12. Voglio Essere Tuo

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"Ti piace quel braccialetto?"
"Non ci provare, la risposta è no" L'eroe rise ed entrò nel negozio nonostante le proteste del ragazzino, uscendo poco dopo con un pacchettino tra le mani.

"Non dovevi comprarlo Sora, sembri Katsuki quando compra tutto quello che mio padre reputa carino"

"E' solo un braccialetto Haru, te l'ho preso volentieri" Il moro lo ringraziò sorridendo e, dato che iniziava a sentire freddo, propose di bere una tazza di tè caldo in un cafè vicino alla loro ubicazione.

I due ragazzi erano usciti insieme per l'ennesima volta in quella settimana, grazie al fatto che Sora avesse chiesto di avere alcuni pomeriggi liberi per uscire col il più giovane.

Erano ormai diverse settimane che si frequentavano e Haruki non si era mai sentito così sereno accanto ad una persona estranea alla famiglia.

Sora lo trattava come se fosse fatto di cristallo e la cosa non gli dispiaceva affatto.

Tuttavia, da qualche giorno gli vorticava in mente un pensiero che non era ancora riuscito ad esprime a parole.

Tutte le volte che si incontrava con Sora il suo cuore iniziava a battere più forte del normale e arrossiva in maniera spropositata mentre si preparava davanti allo specchio.

Izuku lo prendeva in giro in maniera giocosa, aiutandolo con consigli e suggerimenti vari, anche se era perfettamente consapevole che il figlio non ne avesse bisogno.

"Haru tutto bene? Ti vedo sovrappensiero"

"Oh si scusami, stavo pensando ad una cosa" Rimasero a parlare del più e del meno per un'altra oretta, prima di pagare e dirigersi verso casa del più piccolo.

Sora lo prese delicatamente per mano, scaldando l'aria attorno a loro col suo quirk.

Aveva notato Haruki tremare, ma sapeva che non gli avrebbe chiesto niente per non infastidirlo.

Arrivarono a casa in pochissimo tempo e Haruki notò che nessuno fosse in casa, così invitò l'azzurro al suo interno.

"E' una bellissima casa, avete buon gusto"

"Katsuki e papà hanno gusti simili in fatto di arredamento. A loro piace comprare mobilia nuova di tanto in tanto"

Haruki mostrò l'abitazione al.. fidanzato? Poteva considerarsi fidanzato? La loro frequentazione era agli albori e aveva paura di fare un qualsiasi passo falso verso quel ragazzo dolce come il miele che gli aveva inevitabilmente rapito il cuore.

Una volta arrivati in camera sua, Sora chiese al ragazzo se potesse allacciargli il braccialetto al polso, ricevendo una risposta affermativa da parte dell'altro.

"E' bellissimo Sora, non avresti dovuto compr-"

"Ti piace giusto? Smettila di pensare che nulla ti sia dovuto... ti meriti questo e altro Haru. Sarà meglio che impari questo semplice concetto, perché non intendo ripeterlo all'infinito"

Inutile dire che le guance si colorarono di un rosso profondo, soprattutto quando una mano si posò sul suo collo, accarezzando lentamente quel lembo di pelle scoperto dalla felpa.

"Sto per baciarti Haru" Affermò Sora abbassandosi lentamente verso il volto arrossato dell'altro, chiudendo gli occhi.

Haruki prese impercettibilmente a tremare, non aspettandosi di essere baciato veramente così presto.

Tuttavia il bacio non arrivò, poiché Sora si incamminò verso la porta esclamando serio:

"Perdonami, non volevo forzarti. Ho osato troppo, è meglio che vada, ti chiamo domani" Haruki sgranò gli occhi e corse nella sua direzione, afferrandolo per un braccio, rigirandolo, tornando faccia a faccia come pochi attimi prima.

Non è mio figlioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora