CAPITOLO 4

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Per l'uscita con Sam ho indossato un semplice jeans nero abbinato ad un top rosso e degli anfibi neri.
Semplice e carina.
I capelli ho rimarcato leggermente le mie onde naturali mentre il trucco solo un po' di mascara e un rossetto nude.
Spruzzo un po' di profumo, prendo il giubbotto di pelle e la borsa e sono pronta.
Vado in salotto dove i miei fratelli stanno guardando la TV.
Appena entro nella stanza, leggo il messaggio di Sam che mi avvisa che è arrivato.
<<Ragazzi io vado, Sam è di sotto>> attiro la loro attenzione e subito Gavin mi squadra.
Inarco un sopracciglio come per chiedergli cosa c'è che non va
<<Sei proprio carina sorellona>> dice Chloe con il suo solito entusiasmo.
Le sorrido e torno a guardare Gavin
<<Ti risalta le tette questo top>> borbotta infastidito.
Scoppio a ridere divertita dal suo comportamento
<<Da quando sei così geloso fratellino?>>
<<Da quando hai deciso di abbandonare le felpe che coprivano tutto questo ben di Dio>> sbuffa ed io trattengo un'altra risata.
Mi avvicino e gli lascio un bacio sulla guancia
<<Ciao gelosone. Mi raccomando fate i bravi>> esco di casa e raggiungo Sam che mi aspetta vicino l'auto.
<<Hey>> lo saluto sorridendo.
Ricambia il sorriso e dopo avermi guardata mi abbraccia
<<Stai benissimo>> sorrido e lo ringrazio
<<Andiamo?>> annuisco e salgo in auto con lui.
Non ho la più pallida idea di dove mi stia portando, ma mi fido di lui e metto a tacere la mia curiosità.
Una decina di minuti dopo, arriviamo a destinazione.
L'insegna del JOE'S DINER spicca luminosa davanti ai nostri occhi.
Entriamo e devo dire che è davvero un bel posto, molto accogliente e intimo.
Mi piace questa tipologia di locali, pub, pizzerie e cose così; mi sento a mio agio e nella loro semplicità hanno un perché.
Ci sediamo ad un tavolo e iniziamo a leggere il menù.
<<Ci sei mai stata qui?>>
<<No, non lo conoscevo. E' davvero carino, mi piace>> sorrido visibilmente più rilassato
<<Sono felice. Cucinano davvero bene, ti consiglio il quarto, è davvero buonissimo>> scorro con lo sguardo il menù alla ricerca del panino che mi ha consigliato e leggo gli ingredienti
<<Sembra buono, prendo questo>> sorride compiaciuto e finalmente una cameriera viene a prendere le nostre ordinazioni che arrivano pochi minuti dopo.
<<Raccontami di te, parliamo sempre dell'università, voglio conoscerti>>
In un certo senso mi rende felice che voglia conoscermi sul serio anche se riguardo la mia vita personale non voglio scendere troppo nei dettagli.
<<Mh non c'è molto da sapere. Vengo da Oakland, ho vinto una borsa di studio per la UCLA per questo mi trovo qui>>
Beh più o meno, è una mezza verità.
<<Wow da Oakland. E la tua famiglia?>>
Ed eccolo qui il tasto dolente.
Non mi piace mentire alle persone ma non posso neanche sbandierare ai quattro venti la mia situazione.
<<Oh mh, ho un fratello di 16 anni e una sorella di 10, Gavin e Chloe>> resto sul vago e spero non mi faccia domande sui miei genitori ma ovviamente non sono così fortunata ma d'altronde la domanda sorge spontanea.
<<I tuoi invece?>>
<<Mia madre è una logopedista mentre mio padre un medico, per l'esattezza un neurochirurgo>>
Poche informazioni, spero gli bastino.
<<E' grazie a lui che hai scelto medicina?>> mi costa ammetterlo ma si.
Sin da piccola sono sempre stata affascinata da ciò che faceva.
Ricordo che da piccola mi piaceva sedermi sulle sue ginocchia e lo ascoltavo mentre con parole semplici mi spiegava le parti che compongono un cervello guardando i disegni di un libro di anatomia per ragazzi.
Si lo so, è strano visto che di solito le bambine ascoltano le favole sulle principesse ma beh quando lui mi spiegava in modo elementare quelle cose, mi incantavo.
Quando ci ha lasciati tutto questo mi è mancato e tutt'ora se ripenso a quei momenti, vorrei che fossero ancora attuali.
