57: Un luogo di perdizione

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Era appena iniziato il mese di novembre del 1849, e una fitta nebbia colpì quella zona, essa era così densa che come si poteva tagliare con un coltello, Alexey al contrario di Pavel amava quel posto, un luogo così calmo e sereno da mettere spensieratezza nel cuore del ragazzo, nell'osservare il laghetto ghiacciato che vi si trovava innanzi al caseggiato egli entrava in una sorte di tranche che lo vedeva pattinare con suo moglie e sua figlia ai suoi lati, poter fare delle piroette con Sveta per scambiarsi dei teneri baci all'ombra degli alberi che sovrastano la zona e aiutare la piccola Yulia nel fare i suoi primi passi su i pattini.

Verso mezzo dì rincasò per pranzare, erano giorni che non metteva nulla sotto i denti, aveva preso la brutta abitudine di mangiare solo dopo che avesse avuto notizie dalla moglie, lettere che a volte arrivano anche dopo svariati mesi, nonostante i rimproveri dell'amico e della serva al riguardo della sua salute (oramai la sua gabbia torcia era messa in bella mostra, per questo il ragazzo non toglieva mai la camicia innanzi alla gente).

Passò in rassegna le varie stanze ma con sorpresa non trovò Pavel,

"ma dove si sarà cacciato?", il terrore incominciò a pervadergli il cuore

"forse lo hanno arrestato"

"hanno scoperto dove ci nascondiamo", a un tratto sentì bussare alla porta, tirò fuori un coltello che aveva nello stivale destro aprì con cautela la porta,

"ah siete già pronto per uscire?" Chiese la serva, Alexey nascose l'arma dentro il cappotto

"Dove sei stata?"

"Al mercato, dovevo acquistare del cibo" "Sai dove si trova Pavel?"

"In verità non so dove egli sia, stamane lo visto sgattaiolare fuori dalla porta, presumo che sia andato al bordello"

"Bordello?"

"Esatto, a pochi chilometri da qui c'è una locanda, che viene usata dalle prostitute, è un luogo di perdizione"

Disse la ragazza facendosi il segno della croce (ebbene si, Aurora ovvero colei che serviva nella casa aveva posto una condizione per continuare a lavorare lì, imparare la lingua russa). Nonostante la forte nevicata, il giovane si diresse in tutta fretta verso la città, aveva una grande paura, il timore che Pavel oltre a essere scoperto (in città negli ultimi mesi erano state affisse delle taglie sulla loro testa) anche quella di perdere tutto il denaro speso con donne di malo affare, un volta arrivato si precipitò nella locanda e si pentì subito del suo gesto, v'era un odore nauseabondo, una puzza che avrebbe fatto vomitare un maiale, tutti quanti lo guardando in faccia senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi.

Alexey sentì dei brividi che gli percorrevano la spina dorsale, ma si fece coraggio e andò verso il bancone "Salve, vorrei qualche informazione" Il barista non gli rispose, anzi sputò per terra appena sentì le sue parole (era ben risaputo l'odio e il disprezzo dei finnici verso gli slavi) tutti coloro che stavano seduti si alzarono di scatto per poi accerchiare il ragazzo, una voce si elevò in quella folla di gente, un qualcosa che Alexey non capì poiché era tutto in finlandese.

"Ragazzo, i russi qui non sono i benvenuti, quindi se vuoi uscire con le tue gambe, ti consiglio di andartene subito"

Le parole suonavano come una minaccia, l'uomo che le pronunziò all'apparenza non sembrava così spaventoso, aveva almeno un sessantina d'anni, l'occhio destro malconcio e si teneva in piedi tramite l'ausilio di un bastone.
Alyosha pensò per qualche secondo finché non gli venne un'idea, tirò fuori un sacchetto di monete e le porse sul bancone, appena quel vecchio le vide prese un boccale di birra che si trovava lì vicino e glielo porse, gli diede una pacca sulla spalla e blaterò qualcosa nella sua lingua, quando finì di parlare tutti si calmarono tornandosene ai loro posti.

La giovane Svetlana Where stories live. Discover now