Solo un giorno di fine estate

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Avremmo dovuto essere due vite opposte, due mondi nati per scontrarsi,
due calamite contrarie, destinate a respingersi, e invece eravamo uno scherzo,
un paradosso, un'anomalia, e nessuna distanza, nessun destino, nessuna legge fisica
riusciva a tenerci separati. Eravamo una reazione chimica, eravamo incontro e direzione,
l'uno ritorno e sponda dell'altro.
(Rossana Soldano - Come anima mai)





~ Solo un giorno di fine estate ~







"It's you, it's you, it's all for you,
everything I do.
I tell you all the time
Heaven is a place on earth with you,
tell me all the things you wanna do.
I heard that you like the bad girls,
honey, is that true?"






Non sai da quanto ha iniziato.

Non sai nemmeno come ci sei arrivato, in questo letto disfatto, a farti molestare volontà e ragione da lui e dalle sue braccia maledette - ti tendi e sussulti, tuo malgrado, nel sentirle avvolgersi con forza intorno alla curva indifesa della tua schiena.

Un brivido violento e inaspettato ti risveglia i sensi, procurandoti una fitta acuta esattamente lì, tra le vertebre e l'inguine. Avverti il torpore scucirsi via dalle palpebre, dissolto dall'insistenza delle sue labbra, della sua lingua che si abbatte sulla tua con l'irruenza, l'ostinazione e la furia di un'onda sospinta da venti tempestosi e feroci.

Apri gli occhi, quando il calore del suo respiro abbandona la tua bocca e implacabile, inesorabile, si sposta altrove - ti provoca, l'infame, ti solletica le guance e il mento, affonda il naso nell'incavo della gola, quasi volesse trovarvi un rifugio, o riposarsi un poco, cullato dal battito accelerato del tuo cuore (dei vostri cuori). La luce morbida di un lampione s'insinua in scaglie sottili attraverso le imposte leggermente socchiuse. Gli prendi il volto fra le mani e lo costringi a guardarti, lo osservi a tua volta, intensamente, e li vedi, su di lui, ovunque, i segni del sesso con cui vi siete marchiati e sfiniti - sesso urgente e sporco, necessario, a levarvi di dosso l'odore acre della mancanza, dell'assenza, dei mesi e degli anni trascorsi lontani l'uno dall'altro, arresi a una solitudine vuota (scelta), senza sperare, senza osare immaginare - eppure. Sesso scomposto e consumato contro un muro gelido, e ancora, di fretta, sul pavimento e sulle scale, dove ti è parso di morire, mentre lasciavi che il tuo corpo si mescolasse e si confondesse al suo - irrimediabilmente, irreversibilmente - e forse (forse), per un istante, uno soltanto, sopra quei gradini fottuti ci sei morto davvero.

(E non sei stato il solo).

«Mi hai portato tu a letto?»

«No, ci sei arrivato volando».

«Non è un'ipotesi da scartare a priori».

«Sarà, ma volare non è divertente quanto prenderti di peso e trascinarti mezzo svenuto in giro per casa».

Sogghigni appena, piegando la testa all'indietro, e Albus, naturalmente, da bastardo navigato qual è, subito ne approfitta (andiamo, piccolo, lo so che lo fai di proposito) e ti si avvinghia al collo - lo morde, lo lecca, lo tortura con sapienza e squisita lentezza, per minuti che appaiono eterni; poi, all'improvviso, si scosta, dolcemente, si solleva sui gomiti e scivola placido lungo il tuo addome, imprigionandoti sotto di sé - nessun pudore, nessuna esitazione a inibire i suoi movimenti sicuri, precisi, adoranti. Trattieni a stento un gemito e di nuovo lo percepisci, chiaramente, dolorosamente, come una scarica elettrica, o la bruciatura di una fiamma, il modo, la cura, la devozione straziata con cui ti disegna brandelli d'esistenza addosso, sulla pelle, nella pelle.

GRINDELDORE ~  As my memory rests, but never forgets what I lostDove le storie prendono vita. Scoprilo ora