Capitolo 5

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Thomas, da quando si era recato nella stanza di Newt per la prima volta, non aveva più smesso di andarci.
Lo faceva quasi ogni giorno, nel tardo pomeriggio, l'unico momento della giornata in cui non aveva lezioni o esami medici da subire.
Ormai aveva imparato tutta la strada a memoria senza aver bisogno di controllare corridoio e numero di stanza.

Continuava a ripetere il trucchetto con la porta e a essere il più possibile furtivo per i corridoi, ma non era un ragazzo stupido, né così ingenuo da poter sperare che la W.I.C.K.E.D. non se ne fosse accorta.
Tuttavia, dopo averci a lungo riflettuto, aveva deciso che se loro non avessero sollevato la questione di certo non lo avrebbe fatto lui.

Avrebbe continuato ad andare da Newt fino a quando glielo avrebbero permesso, e questo gli bastava.
Per il momento.
Poi, come sempre, avrebbe trovato un altro modo.

"Tommy!".

Come ogni volta che varcava la soglia di quella dannata porta metallica, Thomas venne accolto da quel buffo nomignolo.

Anche quel giorno il viso di Newt risplendeva per un sorriso che gli arrivava fino agli occhi, colmi di rughe per il sollievo e non per la preoccupazione, e anche quel giorno Thomas improvvisamente pensò che il mondo non fosse poi un posto così brutto in fin dei conti.

Il nuovo arrivato si avvicinò al letto con passo felpato e ci si sedette sopra con un tonfo, facendo tremolare il materasso e ridacchiare il biondino che se ne stava già comodo lì ma che si spostò comunque un pochino per fargli spazio.

Poi iniziarono a parlare, come facevano sempre. In realtà Thomas non parlava poi molto, preferiva ascoltare Newt che proferiva discorsi concitati per tutto il tempo.
Si era reso conto che, a discapito della prima impressione, il biondino amasse davvero chiacchierare di qualunque cosa, o quasi, ma che si sforzasse di non farlo.
Gli dava l'impressione che servisse una persona adatta.
E, a giudicare dalle sue povere orecchie quasi sanguinanti per la mitragliata di parole sconnesse che ricevevano, Thomas iniziò a pensare di potersi considerare una persona adatta almeno per quello.

"Newt preferiresti... fammi pensare... dire sempre tutto ciò che ti passa per la testa o non poter più parlare?".

"Non poter parlare, ovviamente".

"No... non ci credo!".

"Sono serio razza di pive".

"Ma tipo mai mai più"

"Sì, ho capito. La risposta non cambia. Sarebbe insopportabile dire al mondo ogni mio pensiero: non lo capisco nemmeno io cosa mi passa per la testa in realtà".

Thomas si soffermò sulle sue parole, chiedendosi se avrebbe fatto la sua stessa scelta. Si rispose mentalmente di sì e passò il suo turno all'altro ragazzo.

"Ok, ora tocca a te".

Newt si portò una mano sotto il mento con aria assorta, emulando involontariamente la statua del pensatore.
Il suo corpo, come scolpito nel medesimo bronzo dell'opera francese, se ne stava immobile respirando appena, mentre probabilmente nella sua mente delle rotelline si muovevano in modo convulso per decidere quale domanda porre a Thomas.

Alla fine riemerse trionfante dal silenzio in cui si era chiuso: "Bene. Ce l'ho".
L'altro ragazzo gli rivolse uno sguardo carico di curiosità e aspettativa.

"Attenzione a come risponderai Tommy, perché potrei decidere di non parlarti più!", lo mise poi in guardia Newt.

Thomas alzò le sopracciglia e non riuscì a trattenersi: "Ma che hai, 2 anni? Ti offendi se non mi piace il tuo giocattolo preferito?".

Per un secondo l'espressione di Newt vacillò, ma subito dopo si trasformò in indignazione pura quando si rese conto dal sorriso dell'amico che lo stava prendendo in giro.
Thomas imitò malamente il pianto di un bambino capriccioso prima di ricevere dall'altro un pugnetto sul braccio.

I Still Remember You || Newtmas Where stories live. Discover now