Parte 4

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Imogen sapeva che il marinaio l'avrebbe scortata verso casa, e perciò non riusciva a parlare. Non parlava nemmeno lui, e procedevano in silenzio verso la fine del centro abitato per poi imboccare il sentiero di campagna con gli alberi alti e imponenti che lo costellavano.

Per arrivare a casa di Imogen era necessaria un'ora di strada a piedi, e lei era ancora intontita dalla botta presa in testa tanto che tutto le sembrava più grande ed il silenzio ancora più opprimente e spesso. I due incedevano a passi lenti, lui stava al passo di lei, tenendo stretto in una mano il borsello dei soldi e nell'altra il cestino con ciò che rimaneva delle torte della giornata, le quali, e per forza di cose, la ragazza non aveva finito di vendere.

All'improvviso

"Come stai? Riesci a camminare?"

"Bene, forse."

Dal nulla era arrivata quella domanda e dal nulla era tornato il silenzio pesante intervallato dal rumore dei passi che facevano stridere l'erba ed il fango sotto ai piedi. Imogen sentiva tutti gli odori della campagna, e percepiva prepotenti gli occhi di lui sulla sua schiena, sulle sue spalle, sui suoi capelli e sul suo profilo. Nel frattempo lei guardava fissa per terra e, ogni tanto, scostava i capelli scuri dagli occhi.

Dopo aver percorso tutti sentieri, aver guadato due piccoli torrenti e camminato per una brughiera che si perdeva all'orizzonte, da lontano si cominciò a scorgere la casa di Imogen, fatta di legno, pietre e paglia, il granaio, e gli orti circostanti.

Le sue sorelle stavano giocando a palla nello spazio antistante la casa, mentre la nonna e la madre si potevano scorgere a ricamare e cucire sulle solite sedie a dondolo sistemate nel porticato.

La nonna ad un tratto smise di dondolare e, anche se da lontano, Imogen riuscì a scorgere i suoi occhi che si strizzavano per mettere a fuoco le due figure che procedevano verso casa, mentre lentamente si portava una mano sopra la fronte per ripararsi dai raggi del sole.

I due procedettero ancora, e lei aveva imparato ad ascoltare il respiro pesante di lui e a riconoscerne il suono tra i rumori del bosco. Aveva respirato al suo stesso ritmo, accorgendosi man mano che procedevano di come fosse lento e scandito, di come riuscisse a non far trasparire l'affanno per la lunga camminata.

Man mano che avanzavano verso la casa, ogni membro della famiglia si fermava e volgeva la testa verso di loro. Le sorelle avevano smesso di giocare a palla, e stavano in piedi ferme e ammutolite, con la schiena dritta a guardare. Lady Margareth si era accorta che la figlia non arrivava sola, e anche lei, come la nonna, aveva smesso di cucire e ricamare per concentrarsi sull'immagine che si profilava sempre più inesorabilmente vicina.

Una volta arrivati ci era voluto poco a raccontare ciò che era successo, e ci aveva pensato lui, John.

John, un nome come tanti, forse il nome più banale tra tutti i nomi comuni.

Dopo aver raccontato l'accaduto, John venne invitato a rimanere e accolto al pari di un eroe. Venne fatto lavare, gli venne data anche una camicia nuova pulita, ed il padre di Imogen, una volta tornato dai campi ed ascoltata la storia, lo invitò a fermarsi per cena offrendogli un riparo per la notte. Lui accettò, perché un marinaio lontano dalla sua nave ha sempre bisogno di un posto dove stare e di un camino davanti al quale sentirsi stabile.

Quella sera John raccontò dell'India mentre stavano tutti seduti a tavola. Imogen sentì nutrita la sua mente e la sua fantasia, venne portata per mano in terre lontane, imparò nuove parole e le sembrò molto meglio di leggere un libro.

La notte passò veloce, e si sentiva inquieta quella sera, perché il soggetto dei pensieri che la aiutarono a prendere sonno era estremamente vicino a lei.

La mattina seguente, al suo risveglio, non trovò John in casa, come aveva sperato. Non era a colazione con loro e molto presto scoprì che era andato col padre ad aiutarlo nei campi per sdebitarsi della gentilezza dell'ospitalità.

Quel giorno non andò al porto, ma aiutò la madre e le sorelle a badare alla casa, e, nel pomeriggio, arrivò il momento di fare il bucato al fiume.

