1. Quando tutto ebbe inizio

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Era una tiepida mattinata di maggio a Musutafu. Il cielo era d'un azzurro limpido, privo di ogni nuvola, e nell'aria aleggiava una lieve puzza di smog. La luce del sole accarezzava la pelle delle persone che camminavano lungo i marciapiedi dal nero asfalto già divenuto bollente. I ciliegi che vi erano lungo i viali avevano ormai perso quasi tutti gli splendidi fiorellini rosa, lasciando spazio a rigogliose foglie verde brillante.

I ragazzi si stavano dirigendo a scuola, ognuno di loro indossando la propria divisa, che profumava di bucato fresco per alcuni e di sudore per altri, e portavano uno zaino in spalla o un borsone a tracolla.

Loro erano ragazzi normali che stavano crescendo in una società normale, se così si poteva definire. Nessun superpotere, nessun supereroe, nessun supercattivo. Nonostante tutto, però, l'equilibrio che vi era aveva cominciato a essere traballante e la bilancia risultava pendere leggermente da una parte. Ma, alla fine, è sempre stato così. Nessuno di questi piccoli cambiamenti incideva in maniera significativa la morale delle persone, quindi si finiva sempre per tornare alla situazione iniziale.

Cos'è, alla fine, un ladruncolo da quattro soldi rispetto a un'intera comunità di malviventi che rapiscono, torturano e uccidono persone? Roba da niente. Quando c'era un problema la polizia interveniva e tutto finiva lì. E presto ci si dimenticava tutto.

Recentemente, da circa un paio di mesi, avevano iniziato a circolare in giro per tutto il mondo, e quindi anche in Giappone, strane dicerie riguardo alcuni bambini, i quali sembrerebbero avere manifestato una sorta di anomalia genetica che li ha resi speciali, diversi, rispetto a tutti gli altri. Si mormorava, infatti, che recentemente fosse addirittura nato un bebè con le corna in testa!

In pochi ci davano peso, perché ritenevano tutti che fosse l'ennesima bufala messa in giro da qualche mascalzone che non aveva niente di meglio da fare se non creare scompiglio.

Tra i giovani che si stavano incamminando verso scuola c'era una ragazza che in fondo ci credeva, sospettava che le dicerie non erano uno scherzo. Non sapeva perché, aveva solo un presentimento, una sensazione.

Quella ragazza a quell'epoca aveva quindici anni e frequentava il primo anno di liceo assieme ai suoi due migliori amici, Nobuko Tanabe e Kazuki Oosawa, a cui era molto affezionata. Ella si chiamava Chō Shiro ed era una semplice ragazza con una semplice vita.

Quel giorno era da sola, Kazuki e Nobuko erano entrambi a casa con l'influenza. Inoltre, la strada che prendeva sempre per andare a scuola non era frequentata da molte persone, ecco perché nessuno l'avvertì dicendole che probabilmente la figura dietro di lei la stava seguendo.

Lei, ignara di quello che stava per accadere, camminava tranquillamente e senza troppa fretta sul bordo del marciapiede con in mano la pesante cartella piena di libri che la manteneva in equilibrio, come un bastone per funamboli.  Mentre continuava a mettere un piede davanti all'altro sulla sua fune invisibile, scorse dietro di lei una persona con la coda dell'occhio. Ma, giustamente, non poteva dire con certezza che questa la stesse pedinando, nessuna ragazza ben educata di Tokyo proverebbe mai a pensare queste cose di uno sconosciuto che cammina per strada. Questa, però, ovviamente non è una scusa per non essere prudenti e cauti. 

Chō continuò a fare finta di niente e proseguì il suo cammino, accelerando di un poco il passo, giusto per essere sicura che non la stesse effettivamente tenendo d'occhio.

Notando che anche la figura dietro di lei stava iniziando a camminare più velocemente, cominciò a pensare che forse la stesse seguendo per davvero.

In quel momento Chō cominciò ad andare in paranoia, giusto per usare un eufemismo. Era letteralmente nel panico totale, non sapeva cosa fare.

Provò a compiere un atto di disperazione: correre. Tuttavia, all'improvviso, prima ancora che potesse piegare le ginocchia per prendere almeno un minimo di rincorsa, si sentì strattonare con forza brutale la manica della sua uniforme scolastica. La povera ragazza non ebbe il tempo di reagire e, perciò, si ritrovò faccia a faccia con la persona che la stava seguendo.

Effetto Farfalla (Mha)Donde viven las historias. Descúbrelo ahora