Lettera seconda, risposta

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17/06
Caro Ken-chin
mi dispiace molto per le condizioni di tua zia, me la ricordo come un adorabile signora, che però non aveva un briciolo di tatto.
Non voglio nasconderti che le tue parole sdolcinate hanno fatto riflettere anche me. Con la mente, senza che me ne rendessi conto, sono tornato al giorno in cui hai rischiato di morire. Non credo di avertelo mai confessato, e sono un idiota a farlo su un pezzo di carta, lasciandone indelebile traccia, ma in quell'occasione, provai quello che avevo provato già per mio fratello. Piansi per te. Sapevo che ce l'avresti fatta, ma come comandante fui costretto a mostrarmi forte, dimostrare alla Toman che non ero affatto in pensiero per te. Mi sono però lasciato andare, perché con te posso fare il bambino capriccioso (ancora oggi) e questo mi sarebbe dannatamente mancato. Mi abbandonai al pensiero che purtroppo, eri un essere umano come tutti gli altri, che eri fatto di organi e tessuti come ogni altra persona. Pensai ai tuoi polmoni, al fegato, alla milza, al cuore. Pregai ogni singola parte di te di continuare a funzionare per me, perché sapevo bene di non poterlo sopportare. Eppure, chiunque tranne quell'incompetente di Takemicchi, mi ricorda come una roccia quel giorno. Io volevo solamente che vivessi.
Tutti qui sentono la tua mancanza, sentono la mancanza della roccia, della colonna di questa combriccola. Sono il tuo comandante, il tuo migliore amico e il tuo complice, ma sono anche la tua famiglia, Ken-chin

Mikey

P.s. non c'è niente che voglio dire in più, ma questa storia del post scriptum mi ha sempre affascinato e dovevo provarci! (Se ti metti a piangere, fai finta che stia ridendo di te)

Last letterWhere stories live. Discover now