7. Sabbia fredda

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Gioco piano con la sabbia fredda, stringendola e lasciandola andare ripetutamente. I granelli mi si infilano sotto le unghie laccate di nero, provocandomi un leggero fastidio. La sabbia umida mi lascia una sensazione di bagnato sul palmo della mano, che struscio ripetutamente sulla coscia, provando a scacciarla, fallendo miseramente.

Il leggero vento, tipico delle nottate estive, mi finisce addosso. Le gambe si riempiono di brividi, costringendomi a stringerle tra le mie braccia nel vano tentativo di riscaldarmi. La brezza marina mi entra nelle narici, provocandomi un leggero prurito. I miei capelli vengono sposati, piano, verso destra, appiccicandosi alla mia guancia.

Il fuoco ormai è spento, mentre tutti sono nelle loro tende, compreso Alex. L'ho mandato dentro, dicendogli che avrei fatto una chiamata per poi raggiungerlo. Ma stavo mentendo, resto seduta sulla fredda sabbia, fissando lo schermo spento del mio cellulare.

Per tutto il giorno, il mio telefono è stato scosso dai messaggi di quello che, ormai, è il mio ex. L'ho bloccato, così è passato alle chiamate e quando l'ho inserito nella lista dei numeri che non possono cercarmi, è passato a Instagram, poi a tik tok. L'ho bloccato ovunque, e ho spento il telefono, chiedendomi cosa si inventerà domani per cercarmi.

Sono scappata da Alex, spaventata dal doverlo avere accanto per tutta la notte, senza poterlo toccare, senza poterlo sfiorare. Ho sognato questo momento per ore, giorni, mesi, anni. E ora, ora che ho l'opportunità di stare con lui, di dirgli ciò che penso, di ascoltare la sua voce, scappo.

Sono sempre stata brava, a scappare. Ciò che non so fare, è affrontare i ragazzi, o gli uomini come volete. La verità è che mi spaventano, che quando mi sono lasciata finalmente andare dopo tutta la vita in cui mi rinchiudevo nell'ansia data dalla mia famiglia, lui mi ha deluso, sappiamo tutti come.

"Va tutto bene?" Sobbalzo, nascondendo il telefono nella tasca della felpa, annuendo piano. Non mi giro, mantengo lo sguardo fisso sull'orizzonte davanti a me, non volendo incatenare il mio sguardo lucido con il suo.

"Sto bene, grazie. Puoi andare a dormire, arrivo tra poco" mormoro, stringendo le mani a coppa sulle mie ginocchia fredde. Le onde si infrangono sulla riva, causando un rumore sordo, l'unico che si sente in quel momento sulla spiaggia.

"Stai morendo di freddo" sussurra, mentre lo sento sedersi dietro di me. Aggancia i fianchi ai miei, strendendo le sue gambe vicino ai miei piedi, così che con questi io possa sfiorare le sue cosce. "Sei congelata" posa una sua mano, bollente, sul mio braccio, congelato, lasciando che il suo calore si espanda nel mio corpo. Stringe le sue braccia intorno ai miei fianchi, facendomi irrigidire di scatto.

"Rilassati, ti prego" soffia sulla mia pelle, rabbrividisco mentre i muscoli del mio corpo si distendono sotto il suo tocco caldo e sicuro. Mi lascio andare, posando la schiena sul suo petto e accoccolandomi a lui, riscaldato dalla felpa e dai pantaloni della tuta, entrambi invernali. Lui, a differenza mia e delle altre ragazze, era stato molto previdente sul fatto che la notte in spiaggia faccia davvero freddo.

"Che stavi facendo qui?" Sussurra, passandomi le dita in mezzo si capelli scuri, districando i miei nodi. Alzo il mento verso di lui, infilando la fronte nell'incavo formato dal suo collo. Lo guardo dal basso, ridacchiando per quanto sembri buffo da quella visuale.

"Pensavo" parlo come lui a bassa voce, per non svegliare gli altri, o forse perché rende tutto molto più intimo. Con l'indice percorre il mio braccio, coperto dalla stoffa della sua felpa, concludendo sulla mia mano. Qui, prende a disegnare cerchi con il polpastrello.

"A cosa?" Sospiro, nascondendo il mio volto nel suo petto, scappando dal confronto. "Non vuoi dormire con me?" Sbotta, piano. Fa uscire il pensiero che, evidentemente, lo stava tormentando.

