Parte 1 - Il cappello rosso

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C'era un cappello rosso schiacciato da pioggia e passanti.

A volte in queste giornate mi sembra che l'acqua mi scivoli dentro e tiri via tutto, tutto quanto.

Certe volte invece sembra che purifichi, che lenisca. In queste giornate pulisco casa.

Che pare una cosa scema da fare, ma ti assicuro che aiuta un sacco. Aiuta davvero.


C'è un racconto intrappolato qui da qualche parte, un incipit che non riesco a ritrovare, ho questo racconto che preme e vorrebbe uscire e scalpita e si vuol far narrare.
Ma io non riesco più a trovare il capo del filo, s'è perso fra i pensieri. Che folla, ragazzi.

Sconnessi, preoccupati, non so a chi dar il resto.

Dicevo, c'è questo racconto incastrato che ha fatto capolino qualche giorno fa. Aveva a che fare con la pioggia, con un po' di malinconia sparsa e poi chissà, forse voleva diventare una storia più lunga.

E quindi procedo a ritroso, finché il caos me lo permette.
E il caos non me l'ha permesso, perché mi sono persa in altro.

E ora è sparita di nuovo, inghiottita da tutto.

C'è un cappello rosso, schiacciato da pioggia e passanti.

Io sono alla fermata del tram e l'osservo immobile, persa in qualche storia.
Chissà di chi era, se qualche incivile l'ha buttato a terra, se è caduto e ora il proprietario lo cerca con un matto per tutta la città, sotto la pioggia.

Me lo immagino andarsene a ritroso, quasi camminando al contrario per ritrovarlo, che se ha una testa come la mia, allora sta fresco, il cappello non lo ritrova né ora né mai.
Gira, gira in tondo cercando di ricordarsi ogni passo.

Non riesco mai a tenermi niente – pensa e si maledice – aveva ragione mia madre quando mi diceva che perderei pure la testa, se non l'avessi avuta attaccata al collo.
Il cappello in sé non vale niente, ma lo aveva comprato con lei, o anzi no, era l'ultimo regalo della nonna.
E chi lo sapeva che quello stupido cappello sarebbe stato l'ultimo?

Torna indietro un altro po', ma poi rinuncia. La pioggia si fa fitta.

Sì, la pioggia si fa fitta e io ho perso il tram, pensando al cappello rosso schiacciato a terra.

Parole, parole, parole, frasi vorticanti. Ho iniziato a scrivere e ora la mia testa è un fiume in piena, come gli occhi.

E allora facciamola scorrere quest'acqua.

Sono in fermata che ho perso il tram per quello stupido cappello, ma tanto che fretta ho, non ho di meglio da fare che aspettare.
Anche se qualcosa la potrei fare, ma meglio rimanere immobile qui sotto la pioggia.

I miei capelli sono sfuggiti dal cappuccio e ora grondano d'acqua, così come il giubbotto e le scarpe, zuppe.

Lo sapevo che era il tempo da Dr Martens, ma chissà come mai, chissà, non mi do mai retta, quando mi suggerisco le cose.

C'è uno studio su questa cosa, praticamente tu puoi essere convinto quanto vuoi di qualcosa, un qualcosa che può pure essere giusto, ma se più persone sono contrarie, allora lo diventerai anche tu.

A me capita anche quando c'è una sola persona nella stanza.

Perché conta sempre di più l'opinione degli altri?

Ma soprattutto, perché ci sto pensando ora che dovrei essere da tutta altra parte?

Mi sveglio dal torpore proprio mentre il secondo tram sta per ripartire e lo riesco a prendere al volo.

Ci sono tanti passeggericon gli occhi incollati al cellulare come me e si sente un silenzio irreale,una pesantezza cosmica.
Mamma mia, sono diventata come quei vecchi che dicono che prima si stavameglio, che i bambini giocavano in strada e non stavano attaccati a unoschermo.

Che palle.


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⏰ Last updated: Oct 04, 2021 ⏰

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Città di pioggiaWhere stories live. Discover now