xxxvi. la cura

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"Sogna, continua a sognare finché il tuo sogno non si avvera

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"Sogna, continua a sognare finché il tuo sogno non si avvera."
- Aerosmith.

"- Aerosmith

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Il pomeriggio successivo

«VADO a controllare dall'altra parte. Nel caso, ti avviso con un fumogeno.»
Levi annuì «D'accordo.»

Manami premette i grilletti e volò fuori dalle rovine della grotta, in un balzo. Non appena giunse sul margine lasciato dal gigante di Rod Reiss, i raggi di sole del tramonto la colpirono dritta negli occhi, per poco non accecandola. Socchiuse le palpebre e si mise una mano sulla fronte a mo' di barriera, per riuscire a vedere meglio l'orizzonte. Inspirò, l'aria odorava di pioggia. Scrutò attentamente le chiome di foglie aranciate che si muovevano al ritmo del vento. Alcune di esse cadevano e venivano trasportate via, fino alle sue spalle, e andavano a posarsi tra i corpi martoriati dei Gendarmi. Molti li avevano uccisi loro la notte precedente, altrettanti erano stati schiacciati dal crollo di quella struttura sotterranea mastodontica. Kenny era ancora dato per disperso, e lei e Levi si trovavano lì proprio per cercarlo. La ragazza si strinse meglio nel mantello, e rabbrividì perché una raffica di aria fredda le colpì proprio quel lembo di pelle scoperta del collo. Si rigirò il fucile tra le mani e camminò diretta verso la foresta, il rumore dei suoi passi attutito dall'erba umida e il dispositivo per la manovra tridimensionale che cigolava di tanto in tanto. Tra le fronde passavano gli ultimi raggi di sole e creavano dei bei giochi color arcobaleno sulle gocce di rugiada. Però sull'erba verde comparvero delle macchie sanguigne. Manami si arrestò e osservò dove queste portavano: creavano una linea abbastanza retta lungo il margine del bosco. Le seguì cauta. In lontananza notò un uomo. Era seduto ai piedi di un albero, le gambe stese e di poco divaricate. Vide che era ustionato su metà volto e aveva gli occhi chiusi... Kenny. Si teneva una mano su una ferita l'addome, da cui colava sangue. Si avvicinò. I suoi passi destarono l'uomo; egli sollevò di poco il capo e aprì di scatto gli occhi. Manami lo squadrò dall'alto, minacciosa. L'altro emise un grugnito insoddisfatto e tornò a fissare il suolo.

«Oh, sei tu...» mormorò rauco, per poi tossire un paio di volte. La scagnozza di Levi.
«Vedi di non morire, ancora.» Disse ella, ignorandolo del tutto. Estrasse dalla cintura lo spararazzi e lo puntò al cielo «Hai dei conti in sospeso con qualcuno, e faresti meglio a dargli delle risposte.» Premette il grilletto e scaturì un rivolo cremisi, che si andò a fondere alla tinta pescata del crepuscolo.
L'uomo ridacchiò «Ah, intendi Levi? E tu cosa saresti per lui?»
La ragazza sbatté le palpebre, rimase impassibile «Un'amica.»
Kenny tossicchiò ancora «Quel nanetto non ha amici...» e sputò sangue.
«Questo lo dici tu.»
«Allora è stato meglio che non ti abbia fatto saltare la testa...»

SUNLIGHT PUFF • levi ackermanWhere stories live. Discover now