CAPITOLO 1

2.5K 59 9
                                    


Triste come l'estate possa finire così velocemente, lasciando solo quella tremenda sensazione di nostalgia, di meravigliose serate in riva al mare attorno a un falò con amici che rendono irripetibile ogni giorno della tua vita. Io sono Christie Barker, ma i miei amici mi chiamano Chris. Questo che guida, alla mia sinistra è Tony, il mio migliore amico. Non ricordo esattamente quanto tempo è passato da quando io e Tony ci siamo conosciuti ma siamo cresciuti insieme. Sono le 07:45 e siamo diretti in quell'inferno che tutti chiamano "Liceo". Ma per me è solo una prigione senza sbarre alle finestre, dove qualunque guardia carcere sarebbe più simpatico di tutti quei figli di papà che ti guardano dalla testa ai piedi, evitandoti come la peste solo perché hai deciso di distinguerti dalla massa, semplicemente scegliendo di essere te stesso. Mi rincuora solo il fatto che sto per finire di scontare la mia pena, credo che il peggio sia passato, posso sopravvivere all'ultimo anno!

Con l'entusiasmo di un condannato a morte condotto al patibolo guardo Tony parcheggiare: "Siamo arrivati" -Esclama- "Non hai saputo la novità? Si è trasferita da poco in città una ragazza,si chiama Katy Morrison, frequenterà il quarto anno!" E scendendo dalla macchina, mi lascia seduta su quel sedile con un espressione perplessa sulla faccia. La curiosità prende il sopravvento al trauma di dover rimettere piede in quel posto e preso coraggio mi decido a scendere dalla macchina. Tutti sembrano felici di rivedersi, raccontandosi entusiasti come hanno trascorso l'estate fingendosi amiconi , e mentre penso che appena si volteranno diranno le peggior cose l'uno dell'altro, eccolo lì! Il suono tremendo della campanella! E' arrivato il momento di farsi coraggio ed entrare. Ma ancora a metà, devo tristemente salutare la mia sigaretta. Abbandonandola su una mattonella di quell'orribile pavimento di pietra, varco la soglia di quel glaciale edificio come se stessi varcando il cancello dell'inferno.

Dopo aver litigato col mio armadietto scassato saluto Chloe, la mia migliore amica. Lei è la ragazza più dark che io abbia mai conosciuto e devo ammettere che alle volte fa paura persino a me, nonostante sia la mia compagna di banco dal primo anno. Credo che riesca a incorporare più alcool che ossigeno ma non è certo il suo costante profumo di distilleria che fa di lei una delle poche persone leali rimastemi accanto.

Noto che ha il mio stesso identico entusiasmo e mentre cerco di tirarle su il morale mostrandole tutta la mia felicità di essere ritornata a scuola, vedo il suo sguardo perdersi alle mie spalle alzando un sopracciglio e storcendo la bocca. Mi volto e la vedo. E' lei. Katy Morrison, la nuova del quarto anno. Tenere la bocca chiusa è impossibile mentre lei si fa largo nel corridoio con la sua gonnellina scozzese sopra il ginocchio, la camicetta bianca con la scollatura aperta, un paio di scarponcini neri slacciati, una chioma riccia nera corvina, due labbra carnose da mordere e due occhi azzurri che farebbero invidia anche al cielo più sereno. D'un tratto il primo giorno di scuola non sembrava più così tanto terribile come quando è iniziato, e proprio quando sembra fossi in paradiso, Chloe mi riporta alla realtà chiudendomi la bocca, dicendomi: "Levatela dalla testa, piccola! Non hai visto con chi è entrata?". Ebbene si! La triste e scoraggiante realtà. Al suo fianco come due angeli della morte, Belinda Christensen e Rebecca Johnson, il marcio della scuola. Le principessine snob l'avevano già presa sotto la loro ala per trasformarla nella nuova strega. Loro mi odiano. E' dal primo anno che mi chiamano "Chris lecca buchi" raccontando di me le favole più perverse facendomi passare per la maniaca pervertita "divora ragazze". Ormai non ha più importanza! Ci sono abituata! Non penso valga più la pena prendersela per due persone che hanno visto più uccelli di un cielo in periodo di migrazione.

Una volta, al secondo anno, ho rischiato la sospensione per averle rovesciato il pranzo addosso, mentre le loro offese sembrava non avessero fine.

Mi guardavano dall'altra parte della mensa e ridevano coprendosi la bocca per non farmi capire cosa stessero dicendo, sperando che io, oltre a essere un perfetto bersaglio da prendere di mira, per mettermi in ridicolo davanti a tutta la scuola, fossi anche tanto stupida da non accorgermi che ero il centro del loro mirino.

Quello che gli altri non riescono a vedereWhere stories live. Discover now