Caffellatte

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Quella sera, Leda, andò a dormire scombussolata dai pensieri. Non poteva credere di aver insultato in quel modo Alex Turner, ma soprattutto, non poteva credere che lui le abbia rivolto la parola. Non lo aveva mai fatto a scuola, neanche per insultarla. Lui la considerava troppo mediocre, troppo inferiore ai suoi livelli da ragazzo popolare della scuola per farsi vedere con lei. Non concepiva proprio come le ragazze potessero sbavare dietro ad un tale minorato mentale come Alex. Aveva un taglio di capelli orrendo e un grande problema di acne. Eppure piaceva. Forse perché era un musicista? Forse alle ragazze piacevano i musicisti? O forse perché, magari, i suoi occhi avevano qualcosa di misterioso, qualcosa che piaceva a chi li incrociava. Leda non sapeva proprio cosa avesse di speciale quel Turner per renderlo così desiderabile, ma poco le importava, in fondo.
Ma perché mi ritrovo a pensare ad un deficiente come Alex? Che me ne importa di lui cercava di assimilare queste parole, ma quella notte la sua testa non ne voleva proprio sapere di abbandonare i pensieri. Riuscì a riposare solo qualche ora, quando il sole stava per sorgere.
La aspettava una giornata dura, lo sapeva.

Le note degli Oasis le risuonavano nelle orecchie mentre passava lo straccio sul bancone per ripulire lo schifo che una ragazza poco fa aveva rimasto. Caffellatte ovunque. Leda posò il telefono sul bancone per andare a sciacquare lo straccio, ma quando ritornò non c'era. Si guardò intorno e vide una figura che riconobbe all'istante.
"Ma porca troia, un po' di cazzi tuoi? Ridammi il cellulare, Alex!" urlò Leda cercando di prenderlo, ma era troppo in alto.
"No. Uh! Vedo che ascolti gli Strokes, ma che brava! Anche gli Oasis, mh? Aspetta, come mi conosci?" chiese lui cercando in tutti i modi di non farmi raggiungere il cellulare.
"Ma fatti gli affaracci tuoi, cosa t'importa di ciò che ascolto! E ridammi il cellulare che se continui così rischierò il licenziamento" fece Leda graffiandogli le braccia.
"Dai dimmi come fai a conoscermi, sennò non te lo do più il cellulare" disse ridendo.
Sembravano dei bambini.
L'odio che provava Leda nei suoi confronti in quel momento stava prendendo il possesso su di lei, ma questa volta avrebbe mantenuto la calma evitando una scenata come la volta scorsa, anche se la scenata la stava facendo lo stesso.
"Ti conosco perché vengo a scuola con te e sento parlare molto del famoso Alex Turner. Bene, ora puoi ridarmi il cellulare oppure vuoi una manata?" disse provocandolo. Lui glielo porse con gentilezza sorridendo. Possibile che un'attimo prima fa il coglione e un'attimo dopo fa quasi la persona educata? Pensava scazzata più che mai.
"E come mai non ti ho mai notata?" domandò Alex squadrandola da capo a piedi. In quel momento Leda si sentiva andare la faccia a fuoco, era diventata del colore dei suoi capelli. Quella mattina non aveva voglia di vestirsi, quindi mise un paio di pantaloni di tuta che le stavano enormi e una maglietta scambiata. Vestita in quel modo si vergognava moltissimo, ma subito notò che a lui non importava molto.
"Senti, dimmi un po', come ti chiami?" disse lui accendendosi una sigaretta.
"Ma sei idiota? Lo hai letto o no il cartello? Non fumare non so se ti è chiara la cosa. Comunque sia, non credo ti riguardi come mi chiamo. Non voglio avere nulla a che fare con te. Quindi ora dimmi, devi ordinare oppure smammi?" chiese lei strappandogli la sigaretta dalle labbra per poi spegnerla tra l'indice e il medio senza togliergli lo sguardo di dosso.
"Uhuh, non ti scaldare. Comunque una birra, grazie." disse lui guardandola allontanarsi. Chi mai ordinerebbe una birra alle dieci e mezza di mattina? Pensò Leda mentre stappava la bottiglia.
"Ecco a te" disse lei porgendogli la birra e sforzando un sorriso.
"Bene." disse lui. "Allora, vuoi dirmi sì o no come ti chiami?" bevve un sorso.
"Solo se mi dici perché vuoi saperlo." insistette Leda.
"Voglio conoscerti meglio? Mi piace la tua sfacciataggine" disse Turner ironizzando.
"Oh, ma fa come ti pare. Mi chiamo Leda, comunque" si arrese una volta per tutte.
Mio Dio, perché Peter mi ha lasciata da sola oggi... è solo il mio secondo giorno di lavoro, non posso mica tenere d'occhio la caffetteria solo io! Pensò La.
"Amen!" esclamò Alex. Leda ironizzò una risata a quella esclamazione.
"Sai, mi piaci, Leda... un giorno ti chiederò di uscire, e tu dovrai dirmi per forza di sì" disse Alex avvicinandosi pericolosamente a lei.
Se nelle prossime volte si rifarà vivo, giuro che gli spruzzo dello spray al peperoncino si disse mentalmente mentre, inconsapevolmente, arrossì.
"Cosa ti fa credere che io dirò di sì?" disse lei mentre lo attraeva a se tirandolo dalla t-shirt bianca. Lui rimase incantato da lei in quel momento.
"Tutte mi dicono di sì" rispose lui convinto della sua sciocca affermazione. Poteva avvertire il suo respiro sulle sue labbra.
Leda, sensualmente, si avvicinò al suo orecchio, mentre con una mano gli accarezzava i capelli. Le sue labbra erano ad un centimetro di distanza dall'orecchio di lui e poi, bruscamente, gli urlò uno "sparisci, idiota!" che fece sobbalzare Alex, mentre lei rideva di gusto a quella sua reazione.
"Un giorno ti pentirai di averlo fatto" le puntò un sito contro ridendo mentre usciva.
"Certo, certo!" rispose anche lei ridendo.
Dopo che Alex fu uscito, Leda si ritrovò a cazzeggiare con il cellulare in mano, quella mattina non c'erano stati molti clienti come il giorno precedente. Le venne in mente di chiamare la sua amica Gretchen e raccontarle di Alex e del lavoro.

