E poi, un giorno...

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Andare all'università tutti i giorni, prendere l'abitudine di fermarsi in biblioteca, riallacciare i rapporti con le persone... tutte cose che regalano allo scorrere del tempo un andamento pacifico e sopportabile. L'importante è avere un programma, un qualcosa a cui dedicarsi. Non trovare il tempo di guardarsi allo specchio o di soffermarsi a farsi delle domande.

Domenica mattina. Spalanco gli scuri e con due bracciate enormi raccolgo una quantità vergognosa di indumenti e calzini sporchi sparsi per la camera. Cambio le lenzuola segnate dal mascara, passo la scopa di lana sul parquet, chiedendomi come faccio ad avere ancora capelli in testa se un gomitolo è proprio lì, per terra. Raccolgo le immondizie, butto via fazzoletti e cartacce, pulisco i vetri della finestra e sento i muscoli delle mie braccia vivi dopo tanto tempo. Mentre con un pennellino spolvero la tastiera del computer, penso alla mia raccolta di pensieri e al fatto che ancora non gli ho dato un nome. Non ho la pazienza di aspettare l'ispirazione; nell'attesa a "Senza nome" io mi ci affeziono e inizio a crederci. Mi interessa di più trovare un filo logico che possa rilegare insieme tutte le parole: passare da mente a corpo.

Nora fa parte del mio nuovo programma. Da circa due settimane ci vediamo quasi tutti i pomeriggi. Prendiamo del caffè da asporto e mi porta a vedere i posti più belli di Venezia, specialmente le piazze vecchie verso l'ora del tramonto sulle quali circolano misteri e fantasmi. L'ultima storia mi dà ancora gli incubi; un tizio veneziano che faceva il brodo con la carne di bambino. Gli hanno tagliato i piedi e le mani e l'hanno fatto strisciare fino a piazza San Marco per l'ultimo atto.

Il posto più bello in cui mi ha portata è stata una libreria piccolina, in cui ogni spazio è riempito da libri. Libreria Acqua Alta, si chiama. Gli scalini sono fatti di libri consunti con un pezzo di moquette rossa sopra; una gondola sul pavimento è riempita da volumi vecchi, gli scaffali sono delle vere e proprie muraglie libresche, un sincretismo di epoche e tradizioni. Ci sono pezzi più unici che rari, intere collezioni e titoli sconosciuti con, di tanto in tanto, un gatto grassoccio e ruvido seduto sopra.

Nora ha detto che vuole farmi conoscere il suo ragazzo; a breve ci sarà una festa, dopo gli esami, perché finalmente è riuscito a organizzarsi con un paio di ragazzi conosciuti da poco e proveranno a fondare una band. Eravamo sedute sotto i portici di piazza San Marco, a guardare la fiumana di gente e i piccioni. Di più non potevamo fare. «Sicura che qui non ci facciano pagare anche l'aria?» le ho chiesto. Quei sette euro di un caffè da bere al banco mi erano rimasti impressi, e stavo riuscendo a dimenticarli solamente ammirando la potenza, la bellezza architettonica e monumentale della Basilica e di Palazzo Ducale. Si era messa a ridere e aveva tirato fuori dal suo zaino alla Mary Poppins un pacchetto di patatine e due lattine di tè verde comprate in un ristorante cinese. Non mi ha chiesto se sapessi leggere che diavolo ci stesse scritto sopra.

Dopo un cin cin fatto con una patatina a testa, ha cominciato a parlarmi del suo ragazzo e della nuova band. Si sono conosciuti a lavoro e inizialmente si odiavano. Insomma, Giorgio, il ragazzo di Nora, era responsabile di reparto ed era trattato con un occhio di favore dal titolare. A Giorgio in realtà non importava nulla e lasciava semplicemente le cose scorrere attorno alla sua bolla scoppiettante di segrete ambizioni. Poi un giorno quei due, chiamiamoli X e Y perché non ricordo i loro nomi, l'avevano sentito canticchiare, chiuso nella sala delle macchinette del caffè, pensava che non ci fosse nessuno. Così si erano conosciuti davvero.

Alla festa annunceranno il nome che hanno scelto e presenteranno un paio di canzoni.

Il nasino di Nora si era fatto rosso come una pesca matura. La grossa sciarpa di lana raccoglieva le briciole delle patatine.

«Pensa che fortuna. Conoscersi così.» Ho commentato.

Lei ha fatto una smorfia. «Smettila, non è fortuna. Non esiste il caso, Sam. Mai. Ce le attiriamo le cose.»

La voce del buioWhere stories live. Discover now