Un sorriso malinconico spunta sulle mie labbra
<<Si, in un certo senso mi sono appassionata grazie a lui>>
<<Sono contento che tu abbia seguito le sue orme altrimenti non ti avrei mai conosciuta>> mi sorride dolcemente mentre io arrossisco alle sue parole anche se l'idea di aver preso la sua stessa strada mi infastidisce e non poco.
Decido di spezzare questo silenzio
<<Ora tocca a te!>>
Mi racconta di essere originario di LA.
I suoi genitori sono entrambi architetti, avrebbero voluto che anche lui prendesse architettura ma ha preferito fare ciò che gli piaceva piuttosto che seguire il volere dei suoi genitori.
<<Penso che tu abbia fatto la scelta giusta, insomma è la tua vita e devi fare ciò che ti piace. Se avessi preso architettura per accontentarli non saresti felice e non lo saresti neanche in futuro. D'altronde la nostra felicità dipende dalle nostre scelte>> mi ascolta guardandomi in modo strano, sembra quasi incantato.
Gli sorrido e sembra riprendersi dal suo stato di trance
<<Sono d'accordo con te Kay>> ricambia il mio sorriso e poi iniziamo a parlare del più e del meno.
Il Sam di questa sera è molto diverso dal Sam con cui ho a che fare all'università, è molto più rilassato, simpatico e chiacchierone.
Guardo l'ora sul cellulare e mi accorgo che manca mezz'ora alle 21:00.
Non ho idea di quanto tempo ci voglia per arrivare al GOLDEN, spero di arrivare in orario.
<<Ehm Sam, dobbiamo andare, tra mezz'ora attacco>> sgrana gli occhi
<<E' già ora?>> ridacchio e annuisco
<<Sono scioccata quanto te, è volato il tempo>>.
Usciamo dal locale ed entriamo in macchina.
Nel tragitto parliamo tranquillamente e in poco tempo arriviamo al GOLDEN.
Parcheggia e scende.
Lo raggiungo e sorrido imbarazzata
<<Sono stato bene stasera Kay>>
<<Anch'io, davvero bene>>.
Sono contenta che mi abbia invitata ad uscire, ho passato una bellissima serata in sua compagnia
<<Sono felice. Mh allora se vuoi potremmo rifarlo>> sorride imbarazzato
<<Certo, mi farebbe piacere>> mi guarda con un luccichio negli occhi poi mi accarezza la guancia dolcemente e in modo improvviso un senso di ansia mi assale.
Sono stata bene in sua compagnia ma spero che non abbia intenzione di baciarmi.
E' troppo presto, insomma per ora è soltanto un amico e non so se più avanti potrebbe diventare qualcos'altro.
Continua a guardarmi negli occhi e quando si sta avvicinando, decido che è meglio finirla qui
<<Ehm i-io dovrei andare>>
<<Non ti bacerò Kay, non stasera, non preoccuparti>> lentamente toglie la mano dalla mia guancia con un dolce sorriso
<<Buon lavoro Kay>> mi stampa un tenero bacio sulla guancia e poi rientra in auto lasciandomi lì senza darmi il tempo di replicare.
Sono felice che mi abbia capita, in più senza che io dicessi qualcosa.
Non so se in futuro ci sarà un bacio, chi lo sa magari sarò proprio io a desiderarlo, ma stasera non me la sono sentita e sono felice che lui non ci abbia provato anche se nei suoi occhi ho letto il desiderio che aveva di farlo.
Nonostante ciò, sono felice di come è andata la serata.
Entro nel locale e dopo aver salutato Zander, vado a cambiarmi.
Indossata la divisa vado dietro al bancone e controllo che sia tutto in ordine per l'arrivo dei primi clienti.
Chase non è ancora arrivato e mi sembra davvero molto strano.
<<Zand>>
<<Dimmi piccola>>
<<Chase?>>
<<Gli ho dato la serata libera, domani invece sei libera tu>>
Serata libera?
Oltre il giovedì non abbiamo altre serate libere, soprattutto nel fine settimana.
Aggrotto la fronte confusa e lui sembra capirmi
<<Ultimamente c'è tanta gente e chiudiamo sempre tardi, meritate un po' di riposo, non mi sembra giusto farvi lavorare così tanto. In più c'è anche Carmen>> sorride dolcemente e non mi capacito di quanto quest'uomo sia buono.
<<Oh grazie mille Zand. Sai che se ti dovesse servire una mano puoi benissimo chiamarmi vero?>> mi raggiunge dietro al bancone e mi bacia la testa
<<Lo so piccola Kay>> mi lascio coccolare da questo gigante buono che mi ha aiutata più di chiunque altro.
<<Inoltre hai l'onore di lavorare con me>> ammicca facendomi ridere.

Come pezzi di un puzzleWhere stories live. Discover now