"Non dire stupidaggini, ale. Ho solo paura" sussurro, decidendo di essere con lui il più sincera possibile. Non ci guardiamo, lui tiene lo sguardo fisso sull'acqua, mentre io mi concentro sul morbido tessuto scuro che ricopre il suo busto.

"Dio, sole, non ti farei mai del male" stacca le mani dal mio corpo, per portarle nei suoi capelli e tirare le punte verso l'alto, per l' esasperazione.
Rido leggermente, non riuscendo a trattenermi, mentre posso percepire la confusione del ragazzo sopra di me.

"Non ho paura di te, ale" riporta le mani su di me, tranquillizzatosi grazie alle mie poche parole. "Ho paura di me" sospiro, giocando con la sua mano. "Di non riuscire a controllarmi"

"Controllarti da cosa?" Blocca l'insistente movimento delle mie dita, intrecciandole alle sue, in una morsa stretta.

"Dagli impulsi" allontano il mio busto dal suo, per girarmi a guardarlo negli occhi. "Ho sognato di incontrarti per anni, ale. Ora che ti ho qui, ho paura di non riuscire a starti lontana"

Mi afferra con forza, spingendomi su di lui, in un abbraccio. "Non devi farlo" sussurra nel mio orecchio, stringendo piano una porzione della mia pelle fra le sue dita. "Se era questo il motivo, possiamo andare" si alza dalla sabbia, porgendomi la mano.

La afferro, lasciando che mi aiuti ad alzarmi, mentre entrambi scuotiamo via i granelli chiari dai nostri pantaloni. Camminiamo, mano nella mano, fino all'entrata della tenda.

Prima di entrare, ci scuotiamo bene e rimuoviamo le scarpe e i calzini, assicurandoci di non portare dentro neanche un grammo di quei chicchi gialli, che altrimenti ci infastidirebbero per tutta la nottata. Fatto ciò, mettiamo piede nella tenda, abbastanza alta da permettermi di stare in piedi al centro di essa, mentre il ragazzo al mio fianco è costretto ad abbassarsi.

"Si sta davvero bene qui dentro" poso il telefono nel borsone, sentendo il calore dell'abitacolo riscaldarmi le ossa lentamente. Il ragazzo annuisce, posando anche il suo, e sfilandosi la felpa.

"È termo isolante, merito di Dario" ridacchia, stendendosi sotto le coperte e guardandomi, in attesa che anche io faccia qualcosa. Tiene le braccia incrociate dietro la sua testa, con le mani a sostegno del peso, mentre mi fissa istintivamente. "Ti consiglio di toglierla, o morirai di caldo qui sotto".

Si riferisce alla mia felpa, che tengo ancora addosso. Decido di seguire il suo consiglio, facendo come ha fatto lui poco prima, per poi raggiungerlo nel sacco a pelo matrimoniale. Sfila le mani da sotto la sua nuca, girandosi su un fianco a guardarmi.

"Sei di una bellezza unica" si lascia scappare e sento le mie guance andare a fuoco. Divento paonazza, colorandomi di un colorito rosso tendente al viola. Posa una sua mano sul mio volto, che brucia per quella vicinanza e quelle parole improvvise.

Si sdraia, facendomi posare sul suo petto e stringendomi, mentre io faccio lo stesso. Restiamo abbracciati in silenzio per minuti interi, mentre sento solo il battito accelerato del suo cuore, e il respiro calmo che mi punge i capelli.

"È la seconda volta che dici una cosa del genere"sospiro, sussurrando fuori i miei pensieri. Il castano ridacchia, accarezzandomi piano i capelli, tirando le punte sciupate verso il basso. "Finirò per illudermi" la mia voce ora, forse, è ancora più bassa di prima, risultando a lui quasi impercettibile. Il sangue improvvisamente arriva tutto sul mio viso, una volta che mi accorgo di averlo pensato ad alta voce.

Ridacchia, lasciandomi un bacio delicato tra i capelli, prima di sistemarsi e chiudere gli occhi. "Chi ti dice che io ti stia illudendo?"

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Ti prego non piangere lilxlia

SPEGNERE IL SOLE | AlexDove le storie prendono vita. Scoprilo ora