno seguente, all'alba, siamo ormai pronti per mettere in atto il nostro piano. C'è un collettivo stato di ansia e nervosismo, totalmente giustificato data l'entità della missione. Ci troviamo a Wrell, città scelta come punto d'incontro per riunire le forze di Tychi, Ferson e Nanteck. Ricordo bene questo posto pieno di macerie e devastazione dovute all'esplosione di alcune fabbriche, le più grandi della città. E' un ottimo posto per incontrare il resto del gruppo data la completa desolazione e la mancanza di sensori di movimento e telecamere. Strumenti che il Governo adora per localizzare i ribelli.

Quando scendiamo dai SUV ci raccogliamo in una delle vecchie fabbriche, l'unica a cui sia rimasto ancora il tetto. O almeno una parte.

Jace mi sta appiccicato sin da quando ci siamo svegliati, sembra non volermi lasciare neanche per un secondo. Con gli occhi assottigliati osserva attentamente tutto ciò che ci circonda e ogni possibile minaccia e appena nota qualcosa di minimamente strano mi appoggia una mano sulla base della schiena.

-Ehi va tutto bene, non siamo in pericolo ora- osservo il pavimento pieno di sporcizia e cavi sconnessi –Mi stai proteggendo dall'inciampare su qualcosa?-

Lui appoggia solo per un momento lo sguardo su di me prima di puntarlo nuovamente davanti a sé -Non siamo al sicuro, non lo saremo mai finché non vinceremo entrambe le guerre-

Gli afferro la mano e la stringo forte –Jace davvero, rilassati un po' o rischierai di esplodere per la tensione-

Annuisce con fare rigido ma so benissimo che non si rilasserà mai, almeno fino a quando non avremmo completato la prima missione.

Siamo circa una cinquantina di persone, molti dei ribelli di Tychi sono rimasti alla base. Non possiamo permetterci di lasciarla indifesa.

Ci sediamo su ogni cosa stabile che troviamo per terra mentre aspettiamo irrequieti l'arrivo degli altri due gruppi.

Joel si siede accanto a me mentre Jace rimane al mio fianco ma in piedi, come una guardia del corpo iperprotettiva.

-Sai stavo pensando al posto in cui potremmo seppellire i nostri genitori- sussura Joel sfiorandomi con una spalla –Ricordi quel posto in cui ci portavano da piccoli? Quello in cui non c'era mai nessuno ma era così bello da togliere il fiato?-

Ricordo benissimo quel luogo. Io non potevo uscire da casa ma un giorno all'anno rischiavamo e facevamo un'uscita speciale.

Sorrido pervasa da quei ricordi –La Casa delle Farfalle?-

Annuisce nostalgico –Era pieno di farfalle, ed erano così colorate-

-Facevamo a gara per vedere chi riusciva a scorgere quelle più colorate- affermo appoggiando la testa sulla sua spalla.

-E vincevo sempre io- ribatte con un pizzico di superiorità.

Gli do una piccola gomitata sul fianco –Non è vero, vincevo io. Tu fingevi di vedere le farfalle super colorate ma mentivi sempre-

Fa un sospiro –Beccato- si avvolge una ciocca dei miei capelli tra le dita –Comunque pensavo che quello sarebbe il posto perfetto non credi?-

Mi si annoda lo stomaco a pensare ai miei genitori ma mi costringo a trattenere le lacrime –Si, è perfetto-

-Vedrai Scintilla, andrà tutto bene – il suo è poco più di un sussurro, perché la paura di perdere qualcun altro rende più cupa ogni promessa ma lui ci crede. Ci crede ancora e finché c'è speranza c'è vita.

Il rumore di qualcuno che marcia nella nostra direzione ci fa alzare tutti di scatto. Jace si apposta davanti a me a mo' di scudo.

Dopo qualche minuto un gruppo molto numeroso di persone compare nell'entrata principale della fabbrica. Davanti a tutti scorgo Alex.

I cerchi di Ibkhros ~Marked Soul Series 2~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora