Biscottini di Natale

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Pioveva. Anzi, grandinava, o forse nevicava. Era difficile discernere i fenomeni atmosferici in quel momento, la tempesta tuonava impervia per le strade di Roma e il tipico odore del freddo filtrava dalle finestre lasciate disgraziatamente aperte.

Si respirava un’atmosfera natalizia in casa Conforti, o almeno la respirava Alice. Certo Claudio non l’aiutava, da quando erano dovuti andarsene dall'Istituto per allerta rossa da meteo, se ne stava al computer e non aveva spiccicato parola.

Alice per poco non si era messa a ballare quando la Wally con la sua solita professionalità aveva annunciato agli specializzandi che quel giorno avrebbero dovuto lasciare il proprio lavoro e che se avessero voluto continuare avrebbero dovuto farlo a casa.

Al solo suono del facoltativo Alice si era dichiarata automaticamente in vacanza per due giorni, il tempo dell’allerta. Poi aveva riflettuto ed aveva capito che il meteo pessimo se per lei poteva essere una piccola vacanza tutta Netflix e divano, per altri poteva significare una perdita di soldi, se non addirittura pericolo e allora si era sentita in colpa, ma la prospettiva di un pomeriggio di ozio l’aveva distratta.

Claudio era nel suo ufficio e lavorava a finestra chiusa dalle otto senza aver visto altro che scartoffie per un progetto sulla morte da ipotermia. Quando aveva appreso la notizia, con un mezzo sorrisetto si era presentato alla porta dell’aula specializzandi e aveva eseguito alla perfezione il loro linguaggio segreto.
Dito agitato in aria, sguardo rabbioso e minaccia negli occhi, nasconditori di dolcezza.

“Allevi, nel mio ufficio, ora!”

Alice aveva mimato un'espressione terrorizzata e con un balzo aveva agguantato la borsa e si era alzata, simulando ansia.

“Io vado, non aspettatemi, dopo la ramanzina torno a casa e me ne vado a letto. Alla faccia della tempesta!”

Lara le aveva fatto l'occhiolino.

“Ok, Alice, io invece credo che mi farò un bel piatto di pasta e chi s'è visto s'è visto.”

Paolone aveva come sempre scaldato l'atmosfera, ma lei era già lontana dagli schiamazzi degli amici.

Aveva bussato alla porta dell’ufficio ed era entrata senza aspettare l'avanti. Claudio se l'era vista davanti come sempre scarmigliata e con il viso luminoso.

“Ma buongiorno dottoressa Allevi, come ha passato la sua mattinata?”

CC aveva oltrepassato la scrivania.

“Senza di lei, dottor Conforti. Non è passato neanche a farmi un salutino. Tutto sommato però bene.”

“Lavoravo per noi, Allevi. Sai che se finisco presto poi ho più tempo.” la distanza fra i loro corpi era in veloce diminuimento.

“Noi!? Non la facevo così romantico oggi, professore.” ora erano talmente vicini che era difficile distinguere l'uno dall'altro.

"Ci vieni a casa mia, Sacrofano?" le bocche ad un respiro di distanza.

"Se vengo cosa vinco?"

"Una casa calda e sicura e un figo accanto"

"E chi sarebbe questo figo? Ti informo che non ho voglia di conoscere nessuno oggi."

"Io Sacrofano, sono io il figo"

"Giusto, dimenticavo"

"Hai intenzione di stare tutto il pomeriggio così?"

"Aspettavo lei dottor Conforti"

Le labbra si erano intrecciate dando inizio ad una danza leggera.


                                     ***


"Claudiooo" lamentò Alice "stacchi un attimo?"

"Porca miseria! Porti veramente sfiga, Alice."

"Si può sapere cosa ho fatto ora!?"

"È caduto il segnale, non posso più finire l'articolo!"

"Non hai pensato che possa essere stata la pioggia? Chessò un fulmine?"

"Sarebbe stata troppo una coincidenza. Sei tu!"

"Beh allora vedila come un segno della Tyche, oggi niente più lavoro"

Claudio si alzò, avvicinandosi al divano che era diventato la tana di Alice. Cuscini su cuscini e un pile viola sostavano sul corpo della ragazza.
CC fece per aprire bocca, ma si trattenne, oramai aveva fatto l'abitudine al caos che regnava in quella casa in presenza dell'Allevi.

"Che guardi?" indicò la TV.

"Niente di particolare, una serie TV con due medici legali."

"Ah sì? E cosa succede?"

"Lei è pasticciona ma le piace lavorare, e lui è perfetto ma non ha una vita sociale e soprattutto non smette mai di lavorare"

"Io ho una vita sociale" protestò.

"Chi ha mai detto parlassi di te?" domandò Alice beffarda.

Il discorso era troppo stupido perché Claudio decidesse di farlo durare, anche perché aveva intuito che non avrebbe avuto la meglio. Sorpassò con un salto la poltrona, riuscendo esattamente in quello che Alice avrebbe chiamato "Olio Cuore" e si posizionò accanto alla ragazza.
Alice aveva smesso di chiedersi come facesse ad essere così agile ed in forma stando chiuso tutto il benedetto giorno a fare autopsie o a compilare scartoffie. Di certo era uno stregone.

"Ti va di rendere questo pomeriggio produttivo?" domandò Alice.

"Veramente lo stavo già facendo, ma dimmi, di grazia, che vorresti fare?"

"I biscotti"

"Eh!?"

"Sì, i biscotti di Natale"

"Scordatelo"

"Eddai CC, non chiedo nient'altro." gli occhi si addolcirono fino a diventare quasi lucidi.

"Ti odio, ti odio, ti odio, odio il modo in cui mi rammolisco difronte ai tuoi occhi da cerbiatto."

Alice sorrise.

"Quindi?"

"Va bene, Sacrofano. Facciamo questi biscotti."

Infinitamente imprevedibileWhere stories live. Discover now