Per quanto ricorderò il tuo viso?

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“Tutti hanno in mente quest’idea della donna con in mano un calice di vino in cui affonda i suoi dispiaceri e le delusioni d’amore, è assurdo.”  –  mi dicevi.
Già, le delusioni d’amore. “Ci sono infinite donne deluse, donne usate come se fossero oggetti, donne abbordate e poi lasciate dopo una notte di solo sesso.”
Figuriamoci, non dico mica il contrario. Sono fratello e figlio maschio. So di che cosa parlavi quando facevi queste asserzioni, te l’ho sempre detto. Ma gli uomini?
Gli uomini in questa società, che con tanta fatica sta cercando la parità dei diritti e il rispetto per la figura femminile (che condivido, sia chiaro) hanno invece il diritto di soffrire?
Cioè, io dove e a chi posso raccontare le ferite che mi hai inferto? Perché lo hai fatto cazzo e con la leggerezza di chi non ci ha poi neanche riflettuto troppo: avevi un mezzo sorriso sulle labbra e incamminandoti, non ti sei neanche voltata. Come se non fossi stato niente, come se non fossimo stati grandi, insieme. Come se tutte quelle parole accarezzate e quei sospiri affannati, fossero un passatempo effimero per te. Io allora, come lo esterno questo dolore qua che mi trovo addosso, imponente come un grattacielo che mi schiaccia e mi affatica il respiro?
Non posso sfogarmi con Dido e Gio, mi manderebbero affanculo e mi direbbero di non fare troppe storie; che lei era una stronza, che me l’avevano detto mille volte e che devo andare oltre. Star lì a rimuginare non serve a niente. Già, ma se non sei tu a sentirti fottuto da quella che pensavi fosse quella giusta, ci credo che mi dici di andare oltre. La gente non si applica mai nei dolori altrui, questo credo prescinda dal genere. No niente credo, ne sono convinto: dopo aver sentito le mie sorelle inveire mille volte a casa contro le loro – si si, amica, amica e poi quando sto male, dove cazzo è? – ne sono più che convinto. Il dolore degli altri è sempre superficiale agli occhi di chi ti deve ascoltare. Ascoltare vuol dire investire tempo, ma la gente investe soldi. Il tempo non lo spreca, mai.
E allora fanculo, sfatiamo gli stereotipi che tanto detestavi: lo mando giù io, senza sosta, un ottimo calice di vino e mi metto pure un film. Uno di quei film che mettevi sempre col ciclo, che poi piangevi a fiotti e volevi che ti consolassi. Mi diresti che già il fatto di farlo con lo spirito di andare contro a un luogo comune, è stupido. Che il fatto di farlo apposta è idiota, perché dovrei sentirmi libero di bere quello che voglio e che il fatto di farlo in questo modo, associato all’immagine della consolazione al femminile, è un costrutto sociale. Lo so che mi diresti questo e ti detesterei. E ti amo, perché anche ora che non ci sei, hai il potere di farmi risuonare le tue parole e le tue idee nella mia cazzo di testa. Ma io bevo ancora sai e se non è al primo, al decimo bicchiere – no, al decimo calice – ti avrò annegata. Spero solo di non riportarti in vita domattina.

EDS8 LOVE'n'WINEWhere stories live. Discover now