"Ma cosa dici? Non poteva essere Alex Turner." disse Gretch dall'altro capo del telefono.
"Ti dico di sì invece" affermò Leda.
"Oh mio Dio, sei fortunatissima, Leda! Ti rendi conto? Alex Turner vuole conoscerti! Dio, che culo che hai!"
Gretchen stava morendo d'invidia, Leda lo sentiva dal tono della sua voce.
"Dio, Gretch! Non è che è una Star, non c'è bisogno che scleri. Poi non sono fortunata, sai quante ragazze hanno avuto l'onore di conoscerlo!" Esclamai. Ovviamente con questa frase intendeva dire quante ragazze si era portato a letto. Sospirò.
"Ma cosa dici?! Ma hai visto quanto è bello? Che spalle, che braccia che ha? Mio Dio... lo sai che suona in una band con i suoi amici? Quei tre che dici di aver visto ieri" disse con una velocità assurda. Insomma, Leda lo aveva più che capito, a Gretchen piaceva Alex, era scontato.
"Me lo avrai detto una marea di volte. Ora scusami, ma devo riattaccare. Qui mi tocca ripulire tutto." sbuffò Leda. Entrambe riattaccarono all'unisono.
Era davvero stanchissima. Non vedeva l'ora di ritornare a casa e infilarsi sotto le coperte. Domani Peter le avrebbe dovuto dare delle giustificazioni più che credibili per averla lasciata gestire il Le Moon da sola.

Finalmente la giornata era finita e Leda, si ritrovò sotto le lenzuola. Era stata una dura mattina, e il letto le sembrava quasi un privilegio, quella notte.
Leda stava per prendere sonno, ma il suono del suo cellulare che l'avvertì che le era arrivato un messaggio la fece sobbalzare. Numero sconosciuto lesse appena prese in mano il telefono.

Ciao a tutte, io sono Ilaria e ho deciso di pubblicare una storia sui Monkeys, o meglio, su Alex Turner principalmente. Spero tanto che il primo capitolo ci sia piaciuto. Spero ci sia piaciuto anche questo. Lo so, penserete "ma è corto.", ne sono consapevole ma in questo periodo devo recuperare un bel po' di materie se voglio essere ammessa, quindi devo darmi da fare.
Bene, cercherò di aggiornare una volta a settimana e farò, ovviamente, dei capitoli molto più lunghi di questo e cercherò di sminuire i dialoghi dato che in questo capitolo, come avrete notato, non fanno altro che parlare ahah.
Bene, dopo questo piccolo "chiarimento delle situazione" vi lascio ai fatti vostri e vi auguro un buona giornata.

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⏰ Last updated: Jun 15, 2015 ⏰

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