La verità

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Pensavo non mi rispondesse e invece fu molto carina. Passammo tutta la sera a parlare e a conoscerci: scoprii che abbiamo gli stessi gusti musicali, le piace leggere e odia uscire.
Sapevo che era una ragazza unica.
Purtroppo poi andò a dormire, mica come me che non dormo per guardare il computer infatti mica tutti vivono davanti al pc come me: passavo i miei pomeriggi sul letto a guardare telefilm in streaming, a fissare il soffitto con le canzoni dei blink al massimo... insomma la mia vita sociale era ridotta al minimo.
Si avevo un gruppo con cui uscivo ma la metà delle volte restavo a casa e loro non si lamentavano: Barbara e Teo erano troppo presi l'uno dall'altra che non gli importava se ci fossi o meno, Giulio era abituato a me, spesso mi raggiungeva a casa e faceva l'asociale con me mentre ad Alice piaceva uscire ma se io avevo bisogno correva subito a casa mia.
Anche Giacomo aveva fatto l'abitudine al mio carattere pigro, ma nell'ultimo periodo aveva incominciato a non tollerarlo più, mi rispondeva male anche se era lui il primo a scrivermi, a scuola non mi abbracciava più... era cambiato!
In fin dei conti non mi dava poi così fastidio questa distanza, potevo dedicarmi finalmente a Erica anche se lo facevo già da tempo.

Nonostante il ribrezzo che provavo per i baci di Giacomo e il fatto che mi piacesse non dovergli stare addosso dovevo fare qualcosa per questa situazione, così gli chiesi se avesse un attimo di tempo.
Non dovetti nemmeno insistere che lui mi chiese subito di raggiungerlo al parco.
Dissi a mamma che uscivo per parlare con Giacomo... tentò di chiedermi spiegazioni a causa della sua natura pettegola ma corsi fuori e le urlai:-" TI RACCONTO TUTTO DOPO, CIAO MA!"-
Imboccai la via laterale alla mia e presi a camminare piuttosto tranquillamente con la musica nelle orecchie e una serenità addosso che sembrava quasi innaturale; non ero ne turbata ne triste, stavo solo per dire la verità a Giacomo perché non si meritava di essere trattato così.
Avevo per la testa solo la voglia di liberarmi di questo enorme peso, mi immaginavo con Erica per mano... finalmente libera di vivere le mia vita.
Stavo fantasticando talmente tanto che non mi accorsi di essere già arrivata al parco: Giacomo mi stava aspettando sulla "nostra" panchina, solo al pensiero mi venne un conato di vomito che mandai giù a fatica.
Mi avvicinai a lui e mi sedetti a debita distanza...
Passammo un paio di minuti in silenzio, l'imbarazzo si faceva più insistente, ora si che mi sentivo male... poi Giacomo ruppe il ghiaccio.
-"Ascolta Chiara io .."-
Lo stavo fissando speranzosa, speravo non mi dicesse mi manchi o cose simili.
-" ... io ... volevo scusarmi per come mi sono comportato, per averti evitato e tutto il resto. Mi piaci ancora e non sopporto il tuo stare lontana da me perché io ti amo!"-
Mi sentii morire.
Volevo sprofondare nella terra e scappare scavando gallerie sotterranee pur di non doverglielo dire.
Mi guardava.
Sapevo che sperava in una mia risposta dolce e piena di amore per lui ma non potei mentirgli di nuovo, così feci un respiro profondo e vuotai il sacco:-" Giacomo ascolta, sono stata bene con te ma non posso più andare avanti così..."-
-"Cosa vuol dire?! Mi stai lasciando per caso?"-
Rimasi senza fiato, provai a dire qualcosa ma mi uscirono solo parole confuse e sbiascicare:-" io... ehm... no ... c'è si ... "-
-"Okay Chiara non sforzarti, ho capito! Speravo fosse solo un mia illusione il fatto che tu mi evitavi e invece no ... spariró della tua vita se è quello che vuoi ma almeno dimmi che non c'è un altro"-
Lo guardi negli occhi, quegli occhi che mi avevano fatto sognare ma che ora mi incutevano timore.
Ero nel panico.
-"Chiara cazzo .... chi è? DIMMI CHI È MALEDIZIONE!"-
Scoppiai in lacrime, mi strinsi nella felpa e chiusi gli occhi.
Giacomo urlava.
Faceva paura.
Alzai gli occhi verso di lui, e tra un singhiozzo e l'altro pronunciai il suo nome, pronunciai il nome di Erica.

Continuai a piangere mentre lui si lasciò cadere nella panchina.
Rimanemmo in un silenzio rotto solo dai miei singhiozzi.
Ero certa che se ne sarebbe andato senza dire una parola quando invece mi afferrò per un braccio e mi costrinse a guardarlo.
Poi disse con voce rauca e tranquilla:-"Da quanto?"-
Non capii.
-"Da quanto sai di essere lesbica Chiara?"- non era arrabbiato, era più che altro paventato. Ma perché poi?
Poi con un filo di voce risposi:-" Da un po'..."-
-" I tuoi lo sanno?"-
Abbassai la testa e ripresi a singhizzare.
Mi afferrò e mi strinse forte.
Ora capivo cosa mi spaventava davvero ... LA REAZIONE DEI MIEI. Non sapevo come l'avrebbero presa e di certo non bene.
Merda!

Giacomo mi riaccompagno a casa e mi salutó dandomi un bacio sulla fronte: non era arrabbiato!
Anzi mi aveva offerto il suo aiuto, voleva davvero essermi vicino quando avrei detto a mamma e papà che ero lesbica perché non voleva che reagissero in maniera drastica.
Volevo bene a Giacomo, era davvero un ragazzo d'oro.
Entrai in casa e mi buttai sotto la doccia: rimasi sotto il getto d'acqua per un'ora buona aspettando che le lacrime terminassero.
Quando uscii mi trovai mamma appoggiata al lavandino. Mi venne un colpo.
-"Tutto okay Chiara?"-
-"Sì sì, ho solo lasciato Giacomo"-
-"Mi spiace piccola. Dai ora asciugati in fretta i capelli che la cena è quasi pronta"-
Non so cosa fosse preso a mia madre, non mi fece alcuna domanda, ma a me andava bene così.

Quella sera mangai e andai a letto presto.
Senza dire nulla mi addormentai nel silenzio della mia stanza e lasciai che il sonno vincesse anche sulla mia mente angosciata.
Smisi di pensare ed il pensiero di Erica per una volta mi lasciò dormire.

Scusa mamma ma sono lesbicaWhere stories live. Discover now