Tra un mare di vesti, lenzuola e tovaglie, Imogen la riconobbe: quella camicia era ampia e bianca, ma di un bianco più sporco del cotone, probabilmente era fatta di lino. Era di John.

Imogen adorava fare il bucato, le piaceva rimanere coi piedi nell'acqua, d'estate, e sentire il flusso turbinoso e frizzante dell'acque del fiume spumeggiare sulle sue caviglie. Si tirava sempre alto il vestito, e se lo legava attorno alle cosce, in modo di poter godere al meglio della freschezza delle onde, poi strofinava i capi con la cenere fino a farli diventare puliti per infine immergerli in acqua e sentire gli schizzi freschi su fino al suo volto, rosso per l'affanno.

E così, venne in turno di lavare quella camicia, che aveva lasciato intenzionalmente per ultima.

Esitò, e prima di immergerla in acqua se la avvicinò al viso, la accarezzò, ci spinse forte dentro il naso in modo da poter sentire l'odore di quella pelle e scorgere qualche nota di mare, incenso, spezia o fuliggine di focolare.

Era così concentrata che non sentì l'incedere dei passi dietro di lei, e non si accorse che una figura la stava osservando da vicino.

"Sei stanca?"

Imogen sobbalzò, riconobbe la voce ed aveva paura di girarsi affinché gli occhi dessero conferma ai suoi pensieri. Ancor prima riuscisse a voltarsi, lui le si avvicinò, prese in mano un pugno di cenere e dopo che lei ebbe immerso la camicia nell'acqua, John cominciò a strofinare.

Andarono avanti così per un po', finché Imogen decise di essere pronta ad alzare lo sguardo. Allora strizzarono la veste insieme, bagnandosi tutte le braccia ed i vestiti, nonché, lei, la punta dei capelli scuri.

"Non sono stanca, grazie. Mi hai persino aiutata."

Si girò bruscamente ed andò di fretta verso il tinello per riporre il capo. Lui la aspettò seguendola con gli occhi, le gambe ancora immerse nello scorrere del fiume. Lei lo raggiunse.

"Oggi sono stato con tuo padre nei campi. Avete molta terra, tu ci vai mai? Com'è bello lì, c'è tanto silenzio che sembra di stare in mezzo al mare."

"Da dove vieni? Dove sei stato finora?"

"Facciamo due passi, te lo racconto."

Così, camminando nel bosco prima e in una brughiera poi, Imogen scoprì che John aveva molto viaggiato. Aveva scelto di fare il marinaio tanti anni prima, quasi una decina, perché voleva essere libero ed i confini della terra ferma gli stavano stretti.

Imogen immaginò che stare su di una barca per settimane e mesi fosse simile a stare sulla cima d'una montagna: uno spazio tanto piccolo quanto sconfinato perché immerso nell'immensità dell'aria.

Le raccontò delle notti piene di stelle, degli odori dell'India, degli elefanti che esistevano davvero, di pietre preziose che alla luce del sole splendevano e portavano le stelle qui sulla terra. Le raccontò di quanto fosse morbida e lucente la seta e di marajà con rubini tra i capelli che stavano seduti a gambe incrociate su cuscini morbidi e grandi.

Le spiegò come fossero intensi il giallo e il rosso, in India, e di come il cibo lì faceva solletico alla lingua. Le descrisse frutta grandissima e colorata, scimmie piccole e grandi, pappagalli dai colori dell'arcobaleno, uomini con la pelle di un colore diverso e denti bianchissimi che parlavano veloce e a voce altissima.

Le raccontò di come fosse passare mesi e mesi in mezzo al mare, da soli, a dormire su uno sporco giaciglio e sentire come unica musica l'infrangersi delle onde sul vascello.

Le raccontò di briganti spietati incontrati al largo, di uomini che non sopravvivevano alle attraversate e che avrebbero riposato per sempre in fondo al mare.

Le raccontò di come fosse strana e particolare la luce della luna piena che riverberava sul tappeto nero delle onde e di come i fulmini durante le tempeste squarciassero l'acqua.

Ed Imogen ad un tratto non aveva più fame e non aveva più sete, ma desiderava ancora parole, voleva ancora immagini, bramava ancora vedere colori e annusare profumi.

Tornarono a prendere il tinello dei vestiti, e insieme, camminarono verso casa.

Seta e RubiniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora