Incontri spiacevoli

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"Mio Dio, Leda muoviti! Non vorrai perdere il tuo primo giorno di lavoro in caffetteria!" esclamò Gretchen che era già pronta in piedi per accompagnarmi.
"Cazzo, Gretchen, potevi chiamarmi prima eh." disse Leda che si affrettò a prepararsi.
"Guarda che ci ho provato, signorina, ma con te è inutile dato che non ti sveglieresti neanche se scoppiasse la terza Guerra Mondiale." fece lei accennando una risata.
"Come darti torto, Gretch." rise.

Leda corse in bagno, giusto una sciacquata alla faccia ed aveva fatto. Non utilizzava trucco, sua madre le diceva che i suoi occhi non avevano bisogno di nulla per essere più belli.

Mio Dio questi capelli, a volte mi viene voglia di rasarli a zero pensò Leda cercando di pettinare la sua chioma rossa. Si fece una treccia leggera e morbida.
Quella calda mattina del giugno del 2002, Leda, aveva cominciato il suo primo lavoro. Aveva iniziato a lavorare perché doveva mettere i soldi dello stipendio da parte per andare al concerto degli Strokes, non glielo avrebbe di certo pagato sua madre. Diceva che doveva essere 'più intraprendente e blah blah blah'.

Leda era arrivata in caffetteria, era in ritardo di qualche minuto per colpa di Gretchen che doveva fare benzina e che ci mise due ore.
"Signorina, siamo in ritardo!" esclamò un uomo abbastanza alto dietro il bancone. Quello doveva essere il suo nuovo capo... Peter lesse dall'etichetta che era attaccata sulla polo verde leggermente consumata dell'uomo.
Avrà e no trent'anni pensò Leda guardandolo per qualche secondo.
"Sì, mi scusi, ho avuto un imprevisto" disse Leda con un velo di rossore sul sul suo dolce visetto lentigginoso.
"Per questa volta ti perdono, facciamo finta che non sapevi a che ora dovevi arrivare, in fondo sono ancora le sei e mezza." disse Peter passando lo straccio sul bancone. "Comunque chiamami Peter, mi fai sentire vecchio altrimenti, abbiamo solo dieci anni di differenza alla fine." disse Peter rivolgendole un occhiolino al quanto preoccupante.
"Certamente, Peter. Allora, da cosa posso iniziare?" chiese Leda impaziente.
"Sai andare sui roller?" chiese Peter mostrandole un paio di pattini nuovi di zecca.
"No, ma perché... dovrei andare su quei cosi?" domandò Leda presa dal panico.
"Certamente sì." annuì lui come se fosse la cosa più scontata del mondo.
"Cosa? Io non so andare sui roller. Insomma, sì, ci andavo da piccola, ma ora ne ho perso praticamente la capacità. Poi farei cadere tut-"
"Oh, suvvia, te la caverai benissimo" disse lui non facendole finire la frase. "Avanti, provali, sono un 38 credo che ti stiano bene". Infatti era così, le calzavano a pennello.

Come previsto Leda cadde parecchie volte, ma dopo vari tentativi ci prese la mano e sinceramente non le dispiaceva nemmeno andarci.
"Visto che ce la potevi fare? Beh, allora siamo a posto. Possiamo aprire che dici? " chiese retorico.

Dopo qualche minuto la caffetteria si riempì di persone, tra ordini di qua e ordini di là, Leda non ci capiva più niente. Si ritrovò a trasportare tre grandi vassoi insieme. Infatti non fece nemmeno in tempo a portarne uno che era già con il sedere per terra.
Era andata a sbattere contro dei tipi.
"Mio dio, scusami, scusami tanto, davvero, non ti avevo visto." fece per ripulirgli il caffè e la marmellata dalla t-shirt bianca, ma il tipo le prese bruscamente lo straccio da mano pulendosi da solo, voleva essere solo gentile!
"Ma che cazzo, voi cameriere siete sempre così impacciate e stupide?" chiese innervosito. Intanto i tre amici dietro ridevano di gusto a quella scena buffa e insolita. Leda incominciava davvero ad infastidirsi, non lo aveva mica fatto apposta.
"Ti chiedo scusa, è il mio primo giorno di lavoro." disse fredda mentre raccoglieva il disastro che aveva combinato per terra.
"E cosa vuoi che m'importi? Ormai il danno lo hai fatto." disse lui lanciandole lo straccio addosso.
Ora basta gliene avrebbe dette quattro.
"Senti tu, non so chi ti credi di essere, Mrs. Stocazzo, ma dal tuo atteggiamento stronzo e poco educato nei confronti di una ragazza come me, credo qualcuno di una quantità minima di intelligenza. Dio, ma tua madre te l'ha insegnata l'educazione? A quanto pare no! Comunque sia, non è stato affatto gradito il gesto del tirarmi addosso lo straccio dato che ho cercato anche di aiutarti, ma tanto da i tipi idioti e cafoni come te c'è da aspettarsi questo e non solo! Ho cercato di essere carina, ma visto che a te, razza di maleducato che non sei altro, la gentilezza manca, me la sono fatta mancare pure io. Bene, detto ciò, puoi andare benissimo a farti fottere." tutte le persone la guardarono stranite. Non sapeva bene da dove aveva tirato fuori il coraggio di dire quelle cose, ma aveva fatto centro e di certo ne rimase soddisfatta.

Il tipo rimase in silenzio per qualche secondo, ma poi scoppiò in una risata che Leda non percepiva bene, tanto che le si formò sul volto un espressione interrogativa. Insomma, lo avevo insultato, quanto meno doveva controbattere e invece si limitò solo a dirle "ne hai di carattere bambolina, mi piaci. Ci rivedremo presto."
Leda rimase basita da quelle parole, quel viso lo aveva già visto da qualche parte, quel ragazzo dai capelli tagliati male e lo sguardo penetrante lo conosceva.
Ma certo! Quello era Alex Turner, uno dei ragazzi più sbruffoni, ma così maledettamente carini della sua scuola che purtroppo stava nello stesso corso di Storia di Leda. La sua amica Gretchen gliene parlava spesso, non che a lei fosse importato molto di lui, anzi, non ci aveva quasi mai fatto caso ai soggetti come lui. Lei credeva che i ragazzi erano sempre stati un ostacolo nell'adolescenza secondo Leda. Chi vorrebbe mai una relazione seria a diciassette anni? pensava.

Già, dopo la sua ultima relazione pensava proprio quello.

Crying lightningWhere stories live. Discover now